Da "la Repubblica" edizione Milano pag XIII
qui la (non troppo buona) scansione
di seguito la trascrizione
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Fabrizio, uomo dei record dalla bicicletta al teatro
In scena Macchi ciclista con una gamba
Fabrizio Macchi, 36 anni, ha conseguito iI record dell'ora al Vigorelli nel 2001. ha al suo attivo medagliè mondiali ·e olimpiche
Lo spettacolo è la storia della sua vita, a partire dal tumore che gli portò via l'arto a 16 anni
A LL'APPARENZA Fabrizio Macchi ha qualcosa in meno degli altri uomini, la gamba sinistra. Ma in realtà ha molto di più: la voglia di non mollare, di vivere la vita fino in fondo, di goderne ogni attimo, senzaautocommiserazioni. Doti che hanno reso il varesino un campione del ciclismo, con tanto di medaglie mondiali e olimpiche e un record dell'ora (45,870 chilometri) al Vigorelli nel 200 l che farebbe ingolosire i professionisti con due gambe. Doti che lo hanno appena reso padre, di Thomas, portato a casa ieri dall'ospedale: «N e parlavo prima con mia moglie. Ho 36 anni, ho realizzato i miei sogni e ho una vita semplicemente perfetta. Se una bacchetta magica mi desse un desiderio da realizzare non chiederei indietro la gamba, ma mio papà, morto qualche anno fa».
Dai parquet dei velodromi, Macchi, ora lei passa alle assi del· palcoscenico del teatro Blu. Perché?
«Lo spettacolo si chiama lo non mi fermo ed è qualcosa a metà tra il giornalismo e il teatro. In scena ci sono due attori nel ruolo di giornalisti, Luca Pagliari e Valeria Ferrario, che iniziano a raccontare la mia storia. Poi intervengo io e continuiamo il discorso con filmati, musiche e foto, coinvolgendo anche il pubblico. Una cosa semplice ma di impatto».
Di impatto come la suavita.Anzi, la sua seconda vita, iniziata a 13 anni.
«Con una botta al ginocchio, giocando a calcio. Il dolore non passava e feci degli esami. Si scoprì che avevo un tumore. Iniziai una vita dentro e fuori dagli ospe- dali e, quando il numero delle operazioni, 17, superò quello degli anni, 16, mi dovettero amputare la gamba».
Un trauma che avrebbe potuto distruggerle la vita. Invece?
<<Invece ho avuto accanto a me due genitori straordinari, che continuarono a parlarmi delfuturo e mi fecero capire che la vita continuava. Iniziai a non badare più agli occhi dei miei vicini, che mi guardavano come un marziano o un poverino. Ripresi a fare sport. La bici è arrivata nel 1996, quando mio padre morì. All'epo-ca sciavo, ma ora dovevo stare vicino a mia madre. Così scelsi la bici. Non c'ero mai andato. La prima volta durò 2 minuti, una tragedia. E io mesi dopo feci il primo record dell' ora. Da lì è nato tutto».
Si sente un esempio?
«Mi sento una persona che ha voglia di dare la propria energia agli altri. Odio ogni tipo di pietismo, anche se mi rendo conto che inizialmente è inevitabile. Gli unici che non ne hanno mai avuto; che mi hanno sempre trattato come una persona normale sono stati i campioni, come Tomba, e gli sponsor. L'atteggiamento della gente cambia solo quando viene alle gare e capisce che i disabili possono essere atleti come gli altri».
Come suo simbolo ha· scelto un fenicottero. Perché?
«Perché dorme su una zampa sola esattamente come me. Ridere della propria disabilità è fondamentale, non bisogna permetterle di condizionarci ulteriormente la vita».
Teatro Blu, via Cagliero 26, fino a sabato. Ore 21. Ingresso 13 e l0 euro. Tel. 02.37050682
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