il manifesto
E a Bolzaneto spunta un arsenale
Armi conservate clandestinamente, poliziotti indagati. La «caserma delle torture» al centro di uno scandalo. Dubbi anche su un presunto attentato
Genova
Non bastavano le torture a rendere famoso durante il G8 un quartiere di Genova in Valpolcevera, quello di Bolzaneto, che ora ci si mettono anche le armi, un arsenale, ritrovato all'interno della caserma e custodito dagli artificieri. E così l'eurodeputato ed ex portavoce del Genoa social forum Vittorio Agnoletto ha nuovamente chiesto di chiudere la caserma e farne un Archivio storico dei movimenti e delle culture giovanili europee. La settimana scorsa il Corriere mercantile rivela di una perquisizione, armi sequestrate e poliziotti indagati a Bolzaneto, dove salta fuori un arsenale clandestino. Anche se il giornale non lo racconta, un paio di settimane fa qualcuno si è stufato dell'armeria clandestina e dopo aver tentato di far sbaraccare il tutto ai «custodi» senza alcun esito, ha deciso di far intervenire qualche «collega». La Digos si è ritrovata la patata bollente. Dal rapporto della perquisizione risultano una bomba a mano, pezzi d'artiglieria, munizioni. In mezzo all'oggettistica ci sarebbe sicuramente un pezzo catalogato come «souvenir bellico» legato alle missioni di alcuni artificieri genovesi in Bosnia, l'unico a sembrare totalmente innocuo. Gli altri chissà. Il pm Francesca Nanni della Direzione antimafia considera certo poco lecito tenere materiale simile in una caserma di polizia e così indaga due persone per detenzione illegale di armi. Intanto nel dubbio, parte anche una perizia per verificare che cosa diavolo sono e a che cosa servono i pezzi sequestrati, che viene affidata a un maresciallo dell'esercito con sessanta giorni di tempo. Non ne sapremo niente prima della metà di gennaio. In Procura la considerano un'indagine routinaria, di non troppo peso. Eppure nel giro di un paio di giorni, venerdì scorso, Liberazione riprende la storia ventilando un collegamento tra l'armeria e uno strano attentato avvenuto nel novembre del 2005 quando un razzo da segnalazione nautica finì su una ditta farmaceutica proprio vicino alla caserma. Secondo le perizie era stato lanciato dalla collina di fronte, al di là del fiume. E così continuano a pensare in Questura. Ma Agnoletto prende la palla al balzo. E citando il quotidiano del suo partito scrive: «Un anno fa, il 27 novembre 2005, si diffuse la notizia di un presunto attentato nei confronti della caserma di Genova Bolzaneto. Apprendiamo dagli organi di stampa che il razzo, che colpì un'azienda farmaceutica attigua alla caserma, ferendo una lavoratrice trentacinquenne, partì dall'interno della caserma e non, come descrivevano le affrettate supposizioni della prima ora, da una collina antistante. Non fu, pertanto, un "attentato fallito per poco", con la scelta del luogo e del giorno non del tutto casuale: appena venti giorni dopo l'inizio del processo contro gli imputati accusati delle violenze nella caserma di Bolzaneto, per il quale il prefetto Giuseppe Romano si era premurato di convocare una riunione del comitato di ordine e sicurezza». Firmato insieme al portavoce del Forum per la sinistra europea, Antonio Bruno, il comunicato conclude chiedendo nuovamente la Commissione d'inchiesta, l'accelerazione dei processi «e si riconverta la caserma di Bolzaneto ad Archivio storico dei movimenti e delle culture giovanili». La vicenda però non finisce qui, perché alla voce «armi clandestine» a Genova fanno tutti un sobbalzo. C'è giusto un giro di armi, favori e rifiuti tossici che da Montecarlo passa per Genova, Lucca, Ucraina e Africa intorno a un miliardario mediorientale. I traffici d'armi a Genova non mancano. Sul porto, sempre attivissimo su questo fronte, non sono mancate le inchieste. Per ora sempre insabbiate.
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