[NuovoLab] incontro con Don Albino Bizzotto

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Assumpte: [NuovoLab] incontro con Don Albino Bizzotto
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Centro Ligure di documentazione per la pace

Lunedì 18 dicembre alle ore 21 presso lo Starhotel di Genova (nei pressi della stazione Brignole), incontro con Don Albino Bizzotto, dei "Beati i costruttori di pace" su
"NONVIOLENZA TRA ETICA E STATEGIA"
A seguire, notizie su Don Albino Bizzotto , sui "Beati i costruttori di pace" e sull'intervento dei "beati" quali osservatori internazionali durante le recenti elezioni in Congo

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DON ALBINO BIZZOTTO

Vicentino, classe 1939, don Albino è stato ordinato sacerdote nel 1963. "Ma, devo essere sincero - ammette - la mia vita è cambiata nel 1980". In quell'anno gli viene regalato un viaggio in America Latina. Visita due Paesi in particolare: il Brasile e l'Ecuador. "In quel continente - ricorda -, sono venuto a conoscenza di una realtà diversa dalla nostra e al tempo stesso drammatica. Da quel momento non ho più potuto dire: non so, non ho visto. E per me la pace è diventata una missione". Tornato in Italia, scosso da quell'esperienza al tempo stesso traumatica e illuminante, don Albino diventa promotore di una serie di attività rivolte alla solidarietà tra i popoli e allo sviluppo. Nel 1981 organizza, nella Padova appena uscita dagli "anni di piombo" che l'hanno colpita duramente, un'imponente manifestazione di solidarietà a favore del Salvador. Negli anni seguenti prende contatto con altri sacerdoti per dar vita a un progetto nuovo che coinvolgesse tutta la Chiesa. Dopo le prime difficoltà, riesce a trovare la solidarietà di alcuni membri della gerarchia ecclesiastica del Triveneto. Nel 1985, a vent'anni dalla fine del Concilio Vaticano II, viene pubblicato per iniziativa di un gruppo di sacerdoti veneti un appello dal titolo significativo: "Beati i costruttori di pace". Un appello nato "dalla coscienza che la pace come obiettivo, compito e impegno è centrale per la Chiesa, se vuole essere fedele a Cristo dentro la storia". Il documento suscita una notevole eco nell'opinione pubblica italiana. Sono in 15mila a firmarlo, tra di essi 5mila religiosi.
Chi sono "Beati i costruttori di pace"

Nell'autunno del 1985, vent'anni dopo il Concilio Vaticano II, un gruppo di preti e religiosi del Triveneto scrisse una appello rivolgendosi sia alla Chiesa che individualmente a tutte le persone. Il titolo di quell'appello era "Beati i Costruttori di Pace". Il suo contenuto esprimeva la convinzione che la pace fosse un obiettivo di fondamentale importanza per la Chiesa se essa voleva rimanere fedele a Gesú Cristo. La pace, diceva inoltre quell'appello, non si delega ma va invece perseguita da ciascuno nella vita di tutti i giorni, con un costante impegno in favore della giustizia, del disarmo e della salvaguardia del creato. La pace come percorso da costruire attraverso la nonviolenza, assieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà.


L'interposizione nonviolenta

La drammaticità della guerra in ex Jugoslavia ci ha obbligati a ripensare la presenza delle persone di pace a livello internazionale. L'interposizione nonviolenta e la diplomazia popolare sono diventate cosí lo strumento per raggiungere costituire una presenza visibile e propositiva nei confronti delle Nazioni Unite e della Comunit� Internazionale, portando allo stesso tempo solidarietà e sostegno alle popolazioni sofferenti a causa dei conflitti armati. Nascono da queste spinte, fra le altre iniziative, le marce Solidarietà di Pace a Sarajevo del dicembre del 1992, Mir Sada dell'estate del 1993, l'idea di garantire con i volontari un servizio postale da e per la capitale bosniaca, la presenza a Sarajevo durante l'annunciata visita del Papa nel 1994, e l'idea della creazione di una tenda della convivenza nel 1995 ("Sognando insieme ad occhi aperti un mondi di cittadini e non di vittime"). A Sarajevo e Gradacac interposizione nonviolenta ha significato in particolare condividere giorno dopo giorno i disagi e le difficolt� create dal conflitto.
Impegnata per una soluzione della crisi in Kosovo fin dal 1993, nel dicembre del 1998 l'associazione ha organizzato, con altre cinque organizzazioni pacifiste, la mobilitazione internazionale nonviolenta "I Care!" che ha portato a Pristina 220 persone in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. È stata presente a Ulcjni in Montenegro nella primavera 1999 con un gruppo di volontari che hanno operato con l'obiettivo di realizzare un monitoraggio sulla situazione locale e di svolgere attività di animazione con i bambini presenti nel campo profughi. Nell'estate e nell'autunno 1999 "Beati i costruttori di pace" ha operato in Kosovo con progetti di monitoraggio sulla presenza di minoranze, animazione per i bambini, attività di educazione alla pace per gli insegnanti delle scuole della zona di Pec'.

R.D.Congo: voto in massa, dignità straordinaria
Unimondo
lunedì, 31 luglio, 2006


      Più di 25 dei 56 milioni di cittadini della Repubblica Democratica del Congo si sono massicciamente recati alle urne ieri per eleggere un nuovo capo dello stato ed un nuovo parlamento, nelle prime elezioni libere multipartitiche svoltesi da 40 anni nel paese africano. I 50 mila seggi si sono chiusi alle ore 17 locali. I primi risultati del voto si conosceranno tra tre settimane. Nelle regioni del Nord e del Sud Kivu, dove erano dislocati gli osservatori della società civile italiana aderenti al progetto di “Beati i costruttori di pace” e “Chiama l’Africa”, tutto si è svolto con regolarità e in tranquillità. Ross Mountain, vice rappresentante speciale dell'Onu, lo ha definito "un piccolo miracolo". 


      A parte l'incendio di un seggio a Mbuji-Mayi, uno dei feudi dell'opposizione al governo del presidente Joseph Kabila, nessun incidente di rilievo si è verificato durante la consultazione, sul cui svolgimento hanno vigilato 17 mila Caschi Blu delle Nazioni Unite e 1500 osservatori internazionali. Lo svolgimento delle operazioni di voto è stato «esemplare» e l'affluenza altissima secondo gli osservatori italiani, tra cui un nutrito gruppo dei "Beati i Costruttori di Pace", giunti nel paese centrafricano il 26 luglio scorso. 


      “E’ stata la manifestazione della dignità di un popolo, commovente e straordinaria. Avevamo mille dubbi su come sarebbe stato possibile in sole 11 ore far votare un gran numero di persone con regole così complicate, ma i congolesi ci hanno stupito. Lo sforzo della società civile, durante questi mesi, è stato notevole nel lavoro di educazione civica, ed è stato sorprendente vedere come tutti sapessero già come votare nei seggi. Alle 4 di mattina, mentre i seggi privano alle 6, le file davanti alle diverse sezioni erano già lunghe” - racconta Lisa Clark dei “Beati i costruttori di pace”.