[NuovoLab] Diario: BUONE NOTIZIE e commenti

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A Genovai l film Uccidete la democrazia sara' proiettato venerdi 15 dicembre alle ore 21.00 al cinema Instabile di via Cecchi.
Presente don Andrea Gallo.

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www.diario.it

mercoledì 6 dicembre 2006, 17:21

La buona notizia
Si riconteranno tutte le schede bianche, nulle e contestate del Senato.
La decisione è stata presa all'unanimità dalla giunta per le elezioni del Senato.
Le prime regioni dove avverrà il riconteggio sono Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana.
Ma la decisione della giunta per elezioni del Senato non si ferma alle schede nulle, bianche e contestate.
Il riconteggio riguarderà anche le schede valide.
In questo caso il riconteggio non sarà totale, ma a campione secondo alcuni criteri prefissati: assenza di verbale, differenza sensibile tra verbale e dato ufficiale, assenza di schede nulle e contestate (ma non di bianche), presenza di rappresentanti di lista di un'unica coalizione o loro totale assenza.
Se si registreranno "scostamenti significativi" rispetto ai dati proclamati dalla Cassazione, il riconteggio continuerà sulle altre regioni e sui voti degli italiani all'estero.
Finalmente una buona notizia.
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Anticipiamo l'articolo che apre il numero di Diario, in edicola dall'8 dicembre 2006
TRA L'«ELEMENTARE WATSON» E LA «SMOKING GUN»
di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani

Riusciremo a stabilire perlomeno una certa quota di verità sulla notte delle elezioni del 9-10 aprile e sui risultati che ne sono conseguiti? O saremo condannati per aver diffuso notizie «false, tendenziose ecc.»? Abbiamo turbato l’ordine pubblico o invece abbiamo avvicinato un po’ di cittadini alla cosa pubblica?

A oggi, lunedì 4 dicembre (pomeriggio in cui chiudiamo, in anticipo per le festività meneghine, questo numero), la situazione è fluida, ma con qualche punto a vantaggio di chi cerca quel tasso minimo di democrazia che dovrebbe essere legato al meccanismo elettorale, pena l’uccisione stessa della democrazia, presente e futura.

Un brevissimo riepilogo, prima di darvi importanti notizie.
Martedì scorso gli autori del film Cremagnani e Deaglio sono stati indagati dalla Procura di Roma per aver diffuso notizie false, tendenziose ecc. Il provvedimento, oltre ad apparire grottesco, ha dato il chiaro sapore di chiusura di una indagine che la stessa Procura 48 ore prima aveva annunciato a tutto campo, compreso il proposito di riconteggio di tutte le schede bianche.
Con ogni probabilità, quindi, la Procura di Roma ha già risolto il caso. Velocissima.

Nei giorni successivi, però, il caso è stato riaperto.
Per primo dal ministro dell’Interno Giuliano Amato che ha ufficialmente annunciato, in accordo con il presidente Romano Prodi, che la nostra Repubblica abbandonerà la sperimentazione e la pratica di conteggio elettronico dei voti perché con l’elettronica i voti «sono più facili da taroccare», ovvero più o meno la tesi del film (il ministro poi ha consigliato ai giornalisti di inchiesta di seguire il decalogo dell’agenzia Reuters; consiglio che noi promettiamo di seguire con scrupolo, dal momento che i consigli ai giornalisti dei ministri dell’Interno sono sempre nell’interesse dei giornalisti).

Alla manifestazione di massa convocata da Silvio Berlusconi a Roma il 2 dicembre l’ex presidente del Consiglio ha proclamato la sua volontà di chiedere il riconteggio di tutti i voti, dicendosi indignato da chi lo accusa (noi) di aver tentato un colpo di Stato, «nella notte dei brogli e degli imbrogli», ma senza spendere una parola per il suo ministro dell’Interno dell’epoca.
Non ci risulta che Silvio Berlusconi sia stato convocato dalla procura come persona inf0rmata dei fatti.

Infine, domenica 3 dicembre, rispondendo a una domanda di Fabio Fazio alla trasmissione Che tempo che fa, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha raccontato la sua personale esperienza della notte elettorale; il suo personale controllo del flusso dei voti al computer, la discesa del vantaggio dell’Unione da 840 mila ad appena 24 mila voti, la fortissima preoccupazione per l’interruzione del conteggio telematico dei voti, l’invio di Marco Minniti al Viminale, con questa conclusione: «I dati non arrivavano, poi (dopo l’intervento di Minniti al Viminale) i dati sono tornati».
Forse non è la famosa «smoking gun», ma certo è una affermazione di un testimone informato e competente.

