Autore: massimiliano.piacentini@tin.it Data: To: forumlucca Oggetto: [Forumlucca] Perché le religioni odiano i "pervertiti"?
Da "Liberazione", 12 novembre 2006
Vaticano e ultraortodossi contro il
corteo di Gerusalemme
Gay pride, perché le religioni odiano i
«pervertiti»?
Di Saverio Aversa
Ancora una volta la Libertà è stata
sconfitta a Gerusalemme. Venerdì 10 novembre i diritti umani e civili
hanno subito una grave battuta d’arresto da parte dei fondamentalisti
delle tre religioni monoteiste che non si sono fatti alcuno scrupolo
nello strumentalizzare lo stato di guerra continua presente in quella
città, in Israele e in Palestina, per cercare di impedire una
manifestazione pacifica organizzata dalle associazioni gay, lesbiche,
bisessuali e transessuali.
Già dall’anno scorso a Gerusalemme si
sarebbe dovuto tenere il World Pride, il secondo dopo quello di Roma
del 2000, ma la tensione e i disordini collegati allo sgombero dei
coloni israeliani dalla striscia di Gaza aveva imposto uno spostamento
all’anno successivo. Il WP era stato quindi rimandato all’agosto 2006
ma, sfortunatamente, la concomitanza con la guerra con il Libano ha
fatto cancellare il nuovo appuntamento ed è stata fissata un’altra
data: il 10 novembre.
Ma già il 18 ottobre scorso, esponenti politici
conservatori e rabbini ultraortodossi sono scesi in piazza chiedendo la
definitiva cancellazione del Pride. Una serie di manifestazioni
intolleranti e violente, avallate dai partiti di destra che fanno parte
del governo, si è protratta anche nei giorni successivi trasformandosi
in una vera e propria rivolta contro “il corteo dei pervertiti” con
lanci di pietre e altri oggetti verso i poliziotti, con fuochi
appiccati ovunque. Una bomba rudimentale è stata ritrovata in una
stazione di polizia sotto la scritta “Via i sodomiti”.
Un gruppo di
attivisti capitanati da Saar Netanel del partito Meretz, gay
dichiarato, ha fatto ricorso alla Corte Suprema che si espressa con una
sentenza a favore della manifestazione ma contraria alla partecipazione
di esponenti glbt provenienti dall’estero cancellando quindi il
carattere internazionale del Pride. Le forze dell’ordine hanno
dichiarato di non avere i mezzi per garantire la sicurezza della parata
che doveva percorrere le vie della città nuova senza quindi toccare i
quartieri del centro. A questa complessa situazione si è aggiunto il
timore di rappresaglie, conseguenti ai bombardamenti israeliani dell’8
novembre a Gaza con l’uccisione di 18 civili, che tiene in stato di
allerta sia polizia che esercito.
Intanto è arrivata anche una
dichiarazione dal Vaticano nella quale Ratzinger esprimeva viva
disapprovazione nei confronti della parata omosessuale considerata un
grave affronto ai sentimenti di milioni di credenti ebrei, musulmani e
cristiani che pretendono venga rispettato il carattere sacro della
città di Gerusalemme. Tsipi Livni, ministro degli esteri di Israele, ha
ricevuto, attraverso il nunzio apostolico, la richiesta di impegnarsi
per impedire l’evento mentre il Rabbino Capo ha organizzato riunioni di
preghiera contro “l’abominevole marcia”.
Il corteo non è stato quindi
autorizzato e i gruppi glbt hanno dovuto accettare il duro compromesso
di una manifestazione stanziale che si è tenuta nello stadio dell’
Università Ebraica situato in una zona vicina al Parlamento ma lontana
da “Mea Sharim”, quartiere degli ultraortodossi, con la presenza
ridotta di soltanto 3000-4000 persone che hanno dato vita ad una
protesta contenuta, senza l’allegria e la stravaganza tipiche delle
marce per l’Orgoglio omosessuale ma con la partecipazione significativa
di molte famiglie eterosessuali con bambini al seguito. C’erano
cartelli e striscioni portati soprattutto dagli appartenenti ad “Open
House”, la più importante associazione glbt di Gerusalemme, affiancati
dagli esponenti di “Queeruption”, anarchici radicali di Tel Aviv che
hanno protestato energicamente contro la guerra che Israele sta
continuando contro gli hezbollah insediati nel Libano del sud. Fra i
due gruppi si è accesa una forte discussione: “Open House” ha accusato
“Queeruption” di voler trasformare la protesta contro l’omofobia in una
contestazione politica contro la guerra, argomento che divide anche la
comunità glbt israeliana. Il raduno è stato protetto da qualche
migliaio di poliziotti, dal cielo sorvegliavano numerosi elicotteri
mentre, nei pressi del Giardino della Campana della Libertà, qualche
decina di attivisti glbt tentavano comunque di dar vita una marcia non
autorizzata con l’intenzione di raggiungere lo stadio. Ma la polizia è
intervenuta immediatamente e ha fermato alcuni dimostranti, così come
ha fermato un gruppo di ebrei ultraortodossi che avevano la stessa meta
ma intenzioni diverse.
Come ha scritto Ralf Dahrendorf, in un
articolo ripreso da Repubblica oggi, tutto questo è l’ennesima
dimostrazione di quanto la religione condizioni fortemente la politica
in tutto il mondo, con ingerenze evidenti a tutti e con la conseguenza
di una sofferenza arrecata a molti. Daherndorf ricorda come Israele ha
atteso molti anni prima di stilare la propria Costituzione poiché i
laici temevano fortemente l’influenza degli ebrei ortodossi e conclude
esortando chi ha a cuore la libertà di difenderla ora, prima che sia
troppo tardi, prima che sia necessario battersi per riconquistarla. A
Gerusalemme la libertà sembra definitivamente perduta e ci vorrà molto
tempo e un serio impegno civile diffuso prima di ritrovarla.