Auteur: Ge-Eh Date: À: paesibaschiliberi Sujet: [Paesibaschiliberi] Documento di Segi (scusate la lunghezza)
Segi: Un'organizzazione giovanile indipendentista e socialista
I prossimi testi hanno come obiettivo dare una definizione della natura ed
il funzionamento dell'organizzazione giovanile SEGI. Per ciò, si va a
provare a spiegare le basi ideologiche della nostra lotta.
Il contesto: La storia di una lotta
Segi è un movimento stabilito nel Paese basco. Ed il Paese basco è una
realtà culturale, sociale e politica che gli stati francesi e spagnolo
negano. Questa negazione ha avuto delle differenti facce durante la storia
e come conseguenza, la nostra lingua è stata vietata, il diritto ad
organizzarsi anche economicamente, socialmente è stato negato
politicamente ed ha sofferto lo sfruttamento delle risorse naturali.
Infine, la gestione politica dei differenti stati ha rubato la sovranità
al nostro paese.
Ma di fronte a questa situazione, il nostro paese non è quello che guarda
senza fare niente. La storia del nostro paese è la storia di un paese
tenace nella resistenza. Nel Paese basco si è fatto fronte con
determinazione a tutte le imposizioni e la sua liberazione si è sviluppata
riunendo due strade differenti: la liberazione nazionale e la liberazione
sociale. L'indipendenza ed il socialismo.
Perché riunire queste due strade? Non è normale nel contesto europeo,
della prospettiva di sinistra, il fatto di mettere in marcia la lotta per
la liberazione nazionale, ma almeno per noi il legame è molto chiaro, gli
stessi responsabili hanno organizzato durante i secoli l'imposizione del
nostro paese, sia nazionale sia sociale e lo stesso popolo ha subito
entrambi, il popolo povero (nell’originale “petit peuple”, NdT), i
lavoratori.
Per noi il soggetto principale della lotta per la liberazione devono
essere e saranno i lavoratori: il popolo povero in fin dei conti. Ed oggi
l'imposizione amministrativa che il nostro paese subisce rende ancora più
necessario di continuare la nostra lotta. Ai giorni nostri, le strutture
istituzionali tradizionaliste mostrano la vera natura della democrazia
rappresentativa; alcuni guadagnano e la maggioranza soffre. All'inizio del
XXI secolo è sempre più chiaro che il mito della democrazia è caduto,
l'espansione continuata delle strutture globalizzate, la privatizzazione
delle strutture essenziali strategiche (l'educazione, la salute...), la
liberazione economica alla fine dei conti, le strutture di stato
tradizionali, sono diventate uno strumento del potere economico. E di
fronte a ciò, il popolo non è che un semplice spettatore, non ha potere di
decisione, è limitato a scegliere tra pepsi o coca cola, ma non può bere
dell'acqua, e l'acqua è indispensabile perchè il popolo possa
sopravvivere, l'acqua dei popoli, è il possesso del proprio futuro, la
sovranità economica e politica, la liberazione nazionale e sociale.
Ma non si deve intendere questa lotta come un alternativa particolare, e
non è una cosa che diciamo. Andiamo a vedere i differenti contributi
intorno a queste idee; si va a cominciare col testo di Lenin "Sul diritto
di autodeterminazione delle nazioni" e si va a continuare con "Il
manifesto nazionalista" del filosofo francese dello scienza U. Moulines.
