[Incontrotempo] 28.12 Corteo a Trapani contro i CPT

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Szerző: excarcere
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Címzett: incontrotempo, sud_antagonista
Tárgy: [Incontrotempo] 28.12 Corteo a Trapani contro i CPT
GLI ANTIRAZZISTI NON DIMENTICANO

Il prossimo 28 dicembre ricorre il settimo anniversario della strage del
Centro di permanenza temporanea "Serraino Vulpitta" di Trapani, il primo
campo di internamento istituito in Italia da un governo di Centrosinistra
con la promulgazione della legge Turco-Napolitano.
Sei immigrati morirono nell’incendio scoppiato in seguito alla loro
rivolta per trovare la libertà e questa tragedia è diventata negli anni il
simbolo più evidente dell’ingiustizia su cui si fondano le politiche
attuate in Italia in materia di immigrazione.
In tutti questi anni, il CPT "Vulpitta" ha continuato a essere il lugubre
scenario di proteste anche eclatanti, di atti di autolesionismo, di
tentativi di suicidio e fughe rocambolesche: tutto questo dimostra
chiaramente che, al di là della mistificazione e della propaganda messe in
atto dalle autorità, il "Vulpitta" è un campo di internamento come tutti i
CPT, un luogo abietto dal quale le persone tentano di fuggire ad ogni
costo.

CPT e propaganda governativa

Trapani, città-frontiera, è sempre stata considerata da chi ha governato
un avamposto irrinunciabile nella repressione dei migranti.
All’assoluzione giudiziaria dell’ex prefetto Cerenzia per la strage del
"Vulpitta" ha fatto seguito, dopo sette anni, una vera e propria
assoluzione politica elargita da un altro governo di Centrosinistra che è
tornato in più occasioni a Trapani per ribadire, attraverso le parole dei
suoi rappresentanti, l’assoluta funzionalità e operatività del CPT
"Vulpitta", così come emerso dalle dichiarazioni rilasciate dal presidente
della commissione ministeriale sui CPT che ha visitato il "Vulpitta" e ne
ha tessuto le lodi. Un'operazione, questa della commissione itinerante
voluta dal governo, utile a lavare la coscienza di una classe dirigente
che ha istituito questo CPT e che oggi, a giudicare dalle proposte di
modifica alla legge Bossi-Fini annunciate dal ministro Giuliano Amato, non
intende affatto chiudere i CPT ma gestirli in maniera sempre più
efficiente contando possibilmente sulla legittimazione di tutti quei
soggetti individuali e collettivi che, interloquendo e collaborando con la
commissione sui CPT, hanno assunto posizioni ambigue e insostenibili.

Immigrazione, sfruttamento, precarietà

La clandestinità alla quale sono condannate migliaia di persone resta un
punto di forza per la tutela degli interessi di tutti quei datori di
lavoro senza scrupoli che non esitano a sfruttare il lavoro degli
immigrati nella quotidiana schiavitù che si consuma nelle nostre campagne
e nei nostri cantieri.
E, a maggior ragione, il meccanismo che lega l’ottenimento del permesso di
soggiorno al contratto di lavoro si fonda sulla flessibilità e la
precarizzazione dei lavoratori, in un quadro normativo generale prodotto
da anni di concertazione e che ha reso le vite di tutti i lavoratori,
italiani e non, sempre più instabili. In particolare, in Sicilia e nella
provincia di Trapani, lo sfruttamento della manodopera migrante in settori
determinanti come l'agricoltura, l'edilizia e la pesca è diventato un
business sempre più ghiotto per la mafia nostrana e per le organizzazioni
criminali straniere che speculano sul traffico di esseri umani.
Questa guerra all'immigrazione è strettamente legata alle politiche
globali di guerra infinita: milioni di persone si spostano ed emigrano
anche a causa dei conflitti che insanguinano il mondo (spesso voluti e
sostenuti dalle democrazie occidentali con interventi diretti o con la
vendita di armamenti), ma neanche profughi e richiedenti asilo ricevono in
Italia un trattamento adeguato all'emergenza della loro condizione.
Al contrario, i governi che in Italia si sono succeduti in questi anni non
hanno esitato a imbarcare il paese in imprese militari rendendosi complici
delle strategie guerrafondaie volute in primo luogo dagli Stati Uniti
d'America. La finanziaria del governo Prodi parla da sé: tagli
pesantissimi alla spesa sociale, alla scuola pubblica e alla sanità per
dirottare milioni e milioni di euro nelle spese militari e nel
rifinanziamento delle missioni all'estero.
La lotta per la libertà di circolazione degli individui deve poter mettere
in discussione non solo l'attuale impianto normativo dell'Italia o dei
singoli stati, ma anche l'essenza stessa di questa Europa che – dal
trattato di Schengen in poi – ha disegnato una raccapricciante mappa di
esclusione fatta di sbarre, filo spinato, deportazioni e naufragi nel
mediterraneo.

