La posizione del Contratto Mondiale sull’Acqua sulle dimissione
di Riccardo Petrella dalla Presidenza AQP.
Spesso la fretta di prendere posizione, non ci aiuta a valutare in modo ponderato cosa è successo in Puglia , e quindi a recepire come, nostro malgrado, siamo coinvolti tutti ad agire ma anche a ricomporre il nostro fronte ed allargare il consenso attorno alle nostre idee rilanciandole con maggior forza.
Questa premessa per segnalare che ci siamo imposti, prima di esprimere giudizi sotto l’effetto dei più disparati sentimenti, un momento di discussione collettiva, come Comitato italiano ed a ciò è dovuto il silenzio di questi giorni.
Per noi,prima d’ogni altra considerazione, le dimissioni di Riccardo Petrella dall’Acquedotto Pugliese sono un colpo che subiamo tutti.
Il presidente Nichi Vendola, Riccardo Petrella, tutto il movimento alternativo, i partiti che si sono impegnati nel far assumere al Governo dell’Unione l’impegno di non privatizzare i servizi idrici affermando il principio che proprietà e gestione devono restare pubblici , i sindacati che sono usciti dal silenzio, i comuni, le province e gli amministrazioni che non vogliono rompere i legami diretti con i loro cittadini, le imprese pubbliche che hanno voluto restare tali malgrado i ricatti economici.
E alla fine il colpo, si ripercuoterà sullo stesso quadro politico nazionale ne siamo certi.
Perciò nessuno si salva col gioco delle accuse e tirandosi fuori.
Tutti siamo chiamati a misurarci coi problemi posti, anche a quelli contrastanti posti da Vendola e da Petrella che non necessariamente devono configgere.
Ricordandoci se mai l’avessimo dimenticato:
- quanto sia pesante e determinante lo scontro che si gioca attorno alla gestione pubblica dell’AQP, ma anche alla privatizzazione dei sevizi idrici nel nostro paese, la mercificazione di un bene comune come l’acqua.
- quanto sia dura e spesso senza risposta, l’offensiva in atto nelle regioni da parte dei poteri economici forti e della maggior parte politica italiana, trasversale al governo e all’opposizione, consociativa negli interessi, che sulle privatizzazioni, sulla ritirata dello stato dall’economia, sulla mercificazione dei beni comuni, oltre a costruire il proprio oligarchico potere, privatizza la politica stessa, cancella ogni cultura della res pubblica nella coscienza della gente, fa venir meno i legami che tengono assieme una comunità, sta uccidendo la democrazia e la fiducia nelle istituzioni.
- quanto questa offensiva sia generale, e riguardi la Lombardia con la legge regionale che obbliga alla privatizzazione, la Sicilia con il commissariamento dei comuni ribelli, la Toscana che respinge senza discuterla la legge d’iniziativa popolare.
Infine le dimissioni ci segnalano che questa offensiva dei privatizzatori ha incrinato il nostro fronte, proprio là, dove il movimento ha speso i suoi uomini più prestigiosi e collocato la sua trincea più avanzata: la gestione dell’acquedotto pugliese e il binomio Vendola, Petrella.
E’ da qui che deve partire ogni riflessione, il resto, anche se non va trascurato, fa parte delle reazioni delle persone che sono state e sono in prima linea, alle quali chiediamo di non chiudersi alla riflessione collettiva.
Che proprio perché collettiva ed ha valenza politica, deve impegnare tutti : loro, noi movimento dell’acqua in primo luogo e poi i movimenti alternativi, le associazioni, le ONG, i partiti, i segretari dei partiti, l’associazione degli eletti dell’acqua che dopo essere stati eletti sono spariti, gli amministratori locali che imperterriti continuano nelle loro routine, gli intellettuali che non brillano in questa occasione, i parroci, i media vicino ai movimenti.
Tutti dovremmo chiederci: cosa abbiamo fatto, quante energie e attenzione abbiamo dedicato o stiamo dedicando per far crescere e diffondere la consapevolezza che stanno mercificando l’acqua e la vita stessa e che questo scontro tocca il più fondamentale dei diritti. Questo attacco è in atto oggi e riguarda tutti?
Abbiamo saputo leggere nella compra-vendita dell’acqua tra Puglia, Basilicata, Molise, Campania la manifestazione della mercificazione dell’acqua ?