In questi testi si può vedere che parecchi pensatori sanno che
l'alternativa locale, i movimenti di liberazione settoriale, possono
aiutare positivamente nei processi di liberazione degli altri paesi di
Europa e del mondo. Ma si sono scelti due autori della storia della
sinistra del XX secolo. Il primo V.I Lenin ed il suo testo "Il diritto di
autodeterminazione delle nazioni." Queste sono le sue parole:
"Questo stato delle cose pone al proletariato di Rusie un doppio lavoro, o
più esattamente, bilaterale: lottare contro tutti i nazionalismi e, in
primo luogo, contro il nazionalismo russo (come rappresentante dei
nazionalismi egemonici o imperialistici)*; riconoscere non solamente in
generale la completa uguaglianza dei diritti di tutte le nazioni, ma anche
i diritti di uguaglianza in ciò che riguarda l’edificazione dello stato,
vale a dire, i diritti delle nazioni all'autodeterminazione, alla
separazione; e, allo stesso tempo e proprio nell’interesse del successo
nella lotta contro tutti i nazionalismi di tutte le nazioni, sostenere
l'unità della lotta del proletariato e delle organizzazioni del
proletariato, la sua fusione più intima in una comunità internazionale, a
dispetto delle tendenze borghesi di isolamento nazionale."
* nota aggiunta al testo originale.
LENIN, V.I," Il diritto di autodeterminazione delle nazioni"
Ed il secondo testo è questo di JP Sartre. Questo secolo è stato nominato
il secolo di Sartre, e si vanno ad utilizzare le sue parole per spiegare
ciò che i processi di liberazione delle nazioni portano al contesto
europeo e mondiale. Queste parole sono di Giselle Halimir, il suo
segretario ed una delle fondatrici del movimento di sinistra ATTAC e si
possono trovare nel prologo del libro "il processo di Burgos":
Il movimento di liberazione basco ci rivela il bisogno che tutti gli
uomini, anche i più centralisti, di riaffermare le particolarità contro
l'universalità astratta: ascoltare la voce dei baschi, dei bretoni, degli
occitani e lottare con essi perchè possano affermare la loro particolarità
è, di conseguenza diretta, lottare anche, noi francesi, per la vera
indipendenza della Francia che è la prima vittima del suo centralismo",.
Sartre, J.P. Prologo del libro" Il processo di Burgos" di Giselle Halimi
Questa è la prospettiva pragmatica di Lenin nel 1914 per rispondere ai
problemi che in questa epoca c'erano nell'unione Sovietica. E 50 anni
dopo, come apporto positivo, la lettura di Sartre che dice che non c'è una
contraddizione tra i movimenti di liberazione di un paese ed il processo
di emancipazione dei lavoratori. Ed ancora di più, si pensa che le due
siano delle strade complementari, la stessa faccia della moneta, due
direzioni della stessa lotta.
La definizione di Segi
Questa è la lettura che Segi fa della situazione e di conseguenza, la
definizione dei suoi principi, delle alternative, della lotta e di queste
linee di lavoro. Segi vuole dare alla gioventù basca un'alternativa
rivoluzionaria, uno spazio per fare fronte alle condizioni di vita che si
subiscono tutti i giorni, per offrire un'alternativa integrale alla
gioventù basca per disegnare il suo futuro, per unirsi alla lotta per i
nostri diritti. Nelle radici del nostro lavoro si ha la convinzione che la
gioventù sia il motore nella lotta di liberazione nazionale, in questa
strada siamo degli attori, siamo i protagonisti e si proclama il nostro
spazio nella difesa dei diritti del nostro paese e per prendere parte alla
costruzione nazionale del Paese basco. Segi, in fin dei conti, è lo spazio
comune creato dalle persone libere per lottare per un paese libero, per i
giovani che si uniscono per lottare per un Paese basco libero e socialista.
Di conseguenza, all'ora di definire Segi si direbbe:
Segi è un movimento della gioventù basca, vale a dire, la gioventù è
compresa come un settore sociale. La gioventù ha i suoi propri problemi,
il suo ritmo proprio di fare le letture eh ha anche dei problemi propri.
Allora, Segi non è un'organizzazione giovanile perché è formata da
giovani, ma perché risponde ai problemi che ha il settore giovanile.
Segi un movimento di tutto il Paese basco. In esso ci sono la montagna e
la città, la costa e l'interno, il nord ed il sud. Nel nostro movimento
non si accettano le frontiere imposte. Siamo un paese, e funzioniamo come
un solo paese.
