lavoro repubblica
Scandalo scoperto a Genova sulle adozioni a distanza. In manette anche il segretario regionale dello Sdi
In Porsche con i soldi per l´Africa
Truffa sui fondi offerti in beneficenza per i bambini, tre arresti
Avrebbero rubato soldi destinati alla beneficenza. Denaro che doveva trasformarsi in risorse per i bambini poveri dell´Africa. E´ un´accusa pesante per il codice penale, ma anche perché mette a rischio la fiducia degli italiani nei confronti della solidarietà, quella che l´altra mattina ha portato in carcere tre responsabili di una onlus genovese, la Centro Cooperazione Sviluppo.
Gli arrestati sono Corrado Oppedisano, 44 anni, segretario regionale dello Sdi (si è autosospeso al momento dell´arresto); Simone Castellini, avvocato di 39 anni; Marco Curzi, anche lui 39 anni, consulente finanziario. Secondo l´ordinanza firmata dal gip Francesca Borzone su richiesta del pm Francesco Pinto: «Promuovevano e costituivano un´associazione per delinquere diretta alla commissione di più delitti di appropriazione indebita aggravata, avente ad oggetto i fondi derivanti dalla beneficenza pubblica e privata destinati all´associazione per finalità umanitarie di sostegno all´infanzia indigente del terzo mondo». Sconcertato Arcangelo Merella: «Spero risulti estraneo è un reato infamante».
CI sono buone ragioni per credere che il Ccs, acronimo che sta per Centro Cooperazione Sviluppo, possa riprendere i suoi progetti umanitari fin da questa mattina: la magistratura ha ordinato il dissequestro di una decina di conti correnti che fanno capo alla Onlus, affidandone la gestione a Gian Carlo Piano, vice-presidente dell´organizzazione. Uno pulito, dicono in Procura, uno di cui ci si può fidare. C´è bisogno di fiducia, soprattutto da parte delle persone che da quasi vent´anni affidano i loro soldi e speranze a questa associazione: perché «attraverso il sostegno a distanza - come recita il dépliant distribuito ovunque dal Ccs - tu puoi cambiare la vita di milioni di bambini». C´è bisogno di fiducia, nonostante tutto.
Dall´altra mattina sono rinchiusi nel carcere di Marassi e in regime di isolamento, il presidente, il segretario e il tesoriere della Onlus genovese: Corrado Oppedisano, 44 anni, che tra l´altro è pure segretario regionale dello Sdi (si è autosospeso al momento dell´arresto); Simone Castellini, avvocato di 39 anni con studio in via Assarotti; Marco Curzi, anche lui 39 anni, consulente finanziario. Secondo l´ordinanza firmata dal gip Francesca Borzone, «promuovevano e costituivano un´associazione per delinquere diretta alla commissione di più delitti di appropriazione indebita aggravata, avente ad oggetto i fondi derivanti dalla beneficenza pubblica e privata destinati all´associazione per finalità umanitarie di sostegno all´infanzia indigente del terzo mondo». Dal 2004 e fino allo scorso settembre, Curzi e Castellini - con il consenso di Oppedisano - si sarebbero messi in tasca euro e dollari destinati ai bimbi del Mozambico: 97.100 euro e 139.240 dollari americani, depositati con la causale Zeus sul conto corrente cifrato Paravento, acceso presso l´Ubs di Lugano.
L´inchiesta ha preso il via nel maggio scorso, quando Veziano Armandi, che nell´88 aveva fondato il Ccs diventandone presidente l´anno seguente, bussa alla stazione dei carabinieri di San Martino. E confessa con amarezza che la sua creatura da qualche anno - nel 2003 si è dimesso, ed Oppedisano ha preso il suo posto - è finita in brutte mani. Parla prima di sopravvenute ed esorbitanti spese, poi di misteriosi storni e passaggi in denaro, infine della creazione di conti correnti esteri. Già in passato l´associazione era stata oggetto di esposti, ma la magistratura aveva archiviato dopo che la Guardia di Finanza aveva certificato la bontà dei bilanci della onlus. Il maresciallo Franco Monteleone questa volta non concentra la sua attenzione sulle partite doppie, ma sugli uomini. Ottiene la collaborazione di alcuni impiegati del Ccs, riesce a registrare una serie di colloqui compromettenti tra i vertici dell´associazione. Un secondo maresciallo, Sergio Moscatelli, e altri due militari (Alessandro Curcio, Davide Muru), interrogano, pedinano, compiono verifiche contabili sull´asse Genova-Mozambico, dove gli indagati si recano regolarmente. E il cerchio si stringe inesorabilmente, fino alla cattura dell´altro ieri.