Abbiamo compreso che nei debiti accumulati dalle passate gestioni dell’acquedotto pugliese con la banca Merrill Lynch, cosi come negli indebitamenti sui mercati finanziari di molti dei nostri comuni ed aziende municipalizzate, c’è tutta la dimensione della politica che si privatizza consegnando se stessa ed beni di tutti noi cittadini alle banche? Abbiamo capito che per i servizi pubblici locali l’idea, espressa dal presidente della Lombardia, è quella di rendere bancabili tutti i servizi pubblici e quella ancor più feroce del sottosegretario Letta che promette di stanare i “tesoretti pubblici compressi” dei servizi pubblici tenuti nascosti dai sindaci, per liberarli e consegnarli finalmente al mercato: al Monte dei Paschi a Fideuram, a Banca Intesa, a Caltagirone a Suez. C’è l’immagine della banca Mac Quaire che acquista con una operazione da 14 miliardi di Euro la Thames Water e di fatto gestisce l’intero servizio idrico inglese ?
Cosa stiamo facendo per organizzare la resistenza a questa prospettiva di mercificazione ?
Quanto abbiamo protestato, denunciato, chiesto ai partiti, al Governo Prodi il rispetto degli impegni presi nel programma dell’Unione ?
Quanto ci siamo staccati dalle nostre abituali incombenze politiche e sociali, dalle nostre battaglie per desideri che scambiamo per diritti fondamentali per porre attenzione a quanto sta succedendo ad un diritto, ad un bene comune come quello all’acqua?
In Sicilia per l’acqua sono scesi in piazza: gli studenti, i sindacati i sindaci, e vincono. Perché solo in Sicilia?
Da qui una considerazione alla quale però ne Nichi Vendola ne Riccardo Petrella possono sottrarsi.
Ed è quella di un deficit di informazione e di rapporti con il movimento, nel merito dei problemi che sono sorti nel corso di un anno e mezzo.
La durezza dello scontro, le difficoltà, le pressioni politiche, i vincoli, gli ostacoli vecchi e nuovi, le diverse valutazioni che nascono dai diversi ruoli e dalle diverse esposizioni, potevano essere affrontate senza l’informazione e il coinvolgimento il più ampio possibile della società civile non solo pugliese? Noi pensiamo di no
L’Acquedotto Pugliese in quanto laboratorio non poteva che essere una vetrina.
E gli ostacoli si rimuovono modificando i rapporti di forza, informando e con la mobilitazione delle coscienze dei cittadini.
Noi non siamo tra quelli che banalizzano i problemi, sappiamo che non è facile muoversi tra i vincoli e i compromessi delle diverse istituzioni, che tutto non può essere reso di dominio pubblico, ma il silenzio per 18 mesi è stato pesante, sbagliato, controproducente e la gestione ha finito con l’apparire inevitabilmente una impresa personale.
E questo limite guardiamoci un po’ dentro è nell’agire di molti nel movimento.
Infine la considerazione conclusiva è sul “che fare”. Come Contratto Mondiale vogliamo indicare alcuni percorsi che riteniamo prioritari .
La legge d’iniziativa popolare : questa è la priorità per noi e su questa vanno tutti i nostri sforzi.
La raccolta delle firme, i banchetti il moltiplicarsi delle iniziative, viste come una occasione formidabile per allargare il fronte, rilanciare i valori e i contenuti di una battaglia per l’acqua che ormai in tutto il mondo, è diventata una piccola lama che scava nel sistema, ne mostra la distruttività, l’arroganza, la debolezza
Dentro a questo impegno poniamo il nodo del rilancio del rapporto con la politica che langue nei vincoli dell’esperienze di governo.
Chiediamo alla politica,cioè ai parlamentari, ai sindaci agli assessori, ai consiglieri, agli ATO, di organizzarsi per questa battaglia, di darsi forme di presenza visibili, relazionabili con la società civile, di darsi una strategia, una attivizzazione, delle iniziative, delle scadenze, di costituire delle Reti a difesa dell’acqua pubblica
Poniamo il nodo del rapporto con le imprese pubbliche a partire da quelle che si sono rifiutate di andare a gara o di fondersi con altre, dall’acquedotto pugliese compreso perciò.
Chiediamo a loro di associarsi, di costituirsi in soggetto politico in grado di pesare nello scontro, di affermare il valore della res pubblica, di iniziare l’effettiva ripubblicizzazione di sperimentare la partecipazione.
Abbiamo subito un colpo, ma spesso i colpi subiti si trasformano in occasioni di rilancio, in opportunità per far conoscere meglio le proprie ragioni, per una maggiore chiarezza al nostro interno, per serrare le fila e darsi una mossa tutti quanti.
Nel rapporto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite sta scritto che di fronte a ciò che rappresenta il diritto all’acqua negato, chi non si impegna sarà sottoposto ad un verdetto della storia. Ecco, a questo verdetto vogliamo andare tutti a testa alta?
Per il Comitato Italiano per una Contratto Mondiale sull’acqua:
Emilio Molinari ( Presidente)
Milano 13 Dicembre 2006 – e-mail segreteria@??? – tel.02.48703730
www.contrattoacqua.it