著者: Rosario Gallipoli 日付: To: forumlecce 題目: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] Intervista a Samah Idriss
Intervista a Samah Idriss
Il Libano visto dall'interno
di Francesco Bertolucci
VIAREGGIO - L'Italia è un paese impegnato nella "forza interposizione di
pace" in Libano ovvero, tralasciando la potenza della dialettica che tutto
muta e lo riadatta a suo piacere evitando terminologie e verità spiacevoli,
è uno stato in guerra. Anche perchè ufficialmente dal 10 ottobre, le forze
Unifil possono adoprare le armi anche a scopo non prettamente difensivo.
Volendo credere a quello che ci dicono però, diciamo che l'Italia è a
mantenere la pace. Ma com'è la situazione in Libano. Cosa ci fa veramente l'
Italia in Libano? Nella sede del circolo Iskra di Viareggio, l'abbiamo
chiesto a Samah Idriss, il noto intellettuale libanese direttore della
rinomata rivista araba Al Adab e autore di numerosi saggi.
Signor Samah Idriss, può dirci qual è la situazione attuale in Libano?
"La realtà in Libano non è delle migliori. Una realtà che vede Siniora (il
premier libanese) prendere decisioni che non sono in linea con quelle della
maggior parte dei libanesi. Basti considerare che la maggior parte delle
organizzazioni che risiedono al governo, ne sono uscite, ministri sciiti
compresi. Anche il ministro dell'ambiente si è dimesso e nemmeno l'ex
generale cristiano-maronita Michel Aoun (che rappresenta circa il 60% della
comunità cristiana) fa parte del governo. Il governo Siniora sta oscurando
le varie voci del parlamento. Con la manifestazione di Beirut (un milione e
mezzo in piazza), si è cercato di dar una voce a quello che vogliamo noi
libanesi. Oltre ad esser veramente rappresentati, vorremmo che si
correggesse questa economia deficitaria. Un economia che da due anni non
vede nemmeno una parvenza di finanziaria e che fa considerare il Libano, da
parte della banca mondiale, come un paese a crescita zero. In più, questo
governo sta prendendo decisioni pericolose per questo paese. A parte
manipolare la vittoria ottenuta dalla resistenza e accusare i ministri
dimessi sta inoltre mettendo in pericolo la sovranità stessa del paese sul
suo territorio, consegnando di fatto la "gestione" della acque territoriali
e degli spazi aerei ai tedeschi ed ai francesi".
Qual è il ruolo effettivo dei caschi blu?
"È opinione comune per noi, che il ruolo delle forze Onu, sia rispecchiabile
nel pensiero espresso dal cancelliere tedesco Angela Merkel ("la flotta
tedesca ha lo scopo di proteggere anche il diritto d'esistenza di Israele")
e da quello di Condoleeza Rice, la quale sosteneva in pratica che l'impegno
Unifil è variabile. A nostro avviso purtroppo, l'Unifil gioca un ruolo
subalterno alle politiche americane anche perché altrimenti vi sarebbe stato
un fronte difensivo sito anche a difesa dei nostri territori. D'altronde
siamo noi quelli attaccati!".
Qual è il ruolo dell'Italia in questa missione a vostro avviso?
"Quello dell'Italia è semplicemente un ruolo da seguace di Francia e Stati
Uniti. Questa l'amara verità anche se storicamente si pensa che l'Italia
abbia un ruolo indipendente rispetto agli Usa".
Come si conviveva, prima dello scoppio di questa nuova guerra, con una
potenza nucleare come Israele alle porte?
"In uno stato di allerta. Purtroppo il Libano è un paese che vive nel cuore
del conflitto mediorientale. In più, il nostro confinante è uno stato che
non rispetta i trattati. A questo proposito, stiamo cercando di cambiare la
vecchia ideologia libanese che diceva 'la forza del Libano è la sua
debolezza' in 'la forza del Libano è la sua forza'".
Si può dire che questa guerra, visto che è giunta nel momento in cui stavate
risolvendo i vostri problemi nazionali con la costituzione della tavola
rotonda per il dialogo nazionale, sia giunta per impedire che le forze
libanesi trovassero da sole la soluzione ai loro problemi?
"Questa è una costante. Ogni volta che ci avviciniamo ad un intesa, c'è un
intervento esterno che ce lo impedisce. Su alcune cose però siamo d'accordo
però. Secondo gli ultimi sondaggi di un'agenzia internazionale, il 90% dei
libanesi sono favorevoli all'uso delle armi per resistere al nemico che ci
ha invaso".
Considerando che ci sono circa 8000 palestinesi rapiti, dentro le carceri
israeliane senza processo e accuse, si può dire, lecitamente, che il
rapimento di due soldati sia stato usato da Israele come pretesto per
attaccare?
"Si, Noi pensiamo che sia un alibi perché ad Israele interessano le acque
del Libano. Un articolo apparso sul San Francisco Chronicle del 21 luglio
del 2006, svelava i piani di un attacco preparato da tempo. Se a questo
aggiungiamo l'incontro tra Cheney e Netanyau e le dichiarazioni della Rice
("Queste sono le doglie per un nuovo medioriente") a guerra intrapresa, la
domanda si risponde da sola, senza aggiunte".