Il sospetto è che quei fondi destinati ai piccoli africani siano serviti ad acquistare una Porsche, a comprare un appartamento, a pagare il mutuo di un´altra abitazione. Temi su cui stamani alle nove saranno ascoltati i tre nel corso dell´interrogatorio di garanzia, condotto dal gip Borzone alla presenza di Francesco Pinto, il pubblico ministero che ha coordinato l´inchiesta. Intercettati al telefono, i tre arrestati quando si riferiscono ai soldi portati in svizzera parlano di «stipendi» e ancora di «piccoli risparmi». Negli ultimi tempi sarebbero diventati «sospettosi», scrive il gip: temevano controlli, e per questo motivo avevano chiesto «aiuto» ad appartenenti delle forze dell´ordine. Un particolare inquietante che, unito al pericolo che continuassero a mettere da parte i cosiddetti «piccoli» risparmi, ha reso inevitabili le manette.
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Nelle telefonate i rapporti tra i soci. Preoccupati anche per il futuro del Nepal...
Quei soldi sul conto svizzero "Anche mia nonna li giustifica"
le intercettazioni
il codice Il nostro è denaro destinato allo sviluppo del centro in Portogallo
il gruppo Chiuderemo la partita, qui rischiamo tutti, su... siamo un gruppo, o no?
«DENARO destinato allo sviluppo del Ccs in Portogallo». Così gli indagati, parlando con alcuni impiegati che avevano saputo dei misteriosi versamenti all´estero, giustificavano il denaro accantonato sul conto corrente Paravento di Lugano. Le cinquanta pagine dell´ordinanza di custodia cautelare sono più che altro dedicate ai dialoghi fra Oppedisano, Castellini, Curzi e alcuni dipendenti della onlus genovese. Telefonate intercettate o dialoghi registrati di nascosto in bar e ristoranti del centro, in cui si parla di viaggi in Svizzera con il denaro contante recuperato dalla Standard Bank di Beira, Mozambico. Di macchine di lusso, terreni e yacht da acquistare in Sudafrica. E di qualche "problema": c´è da zittire con un po´ di soldi un´impiegata che vuole raccontare tutto, c´è da tacitare altrimenti un funzionario che avanza dei sospetti. Ma i tre paiono tranquilli, sicuri che le cose andranno a posto: «Chiuderemo la partita al Ccs», dicono, aggiungendo: «Rischiamo tutti, su...: siamo un gruppo, o no?». Nessuna paura rispetto alle migliaia di euro in contributi, che dovevano essere destinati ai bimbi, e invece ingrassavano il conto svizzero: «Cioè, anche mia nonna li giustifica... - dice Oppedisano - ...ci sono i piccoli risparmi...». Scrive, la Procura: «Le valutazioni dei tre in merito al percepito convergono nel concludere che non si è trattato di "un resort, una tenuta, una Ferrari 400, uno yacht a Durban". Ma di "una cavalla": ovvero che, in parole povere, non si è divenuti miliardari ma certo qualche vantaggio economico lo si è tratto».
Nei prossimi giorni, anche alla luce degli interrogatori di stamani, il pm Francesco Pinto dovrebbe recarsi in Svizzera e attraverso una rogatoria fare chiarezza sui rapporti patrimoniali degli arrestati con l´Ubs di Lugano. Gli inquirenti vorrebbero sapere di più anche sui conti del Ccs rispetto ad altri paesi come l´Angola, lo Zambia ed il Nepal. «Mi preoccupa la situazione in Nepal...» dice ad un certo punto Oppedisano, registrato mentre sta parlando della questione "stipendi". Ma questa è una nuova partita investigativa.
