Lähettäjä: Elisabetta Filippi Päiväys: Vastaanottaja: forumgenova Aihe: [NuovoLab] FW: [amiciziaItaloPalestinese] Fw: [Al-Awda-Italia] Il
ruolo dell'acqua nel conflitto mediorientale
>From: "ScottyMoore.Mauro" <scottymoore@???>
>Reply-To: amiciziaItaloPalestinese@???
>To: "Pal/Forum Palestina" <forumpalestina@???>,"Pal/GE/Infopal"
><redazione@???>
>CC: "Pal/L.MORGANTINI" <luisa.morgantini@???>
>Subject: [amiciziaItaloPalestinese] Fw: [Al-Awda-Italia] Il ruolo
>dell'acqua nel conflitto mediorientale
>Date: Mon, 27 Nov 2006 00:00:37 +0100
>
>
>----- Original Message -----
>From: CaLmBiG
>To: Undisclosed-Recipient:;
>Sent: Sunday, November 26, 2006 3:26 PM
>Subject: [Al-Awda-Italia] Il ruolo dell'acqua nel conflitto mediorientale
>
>
>
>In mesi in cui Israele non sta rendendo facile la vita ai suoi vicini
>libanesi, un turista che si reca in Israele può noleggiare un'auto e
>guidare intorno alle belle regioni del Nord degli ex territori palestinese
>e siriano. Qui si possono ammirare gli splendidi dintorni verdi, si può
>andare in kayak nel fiume Giordano, ammirare le belle cascate nel Golan, o
>immergere un piede nelle acque del Mare della Galilea. Gli avventurosi
>possono consegnare i loro passaporti al gate, entrare nel villaggio alawita
>di Ghajar occupato da Israele, e guardare giù verso il piccolo torrente del
>Wazzani nella piccola valle sottostante.
>Tuttavia, Israele non si è insediata nelle alture del Golan per mere
>opportunità turistiche. La macchina mediatica israeliana vorrebbe far
>credere che il Paese è impegnato in una lotta per proteggere la propria
>esistenza contro immaginarie potenze militari arabe. Una gita nei luoghi
>che Israele ha scelto di mantenere all'interno dei propri confini è però di
>gran lunga più chiarificatrice in merito alla radice del conflitto con i
>suoi vicini arabi: l'acqua. Israele non ha nei suoi piani di arrivare alla
>pace con la Siria e di restituire le alture del Golan, perché facendolo
>perderebbe il controllo delle sorgenti, dei fiumi, del mare di Galilea. Né
>cederà ai palestinesi parti significative della Cisgiordania, poiché nel
>fare ciò Israele dovrebbe abbandonare le rigogliose falde acquifere
>sotterranee, chiave d'accesso al Mar Morto e al fiume Giordano, e le
>fertili pianure circostanti.
>La divisione e la distribuzione di una risorsa statica come la terra è già
>abbastanza difficile, ma i problemi sono amplificati quando la risorsa è
>capace di scorrere lungo confini internazionali. Considerate ad esempio
>l'ira israeliana di fronte all'installazione libanese di nuove attrezzature
>di pompaggio nel fiume Wazzani nel 2002.
>Nonostante il fatto che le operazioni ebbero luogo interamente in terra
>libanese, Israele protestò perché il Wazzani è un affluente del fiume
>Hasbani. E sebbene l'Hasbani scorra per 25 miglia dentro il Libano, esso
>incrocia il Golan siriano occupato da Israele, alimentando i fiumi Banias e
>Dani, che uno dopo l'altro confluiscono nel Giordano, fornendo infine acqua
>al Mare di Galilea, la principale fonte israeliana di acqua potabile.
>Mentre Beirut asseriva che fosse un diritto libanese, riconosciuto a
>livello internazionale, quello di pompare le acque del Wazzani per i
>circostanti - e molto poveri - villaggi sciiti, Israele aveva obiettato con
>forza, come è nel suo stile, che dietro a questo piano di sviluppo si
>nascondevano le entità terroristiche di Siria e Hezbollah. Il Libano aveva
>ribattuto sottolineando come, persino dopo l'installazione delle pompe,
>avrebbe preso solo dieci milioni di metri cubi di acqua all'anno, mentre
>Israele, dal canto suo, utilizza ogni anno qualcosa come 150 milioni di
>metri cubi di acqua presa dai fiumi Wazzani e Hasbani.
