[NuovoLab] bilancio iniziative genovesi su palestina

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carissimi,
le iniziative tenutesi a Genova nell'ambito della settimana di mobilitazione internazionale contro il Muro in palestina hanno avuto un discreto successo.
Per due mercoledì all'ora di silenzio per la pace in Piazza De Ferrari si sono distribuiti volantini e si è organizzata una mostra fotografica che ha suscitato l'interesse di moltissime persone.
Mercoledì prossimo si replica per l'ultima volta.
L'iniziativa si è ripetuta anche sabato 18, sempre in piazza de Ferrari per tutto il pomeriggio, in concomitanza con le due manifestazioni nazionali sul tema, che è stato forse il momento di maggiore visibilità dell'iniziativa.
Sono state anche raccolte circa trecento firme per la sospensione degli accordi tra Italia / israele e tra Eu / Israele, che aggiunte alle 200 già raccolte a Luglio, fanno un bel numero per la nostra città, considerato l'esiguità delle occasioni in cui si è proceduto alla raccolta.
Non ho dubbi che se l'iniziativa fosse stata più capillare e partecipata da qualche altra organizzazione, si potrebbero raccogliere migliaia e migliaia di firme.

Grande successo con sala piena anche l'incontro di Venerdì alla Bianchini, che ha ospitato in conteporanea Ali Rashid che ha fatto uno splendido intervento e l'ambasciatore palestinese in Italia.

Unico rammarico lo scarso interesse alla partecipazione alle iniziative, da parte di gruppi politici ed associazioni varie, se si eccettua RC, PDCI, la rete contro G8, e i Giuristi democratici.
Mi chiedo se ci siano le condizioni a Genova per coinvolgere attivamente Arci, sindacati etc. che pure lavorano intensamente sulla questione a livello nazionale.
A Gennaio dovrebbero essere a Genova alcuni refusnik israeliani e si pensava di organizzare anche altre iniziative.

La mostra fotografica, estremamente artigianale ma molto efficace, è a disposizione di chi la volesse utilizzare e probabilmente verrà ospitata dall'enoteca DADA nel mese di Gennaio.

Permettetemi una considerazione sulla questione "due popoli due stati".
Sono assolutamente d'accordo sulla necessità di due stati e due popoli sulla base delle risoluzioni dell'ONU.
Non mi sento però di scendere in piazza nè di gridare slogan di sostegno ad Israele, perchè mi sembra che non ne abbia proprio bisogno. E' come se, per parafrasare la favola del lupo e dell'agnello, per affermare che l'agnello ha diritto di bere l'acqua del fiume, dovessi contemporaneamente solidarizzare anche con il lupo, rivendicando il suo diritto a fare altrettanto (non dubito che anche il lupo si debba dissetare). Mi sembra poco aderente alla realtà e rischia di non fare capire il messaggio che porto con la mia protesta.
Chi può negare che c'è uno stato occupante ed uno stato occupato, che c'è una popolazione che gode di ingenti flussi di finanziamento internazionale e dell'appoggio incondizionato degli USA e dell'Europa, che oltretutto gli vendono o regalano armi di ogni tipo (i missili di Beit Hannun non a caso erano USA, la Germania gli ha appena venduto un sommergibile nucleare), ed una popolazione prigioniera, priva di diritti, un popolo di fantasmi, che vive sotto la soglia della povertà che si difende a mani nude?

Un'altra considerazione sul principio di "equidistanza" (o equivicinanza come si dice).
Essere equidistanti implica non avere posizioni ideologizzate sul conflitto mediorientale.
Devo tuttavia osservare che chi non è equidistante, ed anzi è fortemente ideologizzato è proprio chi applica sanzioni economiche ad una intera collettività priva di mezzi di sussitenza (perchè ha espresso democraticamente un governo inviso alla nostra politica) e che contemporaneamente si rifiuta di prendere in considerazione anche solo la possibiltà di applicare sanzioni analoghe ad Israele, per le ripetute violazioni dei diritti umani, come richiesto peraltro dalla Corte di Giustizia dell'Aia nella sentenza che ha dichiarato illegale il Muro (nel 2004, prima dell'approvazione dell'accordo di cooperazione militare), o dalle ripetute risoluzioni Onu, bloccate sempre dal veto degli USA e delle Isole Marhall (ma dove c.. sono?).
Cosa vuol dire essere equidistanti?
reagire alle illegalità sempre con la stessa forza?
o avvallare semplicemente la legge del più forte?
Essere equidistanti non può che comportare una pesante condanna della politica israeliana con tutto quello che ne consegue.
Essere equidistanti vuol dire chiedere l'applicazione del diritto internazionale, che è l'unico metro di giudizio che può essere considerato "equo", senza possibilità di "equi"voci.
Va bene dunque dire due popoli due stati, dichiararsi equidistanti, ma solo per poter denuciare con più forza e senza timore di essere accusati di ideologismi o peggio di antisemitismo, i crimini israeliani.
Altrimenti si rischia di dare messaggi ambigui, incomprensibili, e soprattutto inutili.
Dario


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