[NuovoLab] FW: pacifismo bellicista e/o militarismo umanitar…

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Szerző: Elisabetta Filippi
Dátum:  
Címzett: forumgenova
Tárgy: [NuovoLab] FW: pacifismo bellicista e/o militarismo umanitario? molta è la confusione sotto il cielo(4)
Ricevo, condivido (non l'allegato) e inoltro.

Elisabetta


>From: "rosso anonimo" <info@???>
>To: "rosso anonimo" <info@???>
>Subject: pacifismo bellicista e/o militarismo umanitario? molta è la
>confusione sotto il cielo (4)
>Date: Fri, 17 Nov 2006 09:34:41 +0100
>
>pacifismo bellicista e/o militarismo umanitario?
>
>molta è la confusione sotto il cielo
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se un signore[1] può dire
>tranquillamente:”La presenza dei militari (in Afghanistan, ndr) è
>necessaria
>per poter progettare un più ampio e forte impegno civile per la
>ricostruzione di quel paese. … Per questo è giusto che l’Italia si faccia
>promotrice di una conferenza internazionale dei paesi donatori di truppe
>per
>rivedere la strategia complessiva”.
>
>
>
>La nozione di “paese donatore di truppe” è un contributo storico al
>perfezionamento della neolingua del “pacifismo bellicista e del militarismo
>umanitario”, che già si era espresso al meglio con “tacciano le armi”,
>“forza onu”, “la Palestina ha bisogno di noi (????)[2] - noi abbiamo
>bisogno
>della Palestina (!!!!)[3]”, “in movimento contro la guerra e contro il
>terrorismo”, che essendo quest’ultimo, il terrorismo, una delle tattiche di
>guerra non si capisce perché meriti tutta questa particolare attenzione
>(come sinistra, libertà, democrazia anche terrorismo sono parole da
>lasciare
>al busg.gw e ai media occidentali).
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se oltre alle invenzioni, la neolingua
>è anche fatta di elisioni, ad esempio la parola “resistenza” è un arcaismo
>dépassé da evitare con attenzione e determinazione, così il termine
>criminale di guerra, così il dire che il bush.gw, e non solo, hanno le mani
>sporche di sangue.
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se un tavolinetto, a tre o a quattro
>gambe non è dato sapere, assai sgangherato ancorché pacifista, dopo aver
>minacciato sfracelli a sostegno delle missioni militari di pace in ogni
>parte del pianeta, ha ritenuto necessario farsi perdonare la debacle di una
>frettolosa assise ad assisi convocando una manifestazione a milano alla
>quale, o in corpo o in spirito e alcuni sia con l’uno che con l’altro,
>hanno
>aderito tutti, tutti, quasi tutti (vedere per credere la dimensione del
>conformismo acritico l’elenco delle adesioni sul sito del tavolinetto),
>tranne i tre o quattro smandrappati che invece si ostinano ad andare lo
>stesso giorno a Roma.
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se tra i “tutti” anche il testimonial
>dei grissini piemontesi insieme al signore aduso a mangiare “paneecicoria”
>saranno a milano, ancorchè solo in spirito.
>
>
>
>il grissino oltre al cavouriano “bisognaesserciperpotercontare” in
>occasione
>dell’attacco contro l’Afghanistan promosso dal bush.gw, oltre al
>preelettorale “saremo leali con bush.gw”, invitò nel luglio del 2005
>cordialmente, anche quelli che saranno a roma, il grissino è per sua
>natura
>ecumenico, a rivedere i loro giudizi e pregiudizi su un uomo dai pacifici
>seppur militari pullout o disengagement, l’Arik di Sabra e Shatila.
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se, tralasciando altri dettagli
>disdicevoli, il grissino ebbe a scrivere durante l’aggressione israeliana
>al
>Libano, “Salvare Israele” (da che? de che?) che in allegato vi permettiamo
>di leggere integralmente, “Insomma, la pace, la sicurezza, la democrazia
>non
>basta invocarle, occorre affermarle assumendosi le responsabilità che
>comportano. Vale per il Medio Oriente, vale anche quando si tratta di
>scelte
>difficili, come essere presenti in teatri di conflitto come l’Afghanistan.
