stavo pensando alla ciclofficina del gazometro.
chiamarla "umile"?
"silenziosa"?
"rilassante"?
"rasserentante"?
"adulta"?
oppure "transitoria"?
"evanescente"?
"sperimentale"?
"leggera"?
poi mi sono ricordato di aver letto molti anni fa un brano
sul nominare le cose (che riguardava anche quei due
fessacchiotti di adamo ed eva nella genesi), scritto da una
straordinaria poetessa, cristina campo.
e google si dimostra una volta un grande strumento.
proporrò alle altre anime della nuova ciclofficina di non
dare alcun nome e vedere che succede; vedere se davvero "la
poesia è nelle strade", slogan brutalmente calpestato
dagli scarponi della grossolanità.
Un tempo il poeta era là per nominare le cose: come
per la prima volta, ci dicevano da bambini, come nel giorno
della Creazione. Oggi egli sembra là per accomiatarsi da
loro, per ricordarle agli uomini, teneramente,
dolorosamente, prima che siano estinte. Per scrivere i loro
nomi sullacqua
(da Cristina Campo, Gli imperdonabili, Adelphi, 1987)