Vale la pena di raccontare la cattura dell´altro giorno. L´operazione, ribattezzata Broken Smile, Sorriso Spezzato, è cominciata all´alba. I militari del maresciallo Monteleone si sono presentati contemporaneamente nelle abitazioni di Corrado Oppedisano (che vive in via Oliva, a Sestri Ponente), di Simone Castellini (via Montenero, Marassi) e di Marco Curzi (Albaro, via Pozzolo del Friuli). I tre non sono rimasti sorpresi più di tanto, e avrebbero manifestato la loro volontà di collaborare nelle indagini. Oppedisano per la verità ha provato a difendersi, spiegato di essere «un politico», ma è poi salito senza protestare sull´auto dei carabinieri. Ci sono rimasti proprio male invece i genitori del consulente finanziario, Marco Curzi. Il figlio vive insieme a loro, si sono fatti raccontare brevemente dal maresciallo cosa stava accadendo. E non ci credevano: «Dopo tutti i soldi che abbiamo speso per farlo studiare», scuotevano la testa
------------Simone Castellini e Marco Curzi
Chi sono il broker e l´avvocato nell´affaire
Il broker e l´avvocato erano due collaboratori fondamentali per Oppedisano. In base a quanto scritto nell´ordinanza di custodia cautelare, sarebbero stati proprio loro ad impossessarsi delle somme destinate ai paesi africani. Simone Castellini, 39 anni, è un avvocato civilista con studio in va Assarotti. Marco Curzi, stessa età, lavora come promotore finanziario per una società del centro città. Entrambi mercoledì mattina sono stati prelevati nelle rispettive abitazioni di Marassi ed Albaro. Marco Curzi è difeso dall´avvocato Giuseppe Donato, mentre Simone Castellini dai suoi colleghi di studio, Fiorenzo Celasco e Mauro Ruscitti.
I due entrano a far parte del Centro in momenti distinti. Curzi arriva con Oppedisano nel 2002 quando il presidente Veziano Armandi ha necessità di consigli finanziari e legali per far fronte ad alcune problematiche legate anche a rapporti con dipendenti. Proprio per queste ragioni gli viene presentato l´avvocato Castellini che poi diventa segretario e responsabile dei programmi internazionali dell´associazione. Curzi diventa invece il tesoriere.
Da segnalare intanto che, sulla vicenda, ieri sono state presentate due interpellanze di Alleanza Nazionale in Regione e Comune.
«Sarà l´autorità giudiziaria ad accertare tutte le responsabilità e soprattutto se qualcuno, in maniera abietta, ha approfittato dei buoni sentimenti di tanta gente per bene ai fini di lucro personale - hanno dichiarato i capigruppo Gianni Plinio e Gianni Bernabò Brea, - Con la nostra iniziativa intendiamo verificare eventuali rapporti esistenti tra la onlus in questione e le pubbliche amministrazioni, tanto più a proposito di una associazione che sembrava godere di tante sponsorizzazioni di ben individuata natura politica». Sia la Regione che il Comune hanno, però, già fatto sapere di non aver mai stanziato fondi a favore del Ccs.
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IL RETROSCENA
La ferita riaperta dei socialisti
Oppedisano, da portaborse a segretario del "nuovo corso"
Quarantenne, con la passione dello sci e il pallino degli aiuti al terzo mondo. Ecco chi è la "faccia pulita" al centro dello scandalo
AVA ZUNINO
Quarantaquattro anni, con la passione dello sci e il pallino degli aiuti al terzo mondo, soprattutto i paesi africani dove andava regolarmente per operazioni di volontariato, Corrado Oppedisano è l´uomo che i socialisti liguri hanno scelto come "faccia pulita" per far scordare gli anni di tangentopoli e le monetine a Craxi all´hotel Raphael di Roma. L´altra mattina, quando sono andati ad arrestarlo nella sua casa di Sestri Ponente, sulla collina sopra all´ospedale, per prima cosa si è autosospeso dal partito. Oltre ad essere il presidente del Css, il centro delle adozioni a distanza le cui vicende lo hanno portato in carcere, era il segretario regionale dello Sdi, i socialisti del centrosinistra che qui a Genova avevano appena sottoscritto un accordo con il Nuovo Psi (di De Michelis) riportandoli a sinistra e pensando ad una lista socialista unica alle prossime amministrative. Dentro all´Ulivo. Questo è il clima in cui è calata la notizia dell´arresto di Oppedisano, per i riflettori e i media un non-personaggio, uno che pur essendo segretario regionale dello Sdi preferiva restare un passo indietro rispetto alla scena pubblica. Non era da prima fila e forse se lo è sentito rimproverare in questi anni, quando scivolava via con un sorriso e gli occhi che brillavano di una luce divertita. Diverse volte si era candidato, anche alle politiche all´epoca dell´alleanza Sdi-verdi, ma sempre sapendo che erano candidature di bandiera.
