(L) report due giorni DIY ad El Paso Occupato - aka la scena…

Delete this message

Reply to this message
Autor: Uno
Data:  
Para: autoprod - muzak - no-copyright - etc.
Assunto: (L) report due giorni DIY ad El Paso Occupato - aka la scena autoproduzioni in italia
Ciao, è d'obbligo scrivere due righe sulla due giorni di El Paso.
Così potrò anch'io capire l'affinitià con il progetto autoproduzioni.org

E si va:

Venerdì 1 e sabato 2, in quel di via passo buole 47 a Torino, due giorni
di totale autogestione e autoproduzione, dal luogo al cibo, dalla musica
al materiale nelle varie distro.
Niente commercio, niente siae, zero copyright e molti contenuti.
6 gruppi divisi in due giorni, provenienti da tutta italia, nessuno con
rimborso (era un benefit) ma solo con molta rabbia e contenuti da urlare
dal palco. E con tutta italia si intende anche dalla Sardegna anche se
son stato indipendente :P
Organizzazione collettiva, niente clienti, niente gestori (fino
all'apertura dei concerti eh, poi lo si sa il pubblico spesso è gregge)

Vabbuò ci son state le varie presentazioni, informa-azione, libro/cd dei
contrazione, due e più parole sulla situazione Pisana e il sabato si è
arrivati alla discussione principe, da cui è nato lo stimolo a far
questa due giori (in realtà il terzo appuntamento di un discorso che si
porta avanti da tempo)

Ed in particolare due punti, da cui si è partito a discutere:

Autoproduzioni è un mezzo per dire qualcosa, non un fine.
Realizzazione di una rete di contatti non "virtuali", non tramite solo
mezzi teconologici impersonali.

E mi spiego meglio.

Perchè autoprodursi non è un fine?
Da anni a questa parte è diventata oramai una moda riempirsi la bocca
con parole come DIY o autoproduzioni, per alcuni è solo un modo per
risparmiare due lire o peggio ancora è solo un modo per produrre
qualcosa a cui nessuno frega.
Ma non solo, per molti (ed in particolare per l'hard core/punk) spesso
succede che i gruppi cantino testi al limite della rivolta per poi
passare il resto della vita da impiegati dietro un monitor o due conti
da saldare (in realtà il normale impiegato non canta la sua rabbia ma si
rassegna
alla propria vita, discorso mooolto meno ipocrita di alcuni gruppi hard
core/punk o peggio di alcune etichette/label).
Ma l'autoproduzione non è nata così, sin dal virus di milano si è
cercato di fare DIY per POLITICA, per uscire dal mercato, per gestirsi i
propri canali di informazione, per dire qualcosa, per ritrovarsi ai
concerti e scambiarsi impressioni/informazioni, per sostenere le proprie
lotte, anche economicamente con magari delle compilation o cd benefit
(un esempio ne sono ad esempio quella su chiudere Morini o "questa è la
mia scelta" sugli indagati della Cervantes).
Autoproduzione come mezzo per arrivare a qualcos'altro e non solo per
fermarsi al bel cd griffato a prezzo modico.
Ma non solo, questo ha generato voglia di autogestione senza limiti,
fino a sfociare nelle occupazioni, luoghi nati per ritrovarsi e
riorganizzarsi per poi riuscire di nuovo con nuovi contenuti o per
presentare un modo di vivere diverso, autogestito. (vabbè solito
pippozzo che spero si conosca già)
Insomma altro punto è: fai autoproduzione poi passi il tuo tempo nei
locali commerciali senza provare a ricreare luoghi autogestiti (che
siano occupati o in affitto se proprio non si riesce), cercando la
strada più comoda, il posto riscaldato con i muri puliti, si? non
abbiamo voglia di collaborare con voi.

La rete di contatti.
Da tempo si è incominciato ad usare il web per facilitare i contatti tra
le persone.
Ma anche lui è uno strumento e non un fine.
Non esiste la ribellione digitale se non crea una ribellione nelle strade