>
>Una scelta che - contrariamente a quanto sostiene una parte, sempre minore,
>della sinistra radicale - non è affatto in contraddizione con l’Articolo
>11[4] della Costituzione. Quell’articolo dice no alla guerra, ma dice anche
>no al terrorismo e no alla negazione dei diritti universali delle persone
>(sic!). Ripudia la guerra, ma dichiara l’impegno dell’Italia a concorrere
>alle azioni promosse dalle istituzioni internazionali per il mantenimento
>della pace e della democrazia. D’altra parte chiunque sia intellettualmente
>onesto deve riconoscere quanto sia forzato rappresentare come «guerra»
>azioni e interventi che hanno in realtà il carattere di «polizia
>internazionale» a tutela di valori, di diritti e principi essenziali per la
>sicurezza del mondo.
>
>Anche così, con atti limpidi e coerenti, una sinistra riformista dimostra
>la
>propria cultura di governo.”
>
>
>
>PER NOI SONO GUERRE! MA NOI SIAMO INTELLETTUALMENTE DISONESTI! (nda)
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se un signore di nome Peppino,
>l’allievo del massimo dei minimi[5], o se preferite del minimo dei massimi,
>ebbe in un convegno romano (2005) a presentare un intervento dal titolo
>sublime e dannunziano “Sionismo è una bella parola”[6].
>
>Non ne abbiamo contezza se non attraverso qualche breve nota redazionale,
>“il sionismo si presenta come un tentativo realizzato di far nascere uno
>stato moderno in cui convivono «l'autodifesa, le più innovative frontiere
>dello sviluppo, la solidarietà sociale».[7] Se lor signori(?) leggessero
>Haaretz si vergognerebbero di ogni cosa che scrivono.
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se un signore aduso a mangiare
>paneecicoria dopo aver sostenuto in campagna elettorale che il “compagno
>berlusconi” aveva un unico merito, la politica filoisraeliana, dopo essere
>andato sempre in campagna elettorale ad incontrare a Tel Aviv o a
>Gerusalemme i capi di Kadima (e all’aereoporto di Tel Aviv ebbe a essere
>sottoposto ai noti trattamenti gentili essendo i servizi di sicurezza
>israeliani all’oscuro di chi fosse il signore sbarcato con una valigia di
>paneecicoria, tanto che a protestare con il ministero degli esteri
>israeliano fu l’ambasciatore israeliano a Roma!), anche lui aderì alla
>manifestazione indetta dallo sgangherato ancorché pacifico tavolinetto.
>
>
>
>nessuna confusione sotto il cielo se tacciono non le armi ma il prodiromano
>e il bertinotti fausto.
>
>
>
>non vogliamo distrarre il prodiromano dai suoi compiti finanziari né
>vogliamo turbare il silenzio istituzionale del bertinotti fausto, silenzio
>utile a non dir nulla né dei crimini israeliani né dell’arresto di ministri
>e parlamentari palestinesi, arresto che conferma come in modo democratico
>ma
>terrorista israele voglia rimanere con la forza l’unica democrazia,
>ancorché
>terrorista, in medioriente.
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo se anche ceausescu e breshnev saranno
>seduti, loro per necessità solo in spirito, sullo sgangherato ancorché
>pacifico tavolinetto di milano.
>
>
>
>molta è la confusione sotto il cielo!
>
>
>
>Rosso Anonimo
>
>
>
>Dal deserto dell’Hoggar, 18 novembre 2006
>
>
>
>
>
>Salvare Israele di Piero Fassino La stampa 18/7/2006
>allegato
>
>
>
>A Lucia Annunziata che si chiede se lo Stato ebraico non sia oggi davvero
>in
>pericolo di esistenza, la mia risposta è sì. E i segni di questo enorme
>pericolo sono tanti: le ripetute dichiarazioni del Presidente iraniano, non
>un fanatico isolato, ma un uomo eletto a quella carica da milioni di
>iraniani e dunque «rappresentativo»; la legittimazione politica e la
>libertà
>di azione di cui gode in Libano Hezbollah, un movimento che dichiaratamente
>predica la distruzione di Israele e ogni giorno agisce militarmente per
>questo; il rifiuto di Hamas di riconoscere esplicitamente il diritto di
>Israele a esistere e, dunque, il rifiuto a negoziati diretti di pace; la
>campagna quotidiana, capillare, ossessiva messa in essere da una rete di
>associazioni islamiche che ogni giorno istillano in milioni di persone odio
>nei confronti degli ebrei e di Israele.
>
>
>
>Insomma, sono cresciute nel mondo islamico pulsioni integraliste e
>fanatiche
>che vedono nella negazione di Israele il segno del riscatto dell’Islam nei
>confronti di un Occidente vissuto come corruttore di costumi, oppressore
>politico e espropriatore di ricchezza (il petrolio).