Il socialismo, per lui era anche un lavoro: dipendente della Regione, dall´inizio degli anni Novanta era il segretario di Fabio Morchio, l´assessore regionale alla cultura, tra i pochi socialisti che, pur avendo ruoli di primo piano (vice sindaco, ad esempio) nella prima Repubblica, non è stato sfiorato da Tangentopoli. Oppedisano rispetto a Morchio è la figura di quel che in politichese si chiama il portaborse. Era con Morchio adesso, all´assessorato alla cultura, e prima all´assessorato all´ambiente e ai lavori pubblici. «Come partito abbiamo già espresso la nostra fiducia nella magistratura - diceva ieri Morchio - che possa chiarire le cose il più rapidamente possibile». La fiducia, dice, è che i magistrati possano accertarne l´innocenza e stabilire che non ha tratto benefici personali da una vicenda che, se vera, sarebbe davvero infamante. Prendere soldi destinati ai bambini poveri. In Regione sono decine e decine gli impiegati, dirigenti e anche consiglieri e assessori degli altri partiti, che a quegli aiuti hanno creduto e che hanno firmato con il Ccs di Oppedisano un´adozione a distanza. «E´ una cifra di 250 euro all´anno per un bambino - racconta chi ha adottato un bimbo a distanza - si possono dare una volta all´anno o un tot al mese: ma niente contanti, ce lo hanno detto subito, per una cautela in quanto i versamenti devono sempre risultare». Le facce sono sbigottite. Graziano Mazzarello, oggi parlamentare dei Ds che in Regione era stato vice presidente della giunta Mori, è tra coloro che hanno adottato con il Ccs. Più che sbigottito è furioso e dice cose pesantissime. Irripetibili. «Ho adottato due bambine - racconta - il danno di una vicenda come questa è incalcolabile: prima di mettere questi signori ai domiciliari ci pensino bene, perché non è solo una cosa gravissima nei confronti delle persone e dei bambini in difficoltà ma è anche un colpo all´idea dell´adozione internazionale».
Oppedisano, separato, senza figli, vive a Sestri Ponente, in via Domenico Oliva. E´ la delegazione in cui vive la sua famiglia da sempre, anche il fratello Mario, socialista anche lui, dipendente della Regione anche lui, autore di un libro su Sandro Pertini. Nel Psi della prima Repubblica, l´allora giovanissimo Oppedisano era stato nelle organizzazioni giovanili. A parte la famiglia, è sui socialisti che l´arresto ha colpito duro. «C´è molto scoramento, molta afflizione, ci auguriamo tutti che Oppedisano sia totalmente estraneo a queste vicende: siamo allibiti, il reato è il più infamante immaginabile. Oggi - racconta Arcangelo Merella, assessore comunale - il nostro problema è come uscirne dal punto di vista della costruzione di un´immagine pulita, alla vigilia della campagna elettorale per le amministrative, rincuorando i poveri iscritti, che, passato il supplizio di Tangentopoli senza averne responsabilità, stavano rialzando la testa». Neppure Morchio, noto per il suo distaccato pragmatismo, si nasconde che comunque vada a finire, anche l´ipotesi di un totale riconoscimento di innocenza: «non ci farà guadagnare in voti e in immagine. Lo abbiamo già visto con i socialisti arrestati negli anni novanta per Tangentopoli: salvo uno o due casi, sono stati tutti prosciolti con formula piena. Mi vengono in mente solo alcuni nomi, i Saitta, Timossi, Denaro, Scarrà e altri. Queste sentenze hanno reso l´onore alle singole persone, ma non i voti al partito».
