Da quando ho letto il 5° capoverso pag 14 dello splendido documento sulla ciclabilità a roma, sono in preda a dei seri turbamenti esistenziali:
chiedo aiuto agli estensori (
www.ciclonauti.org)
Devo farla finita?
Visto che:
sono una cicciona che non passa la vita ad ingurgitare schifezze;
sono imprigionata nel traffico,ma alla guida di uno scassatissimo ferrovecchio a due ruote;
sono spesso attaccata al telefonino, ma,da tempo, mi sono fatta una ragione dell irreversibile taglio del cordone ombelicale
non sto seduta un attimo e non ho (purtroppo
) uno splendido ufficio refrigerato;
probabilmente ho uno scarso cervello che tuttavia cerco di imprigionare il meno possibile;
cambio spesso prigione,ma non ho la minima intenzione di smaltire alcuna caloria in eccesso;sbuffo e sudo soltanto pedalando in salita, e lunico atto competitivo con me stessa credo risalga ai tempi dellasilo (che, guarda caso,essendo delle suore,era proprio un ambiente asettico(per inciso:credo che i polli dallevamento sarebbero ben felici di soprav-vivere in ambienti asettici
.)).
Infine, concludo la mia giornata , stravaccata,ma non su un divano tutto-ikea:
direttamente sul letto, subendo, più o meno passivamente, la compagnia di filosofi, (e/o)poeti,(e/o) fini intellettuali tout-court, rigorosamente biciclettari, più o meno normodotati relativamente al quoziente intellettivo e, non possedendo televisore, generalmente per ore ed ore, si declamano poesie di Paul Celan, si recitano le tragedie di Euripide, o si discetta su Martin Heidegger e Frydrich Nietzsche;
il tutto ingozzandoci di cioccolata e trangugiando fiumi di Brunello di Montalcino, quindi senza ruttare
Sarà per questo che non dimentico la mia solitudine, umana troppo umana?!?
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