Segi è indipendentista, per la sopravvivenza del nostro paese, per
costruire un'alternativa socialista, è indispensabile conquistare la
sovranità, essere padroni del nostro futuro e per questo l'indipendenza è
uno strumento indispensabile.
Segi è rivoluzionaria, perché è il nostro lavoro, quello di trovare le
frontiere che il sistema ci ha imposto e rivoltarle, scoprire le
contraddizioni di questo modello e cambiarlo completamente.
Segi è femminista. La situazione che si vive specificamente oggi colpisce
le donne, ed ancora di più se giovani; non crediamo che la persecuzione
delle donne sia un problema periferico perché il modello neoliberista ha
nelle sue radici il modello patriarcale ed è per ciò che il nostro
obiettivo è questo di rivoltare il sistema neoliberista ove si trova un
campo strategico.
Segi è internazionalista, perché si sa che non si può essere liberi senza
i rapporti basati sulla libertà, l'uguaglianza e la solidarietà tra gli
altri paesi del mondo. Nel contesto neoliberista del mondo, si vede più
chiaro che i rapporti tra i paesi calpestati è indispensabile ed in questa
strada Segi vai a lottare per conoscere i paesi oppressi e per offrir loro
il suo sostegno, perchè la lotta per la libertà del nostro paese sia
arricchita dagli altri, allo stesso modo in cui la lotta degli altri sta
arricchendo noi.
Segi lavora per il basco, perché è la base della nostra identità, perché
la nostra lingua è la nostra sola nazione libera, perché esso è il modo di
contattare la realtà, è l'attrezzo indispensabile per comprendere ed
organizzare la nostra realtà. Perché la nostra indentità, valori, credenze
e cultura sono basati sul basco.
Segi è diverso, perchè in lei ci sono dei giovani con interessi e
motivazioni molto differenti, ma tutti lavorano per Euskal Herria.
Più che un'organizzazione, un movimento, perchè in essa tutti i contributi
sono benvenuti, ed i differenti gradi di impegno sono validi.
Segi nel contesto internazionale
Dopo avere descritto l'alternativa politica di Segi ed il suo
funzionamento, basiamo il lavoro a livello internazionale in una nozione
basica. Il Paese basco non è un'isola a parte del mondo, il nostro piccolo
paese è localizzato al centro del mondo, e tutto quello che ci accade ci
colpisce nella nostra vita di sempre, anche senza che noi ce ne rendiamo
conto. "L'effetto farfalla" per esprimere la catena caotica casuale,
"Quando in Giappone una farfalla sbatte le ali il vento che produce può
creare uno tsunami nella costa pacifica degli Stati Units d'America". E
ciò non è molto erroneo. Perché oggi si sa che se un'impresa in Germania
ha un grande insuccesso economico, i miliardi di lavoratori in Navarra
sono in pericolo. La farfalla sbatte le ali in Germania e si ha uno
tsumani in Iruñea.
È per ciò che quando analizziamo la situazione, anche se è molto lontana
da noi tutte le cose accadono vicino a noi. Conoscere è il lavoro che Segi
fa principalmente. Ed il panorama non è molto incoraggiante.
Oggi ci sono 5000-7000 popoli intorno al mondo e 4000 di essi sono
soprattutto popoli indigeni, situati in Africa ed Asia, solamente il 3% è
in Europa. Gli stati non sono tuttavia, più di 200 e solamente una dozzina
ha il controllo politico del suo paese. Questi paesi sono localizzati nel
cosiddetto primo mondo implicato nella gestione e creazione delle
organizzazioni internazionali, e si sono denigrati i loro obiettivi
(finire bruscamente con la seconda guerra mondiale, regolamentare il
potenziale dell'energia nucleare...).
In questo momento il ruolo le istituzioni internazionali è in una crisi
molto profonda. Gli stati potenti non accettano le decisioni di dette
istituzioni, come in Palestina. Spesso, soprattutto le grandi potenze, non
rispettano il criterio di non interferire nei problemi interni un paese,
l'esempio più paradigmatico, quello dell'Iraq, occupato militarmente