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secolo xix
Così i soldi per l'Africafinivano sui conti svizzeri»
scandalo genova-mozambico
Parla la teste che ha denunciato Oppedisano (Sdi), Castellini e Curzi
GENOVA. «Ho provato a denunciare tutto, ma Oppedisano non mi ha dato ascolto. Curzi e Castellini praticamente mi avevano ricattato, facendomi capire che se non mi fossi uniformata al loro malcostume avrei perso il lavoro. E ho fornito io le prove ai carabinieri, le copie delle ricevute, alcune informazioni sui conti svizzeri. Ecco, quando ho capito che parte dei soldi veniva deviata su un fondo "cifrato", mi sono resa conto che la truffa stava diventando sistematica». Dalla sua casa di Maputo, in Mozambico, parla Patricia Cavagnis, ex dipendente del Centro di cooperazione e sviluppo - onlus attiva nel terzo mondo soprattutto nelle adozioni a distanza - finita al centro di una clamorosa inchiesta che ha portato in carcere l'ex segretario regionale dello Sdi, Corrado Oppedisano (presidente dell'associazione), l'avvocato Simone Castellini, uno dei dirigenti e il promotore finanziario Marco Curzi, tesoriere. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita di fondi destinati alla beneficenza e tutti e tre gli arrestati sono a Marassi.
Le ore e ore di intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dai carabinieri guidati dal maresciallo Franco Monteleone (all'interno ne sono riportati ampi stralci) certificano le estenuanti pressioni di Curzi e Castellini su altri dipendenti, affinché eseguano le transazioni illegali. Ma svelano anche una lunga serie di dettagli inquietanti
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secolo xix
«Macché truffatore: non ho colpe»
LO SCANDALO DELLA BENEFICENZA
L'avvocato Castellini, cooperazione e Porsche: sono anni che mi impegno per la onlus
«SONO ANNI CHE mi impegno in questa onlus, spendendo tempo ed energia in un'attività da volontario nella Ccs. E tutto ciò a scapito della mia attività di avvocato civilista...».
Un appartamento elegante, situato in stradone Sant'Agostino, quello in cui sono entrati, all'alba di due giorni fa, i carabinieri della stazione San Martino. Nelle mani degli uomini in divisa, agli ordini del maresciallo Franco Monteleone, c'era un'ordinanza di custodia cautelare per Simone Castellini, avvocato di 39 anni. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione di fondi destinati alla beneficenza. In concorso con altri due professionisti genovesi: Marco Curzi, promotore finanziario di 39 anni e Corrado Oppedisano, 44 anni, segretario regionale dello Sdi e portavoce dell'assessore regionale alla cultura Fabio Morchio.
«Completamente estraneo a tutte le accuse che mi vengono mosse» ha detto ieri Castellini a uno dei suoi difensori di fiducia e collega di studio legale, l'avvocato Fiorenzo Celasco, che lo assiste insieme all'avvocato Mauro Ruscitti. Stamattina l'indagato si presenterà in tribunale per l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Franca Borzone. La Ccs (Centro cooperazione e sviluppo Italia) è un'onlus che si occupa da circa 20 anni di cooperazione e sviluppo a favore delle popolazioni del Mozambico. Dal 2002-2003 ai vertici della sede italiana figurano i tre professionisti sotto accusa: Oppedisano presidente (difeso dall'avvocato Carlo Cacciapuoti) Castellini, consigliere con delega all'ufficio progetti internazionali e Curzi, tesoriere (difensori Giuseppe Donato e Monica Tranfo). Più altre due persone sulle quali non sono stati adottati provvedimenti: il vice Presidente Giancarlo Piana e il consigliere Giorgio Zagami.
Secondo gli investigatori, i tre avrebbero fatto pressioni sui destinatari degli aiuti in Mozambico per convincerli a stornare una parte dei finanziamenti (si parla di duecentomila euro) su un conto corrente bancario in Svizzera. Denaro col quale sarebbe stata anche acquistata una Porsche, vettura che inizialmente il direttivo Ccs avrebbe tentato di intestare ad una delle impiegate italiane della Ccs in Mozambico, Patricia Cavagnis. Dipendente poi licenziata e che si trova ora ad essere una delle principali accusatrici a carico di Oppedisano, Castellini e Curzi.