>Quel particolare episodio del conflitto dell'acqua non è sfociato in una
>guerra vera e propria, ma in altri tempi l'acqua ha funzionato da miccia.
>Nelle sue note biografiche, Sharon affermava che la guerra del 1967 (che
>portò all'occupazione israeliana del Golan con il conseguente impedimento,
>per la Siria, di accedere al Mare di Galilea) fosse stata un'inevitabile
>reazione ai tentativi della Siria di tre anni prima di deviare le sorgenti
>del Giordano.
>Un'analisi dell'evidenza storica, tuttavia, fornisce una versione molto
>differente degli eventi che portarono alla guerra del 1967. Fu Israele,
>infatti, che per primo si mosse per deviare le sorgenti, provocando una
>crisi internazionale, pur convincendo molti che l'aggressore fosse la
>Siria. Lo storico israeliano Avi Shlaim fa risalire il primo tentativo
>israeliano di deviazione delle sorgenti del Giordano al 1953, quando la
>Siria reagì, non attaccando lo stato ebraico, ma protestando all'Onu, che
>alla fine impose lo stop al piano di Israele l'anno successivo. Dieci anni
>più tardi, tuttavia, Israele cominciò a pompare acqua dal Mare di Galilea,
>una grave minaccia per le necessità vitali di acqua della Siria, del Libano
>e della Giordania. Fu in risposta alle mosse di Israele che la Siria
>pianificò di deviare l'acqua del Giordano nel suo territorio.
>Il controllo delle alture del Golan permette oggi a Israele di irrigare gli
>insediamenti dei coloni fino al deserto del Negev attraverso le condutture
>della suo sistema di trasporto idrico nazionale. La deviazione delle acque
>ha gravi conseguenze, che portano allo svuotamento e alla salinizzazione
>del fiume Giordano verso il sud del Mare di Galilea, e che devastano
>l'agricoltura nel lato del fiume che fa capo alla Giordania. La deviazione
>giordana dello Yarmuk non può compensare adeguatamente una tale perdita.
>Il controllo israeliano dell'acqua riguarda tanto i palestinesi quanto i
>vicini arabi. Sia per la maggior parte dei contadini palestinesi che
>rimangono dentro lo Stato israeliano, sia per quelli della Cisgiordania o
>di Gaza, la politica dell'acqua israeliana è diretta a distruggere tutto
>ciò che resta dell'agricoltura palestinese. I milioni di palestinesi dentro
>Israele sono innanzitutto forza lavoro flessibile per l'industria ebraica,
>come lo sono, coprifuoco permettendo, i palestinesi dei Territori. Persino
>dove i palestinesi mantengono il controllo di piccoli appezzamenti di
>terra, la politica idrica di Israele spesso provvede a far sì che non ci
>sia acqua a sufficienza per le colture. Situati sopra una falda acquifera
>di montagna, i villaggi al centro della Cisgiordania, come quelli di
>Qalqilya e Nablus, hanno tradizionalmente esportato i loro raccolti in
>tutto il Medio Oriente. Ancora oggi, nonostante la disponibilità di
>sofisticate tecnologie, la politica di Israele si traduce nel fatto che
>molti palestinesi non hanno abbastanza acqua neppure per loro stessi,
>essendo lasciati soli a irrigare le poche terre che non gli sono state
>confiscate.
>I palestinesi dovrebbero avere un facile accesso all'acqua dalle falde
>acquifere montane, dal bacino del fiume Giordano e dalle falde costiere di
>Gaza. Le falde sono riempite dall'acqua piovana che penetra attraverso la
>terra, e l'acqua è accessibile attraverso pozzi e sorgenti. Secondo gli
>accordi di Oslo, due falde della Cisgiordania dovrebbero essere divise tra
>israeliani e palestinesi, lasciando la terza falda della Cisgiordania e
>quella costiera di Gaza interamente ai palestinesi. (I palestinesi,
>ovviamente, non hanno accesso al Mar di Galilea, essendo stata presa la
>loro porzione nel 1948). Secondo gli accordi di Oslo, siriani, giordani,
>palestinesi e israeliani hanno tutti una porzione del corso del fiume
>Giordano (sebbene il 97%del fiume passi attraverso zone occupate
>interamente da Israele nel 1967). Recentemente Israele ha dichiarato che i
>suoi cittadini hanno il più alto consumo pro capite di acqua dell'intero
>Medio Oriente, e di quattro volte maggiore rispetto ai palestinesi tra i
>quali vivono.