Cosa ha voluto dire l'assassinio del ministro dell'industria libanese,
Pierre Gemayel?
"Il significato rientra nella strategia americana e israeliana di creare un
disordine controllato. L'assassinio è avvenuto in una zona controllata dalle
forze libanesi, pare ad opera di forze vicine agli israeliani.
Fortunatamente il fatto ci ha compattati ancora di più".
Alla luce dei fatti, come viene vista l'Ue da parte dei libanesi?
"La credibilità dell'Unione è messa a dura prova dall'occhio della
popolazione che la vede come un seguace delle politiche americane. L'Ue deve
correggere queste politiche, diventando almeno non belligerante, se non ci
vuol dare una mano".
Quanto pesa l'interesse economico italiano in Libano sull'entrata in guerra
da parte dell'Italia?
"Il più grande partner commerciale del Libano nell'Unione Europea è l'
Italia. Io però non credo che sia essenzialmente questo il motivo dell'
entrata in guerra dell'Italia. Suppongo che vi sia entrata nel tentativo di
accontentare gli Usa e per avere così una spartizione consistente del
'bottino' in caso di fine vittoriosa della guerra".
In Libano ci sono gli Hezbollah. Cosa cambia tra Hezbollah e Al Qaeda?
"Tutto. Hezbollah non chiede, al confronto di Al Qaeda, di applicare la
Sharia nel paese. Hezbollah è un vero e proprio partito, con strutture e una
vasta rappresentativa parlamentare. A differenza di Al Qaeda inoltre,
Hezbollah ha un proprio programma politico interno. L'equiparazione è fatta
dagli Stati Uniti per fare di tutta un'erba un fascio per crearsi un nemico
da combattere".
C'è la possibilità di un Libano libero? E se si, è una cosa fattibile con le
proprie forze o necessita di un aiuto esterno?
"La possibilità c'è. Considerando la situazione attuale con le sole proprie
forze è difficile. L'aiuto può venire da altri stati arabi, per vicinanza
dato che il Libano è il polmone culturale e politico del mondo arabo, anche
se l'aiuto più grande, dovrebbe arrivarci dall'Ue che si dovrebbe schierare
contro un paese che invade un altro, senza un vero e proprio motivo. I
rapimenti infatti erano una cosa già accaduta, anche poco tempo fa, e tutto
si era risolto con la diplomazia".
Una strada, quella della diplomazia, attuata senza guerre e senza uomini,
donne e bambini morti in merito al sonno della ragione ed alla sete di
potere.
A tutto questo, ha dato una mano il silenzio assenso dell'Ue, troppo oberata
da interessi economici che valgono più della logica e della vita di migliaia
di persone innocenti.
Anche se, contro le armi, non c'è diplomazia che tenga. L'Unione europea
deve dissentire dalla politica espansionistica attuata dallo stato di
Israele, se non vuol farlo con le armi, la colpisca nel portafogli, dando l'
embargo ad un paese che viola i trattati e ne invade un altro.
Post scrittum. Che nessuno mi scambi per antisemita. Non sono per niente
antisemita, tutt'altro, tengo a precisarlo. Nel 2000 ho visto con i miei
occhi, grazie al pellegrinaggio fatto ad Auschwitz, Birkenau e Mathausen, l'
orrore perpetrato dai nazisti nei confronti degli uomini di fede ebraica.
Dopo aver visto questo però, è ancor più impossibile per me stare inerme e
muto dinanzi allo sterminio ingiustificato di un popolo. A buon intenditor
poche parole.
***
Comunicato stampa sull'assemblea pubblica di giovedì 30 novembre con Samah
Idriss
Agli organi di informazione
Una significativa partecipazione ha accompagnato la Conferenza, promossa
dal Laboratorio Marxista, con esponenti della Resistenza libanese e
palestinese tenutosi a Viareggio alla Circoscrizione Marco Polo giovedì 30
novembre dal titolo "Il Libano dopo l'aggressione israeliana". Per il Libano
è intervenuto Samah Idriss (caporedattore della prestigiosa rivista
letteraria araba "Al Adab"). Samah Idriss ha operato una articolata
ricognizione sullo stato attuale del Libano dopo l'aggressione israeliana di
Luglio e sui possibili scenari di sviluppo della esplosiva situazione
interna libanese.
Nella relazione è stato evidenziato come la risoluzione 1701 delle Nazioni
Unite e l'invio del contingente Unifil sia sbilanciato a sostegno degli
interessi israeliani e non tenga in nessun conto i legittimi interessi e
bisogni del popolo libanese, popolo che ha pagato con oltre 1300 morti e
migliaia di feriti l'aggressione di luglio. La conferenza si è conclusa con
un abbraccio collettivo ai due relatori e l'assemblea ha tributato un
omaggio caloroso e fraterno alla resistenza del popolo libanese e
palestinese.