All'alba di mercoledì sono scattati gli arresti: Oppedisano a Sestri, Curzi in Albaro e Castellini in centro storico, al primo piano del palazzo che ospita il teatro della Tosse. Sul tavolo, nell'abitazione dell'avvocato sotto indagine c'è la rivista "Tutto Porsche". Su una mensola repliche in scala dello stesso modello di vettura sportiva. In un garage non distante, c'è l'auto vera e propria, acquistata in leasing da Castellini, Oppedisano e Curzi: l'ipotesi è che la fuoriserie tedesca sia stata acquistata dagli indagati con denaro in qualche modo riconducibile agli aiuti umanitari che la Ccs raccoglieva e destinava al Mozambico.
Brillante avvocato, Simone Castellini. «Ambizioso e spregiudicato» racconta chi lo conosce bene. Che però aggiunge «Credeva in quello che faceva, da anni si è dato anima e cuore a questa onlus, trascurando la sua attività professionale». L'ordine degli avvocati di Genova sta valutando in queste ore la sua sopensione dall'albo: «In attesa che la magistratura faccia chiarezza». Incensurato, nato da una famiglia non facoltosa (la madre era impiegata e il padre postino: alla sua morte, due anni fa, l'anziano ha lasciato al figlio una discreta eredità) Simone Castellini ha un buon tenore di vita e ama la vita notturna, come del resto tanti professionisti di successo. Come tanti altri single,benestanti, sui quarant'anni. «Alla Ccs rivesto incarichi organizzativi - ha detto ieri al suo difensore - e non legati alla gestione economico-contabile. È un colpo forte da incassare, ma sono sereno. E confido nella serietà delle indagini che, seppur complesse, porteranno a fare chiarezza sulle eventuali responsabilità».
«Siamo sconvolti, chi se lo aspettava?» Dicono invece gli amici più stretti di Marco Curzi. Fidanzato da oltre un decennio, promotore finanziario per la banca Generali, anche per lui martedì mattina ha segnato l'inizio della carcerazione preventiva. «Amava i viaggi, ed era sempre sorridente. Almeno fino a ieri...».
Simone Schiaffino
17/11/2006
------Don gallo: «Eppureispiravano fiducia»
le reazioni
La rete dei sostenitori, dei simpatizzanti e degli "amici" del Centro cooperazione e sviluppo comprendeva privati cittadini, politici, personaggi dello spettacolo e sacerdoti. Corrado Oppedisano è sempre piaciuto a tutti per la sua affabilità, per la passione con la quale descriveva progetti e attività. Aveva "convinto" il presidente della Provincia Repetto, ad esempio. «L'associazione era stimata e ben vista da tutti - dice - aveva partecipato all'ultimo bando della Provincia per ottenere i fondi della Cooperazione internazionale, ma non aveva vinto. Prima non ricordo, non credo che abbia preso soldi da noi». Repetto conosce bene Oppedisano. «Mi ha sorpreso questa faccenda. Ricordo l'inaugurazione del centro, chi l'avrebbe detto?». «Ho fiducia nella magistratura - conclude - sarà fatta chiarezza su tutto, aspettiamo a giudicare». «Sì, li ho conosciuti. Fanno cooperazione, è normale che abbiamo avuto occasione di incontrarci», dice don Gallo, fondatore della comunità di San Benedetto, tra i "sostenitori illustri" del Ccs. «Mi auguro che possano dimostrare la loro innocenza - dice don Gallo - certo, i soldi in Svizzera qualche dubbio lo mettono. Se fosse così, sarebbero da condannare: come togliere alla cooperazione migliaia di euro?».
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«Costernati emortificati»
i dipendenti
«È TUTTO IL GIORNO che stiamo ricevendo attestazioni di stima e solidarietà: dai nostri sostenitori, che sono quelli che ci aiutano nella raccolta di fondi a favore delle popolazioni dell'Africa, dalle istituzioni e da chi ci conosce... Da chi conosce il modo in cui lavoriamo». Hanno passato tutta la giornata al telefono i dipendenti della Ccs, che ha sede in via Dante. Dopo che il terremoto giudiziario la decapitato i vertici della onlus. «Le eventuali responsabilità dei singoli non riguardano in alcun modo il personale (circa 15 persone, ndr). Ci sentiamo vittime inconsapevoli, come tutti i sostenitori che hanno sempre dato fiducia e credito alla nostra missione di solidarietà».
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