Contro tutte le guerre

La critica alle politiche repressive nei confronti dei migranti non può
prescindere, inoltre, da una posizione inequivocabilmente pacifista, che
ripudi la guerra senza compromessi nella consapevolezza che il terrorismo
di guerra è un orrore che sta alla base del crescente disagio di più di
due terzi della popolazione mondiale, stretta nella morsa di intollerabili
disuguaglianze nell’approvigionamento delle risorse.
Oggi più che mai pensiamo sia necessario dare nuovo slancio
all'opposizione sociale, alla capacità dei movimenti, delle strutture di
base, dell'associazionismo, della società civile di leggere la realtà in
maniera autonoma respingendo ogni tentativo di cooptazione da parte della
classe politica per ricostruire percorsi di critica e di lotta dal basso
contro le profonde ingiustizie che lacerano la nostra società e i nostri
territori.
Quello che noi rivendichiamo è il rispetto dell’inalienabile e universale
diritto alla libertà di movimento per tutte e tutti perché chiunque deve
poter vivere pienamente la propria vita a prescindere dal luogo in cui è
nato/a.
Non possiamo accettare che Trapani, e tutta la Sicilia, continuino a
essere terre di frontiera circondate da un mare pieno di morte e
disperazione, né si può tollerare l'esistenza dei centri di permanenza
temporanea, così come dei centri di identificazione, che sono e restano
spazi di eccezione in cui le persone sono trattenute contro la loro
volontà e al di là di ogni principio umano e giuridico, per il solo fatto
di essere immigrate, di appartenere a una categoria sociale che la legge
criminalizza e reprime.

Il prossimo 28 dicembre manifesteremo a Trapani:

• per ricordare Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim morti nel
rogo del 1999 e tutti i migranti morti nei naufragi, davanti le nostre
coste, spariti nelle campagne o sepolti sotto le macerie dei nostri
cantieri

• per la chiusura del Centro di Permanenza Temporanea "Vulpitta", del
centro di Salinagrande e contro ogni ipotesi di ulteriore allestimento di
altre strutture detentive per immigrati nella nostra città

• per la chiusura di tutti i CPT e l'abolizione delle leggi razziste
(Bossi-Fini e Turco-Napolitano)

• per la libertà di movimento di tutte e tutti, in Italia e nel mondo

• per il riconoscimento dei diritti fondamentali per tutti, immigrati e
non: lavoro, casa, salute, istruzione, dignità contro ogni sfruttamento e
ogni razzismo

• per l'unità delle rivendicazioni e delle lotte dei lavoratori italiani e
stranieri perché la precarietà e il disagio sociale colpiscono tutti,
senza distinzioni

• per l'eliminazione del legame tra contratto di lavoro e permesso di
soggiorno

• contro ogni guerra e ogni intervento militare (dall’Afghanistan al
Libano), perché solo la pace e la cultura del dialogo e della dialettica
democratica sono le premesse essenziali per risolvere i conflitti

• per una Sicilia smilitarizzata, terra di accoglienza in cui sperimentare
nuove forme di aggregazione e solidarietà interculturale e
internazionalista

• per l'autonomia dei movimenti e l'affermazione delle strutture di base,
dell'associazionismo e della società civile come luoghi propositivi di
elaborazione, di democrazia diretta e di autorganizzazione delle lotte


Coordinamento per la Pace – Trapani
Arci Agorà – Trapani
Arciragazzi – Trapani
Cobas - Trapani
CSOA ExKarcere - Palermo


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