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Autore: Elena Bertoli
Data:  
To: forumlucca
Oggetto: [Forumlucca] il papa dice che occorre cambiare modello di sviluppo
Mi permetto di inviarvi un articolo che ho scritto per il giornalino
scolastico dell'Istituto superiore di Barga.
Ciao.
Elena

*Il papa dice: “Occorre convertire questo modello di sviluppo globale”.*

* *

Nell’Angelus del 12 novembre 2006 papa Benedetto XVI ha osato
pronunciare una parola chiara sul tema della fame, della distribuzione
delle ricchezze, della necessità di "convertire" questo modello di
sviluppo.

Egli ha detto che /dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni
cosa: per l'aria e per l'acqua, preziosi elementi che sono a fondamento
della vita sul nostro pianeta; come pure per gli alimenti che attraverso
la fecondità della terra Dio ci offre per il nostro sostentamento… I
prodotti della terra sono un dono destinato da Dio "per l'intera
famiglia umana/".

Egli ha detto inoltre che per far fronte al problema della fame nel
mondo “/occorre eliminare le cause strutturali legate al sistema di
governo dell'economia mondiale, che destina la maggior parte delle
risorse del pianeta a una minoranza della popolazione/”; si tratta
dunque di “/"convertire" il modello di sviluppo globale; lo richiedono
ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali
ed energetiche/”.

Per il papa tuttavia “/ogni persona e ogni famiglia può e deve fare
qualcosa per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e
di consumo compatibile con la salvaguardia del creato e con criteri di
giustizia verso chi coltiva la terra in ogni Paese/”.

E’ particolarmente interessante il fatto che per affrontare il problema
della fame nel mondo il papa non suggerisca, come normalmente si fa, di
intervenire di più, di "aiutare" di più i paesi cosiddetti
“sottosviluppati”, ma indichi due direzioni di azione:
1. quella di convertire il modello di sviluppo globale, quindi di
operare un intervento strutturale, politico, sui meccanismi
dell'economia globale che stritolano milioni di persone seminando fame e
morte.
2. quella di adottare un nuovo stile di vita che stia entro i limiti di
ciò che la natura può offrire ad ogni essere umano.
Il papa infatti mette in luce il fatto che l’attuale sistema economico
concentra la maggior parte delle risorse del pianeta (l’83%) nelle mani
di una minoranza (circa il 20% della popolazione mondiale, cioè noi
“consumatori”, noi che possiamo permetterci di andare al supermercato).
Il problema dunque siamo noi consumatori, noi automobilisti, noi
turisti, noi che con i nostri modelli di vita consumistici incameriamo e
dilapidiamo quella natura che Dio aveva amorevolmente destinato ad ogni
uomo perché ne usasse con sobrietà e spirito di condivisione.

Il papa, nell’omettere l’aiuto ai paesi poveri come pista di soluzione
al problema della fame, fa intravedere i rischi di tale "aiuto" dato
dall'Occidente alle popolazioni impoverite. Spesso infatti l’Occidente
nell'aiutare i poveri aiuta se stesso in quanto crea e mantiene
strutture e organizzazioni per lo “sviluppo” dei paesi poveri nelle
quali spesso lavoriamo noi occidentali, allarga i propri mercati,
diffonde per il mondo il proprio modello culturale, sociale ed
economico, spesso con scarso rispetto per i modelli altri.

Bisogna poi denunciare con forza che il flusso di ricchezza che va dai
paesi ricchi /ai/ paesi poveri sotto forma di aiuto è molto inferiore al
flusso di ricchezza che in vari modi l'Occidente risucchia /dai/ paesi
poveri.
Insomma, invece di donare ai paesi poveri (con tutti i rischi di
colonizzazione culturale, di dipendenza del beneficiario dal donatore
che il "dono" comporta), sarebbe bene cominciare a smettere di rubare ai
paesi poveri.
Andrebbe forse rivisto il detto secondo cui agli africani non bisogna
dare il pesce ma insegnare a pescare aggiungendo che, soprattutto,
bisogna non rubare loro il pesce (come accade ad esempio quando uno di
noi mangia più pesce di quello che il nostro pianeta può offrire ad ogni
abitante della terra oppure quando, sulla base di recenti accordi
commerciali fra il Senegal e la Francia, si mandano sul lastrico i
piccoli pescatori senegalesi perché i grandi pescherecci francesi che
hanno mano libera al largo delle coste sottraggono loro il pesce).

Infine il papa ci fa capire con chiarezza che la salvaguardia della
natura creata non è affatto questione romantica o marginale ma che da un
natura integra, non sovrasfruttata, non distrutta, non inquinata dipende
la vita della maggioranza della popolazione mondiale, cioè di coloro che
non comprano il cibo dall’industria alimentare come facciamo noi
“consumatori”, ma lo traggono direttamente dall’ambiente in cui vivono
praticando agricoltura, allevamento, caccia e raccolta dei frutti della
terra.

Va salvaguardata la natura dunque, oltre che perché creata da Dio e
recante traccia del suo Creatore, anche perché, come dice San Francesco,
ci /“sustenta et governa/”.

Accogliamo dunque con grande riconoscenza le parole di papa Ratzinger
che ha osato dire una parola chiara sulla grave ingiustizia globale che
regna oggi nel mondo, ingiustizia variamente sottaciuta e mascherata da
politici, pubblicitari, giornalisti, educatori, intellettuali e uomini
di scienza e spesso non messa in chiara luce nemmeno dagli uomini di
chiesa che potrebbero e dovrebbero denunciarla con più coraggio e profezia.

Maria Elena Bertoli