Re: [NuovoLab] A Milano senza Censure

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Aihe: Re: [NuovoLab] A Milano senza Censure
Purtroppo agnoletto non è riuscito a convincermi e mi dispiace perché avrei
voluto andare a milano ma francamente innsieme a rutelli e fassino non mi
trovo a mio agio, anche se ho votato per questo governo.
Non capisco come si possa manifestare per chiedere l'abbattimento del muro
dell'apartheid, la cancellazione dell'accordo militare israele/italia, la
cancellazione delle sanzioni all'Autorità Nazionale Palestinese (ANP),
insieme a quello stesso governo di centro sinistra che non denuncia e nulla
fa, e anzi rivendica il diritto a schierarsi con Israele ed ad applicare le
sanzioni contro il governo dell'ANP democraticamente eletto, contribuendo
così alla distruzione della società civile palestinese e rendendosi complice
della morte e delle sofferenze di migliaia di palestinesi. L'Europa doveva
bombardarci quando abbiamo eletto, per ben due volte, un governo con a capo
Berluscvoni e dentro i neofascisti? L'Europa hg stigmatizzato le scelte del
popolo italiano ma le ha rispettate. Il problema purtroppo è dei due pesi e
delle due misure. In questo come in altre cose. Questo è il problema. E r
ispetto a questo Agnoletto non entra nel merito e preferisce pensare che
dimostrarsi ragionevoli possa servire a far ragionare i cattivi o quelli che
non vogliono vedere. Non è così: abbassare la testa e la guardia serve solo
a legittimare il presente ed a sterilizzare ulteriormente l'azione del
movimento per la pace.
Sono io che ho perso il senso della misura? Voglio perdere a tutti i costi?
Non vedo quanto di buono si sta facendo? Sono sovversiva?
Giovanna caviglione


il manifesto, 17.11.06
>
> Il 18 a Milano, ma senza censure
> Vittorio Agnoletto
> L'interrogativo è semplice: «Quale dovrebbe essere il ruolo dei movimenti
> sociali in presenza di un governo di centrosinistra?»
> La risposta potrebbe essere altrettanto semplice e forse anche scontata:
> «Mantenere e difendere la propria autonomia da qualunque governo».
> L'autonomia dei movimenti è infatti un bene comune estremamente prezioso,
> soprattutto in Italia, dove la vittoria elettorale è giunta dopo anni di
> scontri politici durissimi. Vittoria resa possibile anche dall'importante
> ruolo svolto, spesso in solitudine, dal movimento dei movimenti fin dalle
> giornate genovesi del luglio 2001. Tutto ciò sembra facile a dirsi, ma è
> molto più difficile a farsi.
> La prima vittima di questa difficoltà sembra essere il movimento della pace
> che, ieri di fronte al rinnovo della spedizione in Afghanistan e oggi
> perfino sulla solidarietà con il popolo palestinese, appare diviso. Questa
> certamente non è una novità. Ma la dialettica interna fino ad ora è stata
> la ricchezza del movimento italiano che, proprio grazie al suo pluralismo,
> ha potuto svolgere negli anni passati un ruolo di leadership internazionale
> che gli ha permesso di lanciare l'appello per la mobilitazione mondiale
> contro la guerra del 15 febbraio 2003.
> Con l'avvio del governo di centrosinistra la situazione si è completamente
> modificata; la collocazione individuale o collettiva, associativa o
> sindacale nei confronti dell'esecutivo condiziona fortemente il dibattito
> interno al movimento e la scelta delle mobilitazioni da realizzare.
> Accade così che chi si è collocato formalmente all'opposizione «da
> sinistra» al governo operi, in modo più o meno esplicito, per inserire in
> tutte le mobilitazioni elementi di schieramento antigovernativo. Sull'altro
> lato «i governisti» tendono a sterilizzare aprioristicamente le piattaforme
> di lotta su quella che, a loro parere, è la massima mediazione possibile
> con l'esecutivo. La discussione di merito resta sullo sfondo. Personalmente
> non ritengo interscambiabile l'attuale governo con il precedente, né penso
> che il tanto peggio corrisponda al tanto meglio. Proprio per questo credo
> che il modo migliore per evitare un inesorabile scivolamento del governo
> verso lidi sempre più moderati, destinati a riconsegnare il paese alla
> destra, sia mantenere fermi gli obiettivi che in questi anni hanno
> caratterizzato la storia del movimento italiano. Questo vale per la
> Palestina come per l'Afghanistan.
> Per tutte queste ragioni il 18 novembre manifesterò a Milano per sostenere
> - come dice l'appello firmato insieme a tanti amici e compagni del
> movimento pacifista - la soluzione dei «due popoli e due stati» con la
> costituzione di uno Stato Palestinese nei Territori occupati nel 1967, per
> ripristinare il diritto internazionale che prevede lo smantellamento del
> Muro, per la liberazione dei prigionieri, ma anche per esigere dal governo
> italiano lo sblocco degli aiuti al legittimo governo palestinese e la
> rottura dell'accordo di cooperazione militare fra Italia e Israele. Senza
> rinunciare a chiedere da subito una drastica riduzione delle spese militari
> in una finanziaria che, come ben documentato da Carta, le ha aumentate fino
> all'incredibile cifra di 20 miliardi di euro. Senza censurare la richiesta
> del ritiro delle truppe dall'Afghanistan, con l'obiettivo di giungere
> quanto prima a una grande manifestazione unitaria, di tutte le anime del
> movimento, contro il rifinanziamento della missione.
> Il successo del corteo del 4 novembre testimonia che, nonostante tutto, il
> movimento non è poi così in cattiva salute come molti vorrebbero far
> credere.
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