>
>Avere questa consapevolezza significa che ogni Paese democratico, e quindi
>anche l’Italia, deve rendere chiaro al mondo islamico e alle sue classi
>dirigenti - non solo agli estremisti, anche ai moderati e ai riformatori
>che
>non sempre arginano con determinazione le derive fanatiche - che mai il
>mondo democratico, e in primo luogo l’Europa, accetterà qualsiasi forma di
>messa in causa o anche solo di precarizzazione dello Stato di Israele e
>della sua esistenza.
>
>Solo in quanto si renda garante dell’esistenza di Israele, l’Europa ha
>titolo anche per sollecitare il governo israeliano a non ignorare che
>nell’uso della forza - anche quando per difendersi - non si può smarrire un
>principio di proporzionalità.
>
>Ed è questo anche il modo più limpido per rendere evidente che in Medio
>Oriente non sono in conflitto un torto (degli israeliani) e una ragione
>(dei
>palestinesi), ma due ragioni.
>
>E’ una ragione il diritto dello Stato di Israele a vivere sicuro,
>riconosciuto e senza paura dei propri vicini.
>
>Ed è una ragione il diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato
>indipendente. Quelle due ragioni «simul stabunt, simul cadent»: ciascuno
>dei
>due popoli potrà vedere riconosciuto e affermato il proprio diritto solo in
>quanto riconosca la pari legittimità del diritto dell’altro e operi per una
>soluzione di reciproca soddisfazione.
>
>Insomma, la pace, la sicurezza, la democrazia non basta invocarle, occorre
>affermarle assumendosi le responsabilità che comportano. Vale per il Medio
>Oriente, vale anche quando si tratta di scelte difficili, come essere
>presenti in teatri di conflitto come l’Afghanistan.
>
>
>
>Una scelta che - contrariamente a quanto sostiene una parte, sempre minore,
>della sinistra radicale - non è affatto in contraddizione con l’Articolo 11
>della Costituzione. Quell’articolo dice no alla guerra, ma dice anche no al
>terrorismo e no alla negazione dei diritti universali delle persone.
>Ripudia
>la guerra, ma dichiara l’impegno dell’Italia a concorrere alle azioni
>promosse dalle istituzioni internazionali per il mantenimento della pace e
>della democrazia. D’altra parte chiunque sia intellettualmente onesto deve
>riconoscere quanto sia forzato rappresentare come «guerra» azioni e
>interventi che hanno in realtà il carattere di «polizia internazionale» a
>tutela di valori, di diritti e principi essenziali per la sicurezza del
>mondo.
>
>Anche così, con atti limpidi e coerenti, una sinistra riformista dimostra
>la
>propria cultura di governo.
>
>segretario dei Ds
>
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> _____
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>
>[1] Lorenzo Forcieri, sottosegretario alla difesa, l’Unità 12 nov 2006 pag.
>12
>
>[2] I Palestinesi manifestano sempre maggiori segni di insofferenza per i
>troppo numerosi procacciatori del niente italoeuropei, vedi lettera Jamal
>Jumà di Stop the Wall.
>
>[3] Sicuramente le numerose e fameliche ONG di destra, di centro e di
>sinistra.
>
>[4] Articolo 11.
>
>L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
>altri
>popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
>consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
>sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia
>fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali
>rivolte a tale scopo.
>
>[5] Il presidente del Consiglio dopo Prodiromano e prima di amatogiuliano.
>
>[6] Un signore di nome Abraham Burg, ex presidente della Knesset, ebbe
>sostenere nel 2003 che il sionismo non solo è morto ma che è anche un mito
>omicida.
>
>[7] «Il sionismo è una bella parola». Questa è «la sfida» che il deputato
>diessino Peppino Caldarola ha voluto proporre «all'intellettualità di
>sinistra». Perchè il sionismo, che ha combinato il fattore nazionale con
>quello religioso «ha dato vita ad uno stato sociale laico che ha
>rivoluzionato i modi di vita di un popolo». Perchè, «a differenza di altri
>movimenti nazionali tesi a far prevalere una casta o una classe
>sull'altra»,
>il sionismo si presenta come un tentativo realizzato di far nascere uno
>stato moderno in cui convivono «l'autodifesa, le più innovative frontiere
>dello sviluppo, la solidarietà sociale».
>
>http://www.dsonline.it/stampa/documenti/dettaglio.asp?id_doc=29611
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