[NuovoLab] Placanica: "Non l'ho ucciso io, ma i colleghi rid…

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Autore: brunoa01
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To: veritagiustiziagenova
CC: forumgenova, fori-sociali, forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] Placanica: "Non l'ho ucciso io, ma i colleghi ridevano e mi dicevano 'benvenuto tra gli assassini'"
www.repubblica.it

Parla l'ex carabiniere coinvolto nella morte del manifestante durante il G8
"Non l'ho ucciso io, ma i colleghi ridevano e mi dicevano 'benvenuto tra gli assassini'"
La confessione di Placanica
"Non sparai a Carlo Giuliani"
"Troppi interrogativi non risolti, cerco la verità"

CATANZARO - "Continuavano con il lancio di oggetti, io ho gridato che avrei sparato. Poi ho sparato in aria. Due colpi, tutti e due in aria". E sul selciato rimase Carlo Giuliani, colpito in testa dal proiettile. E' quanto racconta in una lunga intervista al quotidiano Calabria Ora, Mario Placanica. L'ex carabiniere accusato e poi prosciolto per la morte di Giuliani avvenuta durante il G8 di Genova, descrive in modo parzialmente nuovo quelle drammatiche ore del 20 luglio 2001.

Placanica ricostruisce così una tra le pagine più nere della storia d'Italia. Dall'arrivo a Genova: "I superiori ci dicevano di stare attenti, ci raccontavano che ci avrebbero tirato le sacche di sangue infetto. Ci dicevano di attacchi terroristici. La sensazione era come se dovessimo andare in guerra".

Un clima che generò violenze continue. Poi arrivò piazza Alimonda, il Defender con a bordo Placanica che resta intrappolato e accerchiato dai manifestanti: "Ci hanno lasciato soli, ci hanno abbandonato. Potevano intervenire perchè c'erano i carabinieri e anche gli agenti della polizia. Potevano fare una carica per disperdere i manifestanti e invece non hanno fatto niente. Quel momento è durato una vita". E tornano alla mente le immagini di un plotone dei carabinieri fermo a poca distanza dalla jeep attaccata.

Poi la morte di Giuliani. Al rientro di Placanica in caserma, i colleghi "mi hanno fatto una festa, mi hanno regalato un basco del Tuscania, 'benvenuto tra gli assassini', mi hanno detto. Si, erano contenti. Dicevamo Morte sua vita mia, cantavano canzoni. Hanno fatto una canzone anche su Carlo Giuliani. Io ero assente, non volevo stare con nessuno, mi sentivo troppo male".

Poi il processo. Che, però, non fuga tutte le ombre e si conclude con l'assoluzione del militare: il colpo è stato deviato da un sasso. Una carambola mortale che sarebbe costata la vita a Giuliani. "Sono stato un capro espiatorio usato per coprire qualcuno. Le porte sono chiuse per Placanica. Però se vengo congedato per problemi psichici chi mi crede" continua l'ex carabiniere.

A distanza di cinque anni dalla morte di Giuliani, Placanica ritiene di essersi trovato in "un ingranaggio più grande di me. Ero nel posto sbagliato, non si potevano mandare ragazzi inesperti e armati in quella situazione". Molti gli interrogativi che si pone l'ex carabinieri: "Secondo me sul G8 non è stata detta tutta la verità. Ci sono troppe cose che non sono chiare, come ad esempio: perchè alcuni militari hanno 'lavorato' sul corpo di Giuliani? Perchè gli hanno fracassato la testa con una pietra? Ritengo che cremare il corpo di Giuliani sia stato un errore, forse si sarebbe potuto scoprire di più. Sono alla ricerca della verità. Come fanno a dire che l'ho sparato in faccia. Non è vero. E' impossibile. Non potevo colpire Giuliani. Ho sparato sopra la ruota di scorta del Defender".

Una versione che, riferisce il 'Quotidiano della Calabria' sarebbe circolata anche "negli ambienti del Viminale" dove ieri si parlava di un "colloquio confidenziale" dello stesso Placanica.

(29 novembre 2006)
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www.corriere.it

Intervista di Placanica al quotidiano Calabria Ora «Sparai in aria e non contro Giuliani» L' ex carabiniere accusato e poi prosciolto per la morte di Carlo Giuliani, avvenuta il 20 luglio del 2001 durante il G8 a Genova. STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO

Mario Placanica (Ansa)
CATANZARO - «Continuavano con il lancio di oggetti, io ho gridato che avrei sparato. Poi ho sparato in aria. Due colpi, tutti e due in aria». È quanto racconta in una lunga intervista (due pagine) al quotidiano Calabria Ora, Mario Placanica, l' ex carabiniere accusato e poi prosciolto per la morte di Carlo Giuliani, avvenuta il 20 luglio del 2001 durante il G8 a Genova.

Placanica ricostruisce il suo arrivo a Genova ed il rapporto con i suoi superiori che «gridavano sempre. Ci dicevano di stare attenti, ci raccontavano che ci avrebbero tirato le sacche di sangue infetto. Ci dicevano di attacchi terroristici. La sensazione era come se dovessimo andare in guerra». Sui fatti di Piazza Alimonda, l'ex carabiniere aggiunge: «ci hanno lasciato soli, ci hanno abbandonato. Potevano intervenire perchè c'erano i carabinieri e anche gli agenti della polizia. Potevano fare una carica per disperdere i manifestanti e invece non hanno fatto niente. Quel momento è durato una vita».

Al rientro di Placanica in caserma, i colleghi «mi chiamavano - racconta - il killer. Hanno fatto una festa, mi hanno regalato un basco del Tuscania, 'benvenuto tra gli assassini', mi hanno detto. Si, erano contenti. Dicevamo Morte sua vita mia, cantavano canzoni. Hanno fatto una canzone anche su Carlo Giuliani. Io ero assente, non volevo stare con nessuno, mi sentivo troppo male». L'ex carabiniere illustra anche la vicenda relativa al congedo dall'Arma e dice di essere «un capro espiatorio usato per coprire qualcuno. Le porte sono chiuse per Placanica. Però se vengo congedato per problemi psichici chi mi crede».

A distanza di cinque anni dalla morte di Carlo Giuliani, Placanica ritiene di essersi trovato in «un ingranaggio più di me. Ero nel posto sbagliato, non si potevano mandare ragazzi inesperti e armati in quella situazione. Secondo me sul G8 non è stata detta tutta la verità. Ci sono troppe cose che non sono chiare, come ad esempio: perchè alcuni militari hanno 'lavoratò sul corpo di Giuliani? Perchè gli hanno fracassato la testa con una pietra? Ritengo che cremare il corpo di Giuliani sia stato un errore, forse si sarebbe potuto scoprire di più. Sono alla ricerca della verità. Come fanno a dire che l'ho sparato in faccia. Non è vero. È impossibile. Non potevo colpire Giuliani. Ho sparato sopra la ruota di scorta del Defender». Oggi sul 'Quotidiano della Calabria' si riferisce, inoltre, che questa «nuova verità» di Placanica sarebbe circolata ieri «negli ambienti del Viminale» e si parla di un «colloquio confidenziale» dello stesso Placanica.
29 novembre 2006



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