>Le leggi internazionali stabiliscono chiaramente che Israele non dovrebbe
>prendere acqua dalle aree occupate nel 1967. Persino se Oslo fosse stato
>seguito alla lettera, rimarrebbe un'iniquità il fatto di assegnare alle
>autorità idriche israeliane il controllo delle risorse di acqua. I
>palestinesi non possono trivellare in cerca di acqua senza il consenso
>israeliano, mentre Israele può pompare tutta l'acqua che vuole dalle terre
>che controlla illegalmente. Più dell'80%dell'acqua della Cisgiordania è
>presa da Israele da entrambi i lati della linea del 1967.
>L'occupazione israeliana ha ostacolato lo sviluppo di una struttura idrica
>palestinese che potrebbe garantire la massima utilizzazione delle risorse
>minime esistenti. Circa 200.000 palestinesi della Cisgiordania non hanno
>neppure accesso alle condutture del sistema idrico, mentre gli insediamenti
>accanto a loro sono mantenuti verdi dagli irrigatori da giardino. I
>palestinesi che vivono sotto l'occupazione sono costretti a ricorrere a
>costose taniche d'acqua personali . Per ironia della sorte, parte
>dell'acqua è comprata direttamente dagli israeliani a prezzi rialzati,
>nonostante l'acqua nasca proprio nella Cisgiordania.
>Nel totale non rispetto di Oslo, Israele continua a pompare dalle falde
>costiere di Gaza - il ché, quando i livelli si abbassano troppo, comporta
>acqua più salata proveniente dal Mediterraneo. Due terzi dell'acqua vengono
>utilizzati per l'agricoltura israeliana, che rappresenta solo il 3% del
>prodotto nazionale lordo, mentre la percentuale maggiore dei contadini
>palestinesi devono dipendere dall'acqua piovana spesso insufficiente, per
>il 90% della loro attività agricola. Disperatamente alla ricerca di acqua,
>gli abitanti di Gaza stanno anche sovrapompando questa fonte di acqua,
>mentre la loro inadeguata rete di acque di scolo continua a disperdere
>acque non depurate che finiscono nelle falde acquifere. Fonti mediche a
>Gaza notano un incremento di disturbi renali e di altre pericolose malattie
>legate alla qualità dell'acqua. L'ONU stima che in meno di 15 anni gli
>abitanti di Gaza non avranno più accesso all'acqua.
>La piccola rete idrica palestinese esistente cade regolarmente vittima
>degli attacchi militari israeliani. Dalla distruzione di 147 pozzi nella
>guerra del 1967, ai soldati che tagliuzzano le taniche d'acqua delle
>famiglie palestinesi nelle loro case, ai coloni che commettono atti di
>vandalismo e inquinano i corsi d'acqua, alla confisca dei pozzi per la
>costruzione del muro "di sicurezza", i palestinesi non hanno possibilità di
>migliorare la loro situazione.
>A luglio, Israele ha lanciato un'altra grande offensiva nel sud del Libano.
>Si è trattato di un altro tentativo per accedere al bene vitale del fiume
>Litani?
>Ciò che è certo è che non ci sarà sicurezza sul lungo periodo per alcun
>abitante del Medio Oriente senza un'imparziale distribuzione e una giusta
>soluzione alla spartizione delle risorse idriche. Senza una cooperazione
>regionale nel proteggere risorse destinate ad esaurirsi rapidamente, come
>il fiume Giordano e il Mar Morto, neppure Israele potrà per sempre contare
>su una sicura disponibilità di acqua.
>
>http://www.globalpolicy.org/security/natres/water/2006/10roleofwater.htm >
>CaLmBiG
>
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>__________ Informazione NOD32 1871 (20061119) __________
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