***

Noi abbiamo lamentato, nel film, che i dati delle elezioni siano stati tenuti riservati per più di sette mesi e abbiamo affermato che così era perché i dati erano «impresentabili».
Abbiamo ricordato che non era mai successo prima d’oggi e che un Paese moderno comunica i dati completi delle elezioni e li rende disponibili a tutti coloro che li vogliono vedere, con lo strumento di internet.
Ci basavamo essenzialmente sul crollo delle schede bianche, schiacciato in tutta Italia tra un incredibile 1-2 per cento.
In assenza di questi dati, dopo l’uscita del film molti accademici ci hanno spiegato che il crollo era all’interno di una «fisiologia» che naturalmente conoscevano soltanto loro.

Il film un piccolissimo effetto lo ha sortito.
Una piccola élite di studiosi ha avuto nelle settimane scorse il voluminoso dossier curato dal Viminale sulle elezioni del 9-10 aprile.
Non siamo ancora sugli standard delle democrazie moderne, ma almeno ci siamo elevati a livello dello Zimbabwe o dell’Ucraina.

Ebbene, chi ha cominciato a mettere mano a questi dati si è messo contemporaneamente le mani nei capelli, tali e tante sono le discrepanze macroscopiche.
A distanza di sette mesi dalle elezioni e dai dati diffusi dal Viminale l’11 aprile, per esempio, il numero delle schede bianche va sull’ottovolante, ma soprattutto si verifica la presenza di un’armata fantasma.
È quella dei votanti (ovvero i cittadini italiani che hanno materialmente votato).

L’11 aprile per il Viminale erano 39.424.967; oggi sono 39.276.893. Ne mancano 148.074.
Dove sono finiti? Si sono pentiti di aver votato?
Sono stati iscritti tra i votanti con malizia, o errore, o dolo? Hanno disertato?
Sono stati uccisi perché non parlassero?

Nessuno, probabilmente ce lo dirà mai, o forse ce lo dirà quando tutti avranno dimenticato le vicenda.
E dire che 150 mila persone sono due stadi di calcio al completo, sono una bella fetta di piazza San Giovanni, sono più o meno la metà di un punto nelle percentuali elettorali dei partiti.

E neppure – c’è da scommetterci – nessuno ci dirà mai perché a Catania è successo uno «sbaglio» di 19 mila voti, perché in Puglia tutti i dati del ministero sulle schede bianche sono risultati essere falsi (dopo la nostra denuncia i dati sono scomparsi da internet), perché a Udine, Como, Enna e Pisa le somme dei voti contestati sono state sbagliate e perché su questi dati – nella famosa notte – si sia giocato il risultato finale delle elezioni.

Interrogati dalla Procura di Roma, abbiamo chiesto di indagare direttamente o di procedere a una perizia su tutto ciò.
In teoria i pm Salvatore Vitello e Francesca Loy possono procedere a questo riscontro, ma l’impressione nostra è che questo non succederà. Infatti questo lo dicevamo mentre eravamo ancora testimoni. Poi siamo diventati indagati.

***

Stando così le cose, ci sembra che non esista possibilità «istituzionale» di raggiungere la verità su quanto è successo quella notte.
Escludendo la magistratura, avendo dichiarato il presidente della Camera Fausto Bertinotti che il Parlamento eletto «è legittimo» (sette giorni dopo ha aggiunto: «Anche la critica è legittima», una vero caso in cui la prima legittimità guarda dall’alto in basso la seconda e le fa pat pat), il responso finale spetta alle Giunte delle elezioni, della Camera e del Senato. Sono loro ad avere la parola finale.
Ma, come dice il detto Zen: «Oh lumaca, tu ascendi il Monte Tai, ma lentamente, lentamente...».

La politica italiana è fatta di cose che al comune cittadino sembrano difficili da comprendere.
E così a noi risulta difficile da comprendere perché il deputato Cesare Previti, condannato definitivo con interdizione dai pubblici uffici, possa continuare ad avere il suo status di deputato e il relativo stipendio.
Eppure è così perché Previti, assistito dall’avvocato Giovanni Pellegrino (ex presidente della Commissione stragi) ha fatto argomentata e squisita opposizione alla sua cacciata dal Parlamento, sulla base di calcoli riguardanti l’indulto e la possibilità di ulteriori ricorsi.

Il «caso Previti» è l’argomento principale della Giunta delle elezioni alla Camera.
La maggioranza di centrosinistra – secondo le nostre informazioni – non lo espellerà dal Parlamento.
Al Senato, invece, il caso che tiene banco è l’attribuzione di otto senatori, quattro dei quali sono rivendicati dalla Rosa nel pugno.
Anche qui le nostre informazioni dicono che la Rosa nel pugno non li avrà