AL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA
In questi ultimi mesi quella che da sempre abbiamo chiamato guerra globale permanente è proseguita e centinaia di migliaia di donne e uomini ne sono state le principali vittime.
Il movimento che in questi anni si è mobilitato per fermare questa guerra sembra oggi in difficoltà soprattutto in Italia, dove in passato si sono invece svolte le più grandi manifestazioni europee. Riteniamo fondamentale un suo rilancio per riattivare liniziativa delle migliaia di persone che ne sono state motore.
Lassemblea di Firenze del 21/22 ottobre è stato un primo momento che ha mostrato, accanto alle difficoltà accennate, anche il permanere di un linguaggio comune e le potenzialità per uniniziativa contro le politiche delle guerra globale perché ancora forte è il sentimento di opposizione alla guerra dentro le reti e le organizzazioni che hanno attraversato le mobilitazioni di questi anni.
Il 18 novembre il movimento manifesterà per la Palestina e le/i palestinesi. La manifestazione di Milano promossa dalla Tavola della Pace potrebbe vedere una partecipazione importante e la scelta di Action for Peace di essere tra i promotori e di portare un suo contributo di proposte ci spinge ad un impegno per far crescere la partecipazione al corteo.
Questo però non cambia la nostra convinzione che il movimento contro la guerra in questo momento debba mettere in campo uniniziativa complessiva a partire dalla richiesta di ritiro immediato dei soldati dallAfghanistan e di iniziare a praticare politiche di disarmo, riducendo le spese militari.
Cinque anni fa linvasione dellAfghanistan diede il via alla guerra globale permanente - una strategia di dominio mondiale con cui il governo Usa e le grandi multinazionali hanno segnato la nuova corsa alla predazione delle risorse energetiche globali e hanno tentato di rispondere alla caduta verticale di consenso del modello neoliberista.
Questi cinque anni di guerra hanno provocato centinaia di migliaia di vittime civili, hanno affamato le popolazioni coinvolte, hanno reso più insicuro lintero pianeta e la vita delle persone. E la guerra è tornata nel luogo della grande rimozione mondiale, nella madre di tutte le contraddizioni : il Medio Oriente del Libano e della Palestina.
Laggressione israeliana al Libano, fermata dallopposizione dellintero popolo libanese, vede oggi uninterposizione da parte di una missione Onu. Una situazione che ha garantito una tregua, non la pace. Una vera pace può essere perseguita solo da una forte pressione politica per il rispetto del diritto internazionale, a partire dalle risoluzioni dellOnu che chiedono il ritiro dai territori occupati in Palestina, Siria e Libano.
Cinque anni fa le strade di Genova hanno visto una nuova generazione scendere in campo. Dichiarando che un altro mondo è possibile quel movimento ha assunto come elemento fondativo della propria radicale alterità il no alla guerra e al liberismo.
Un movimento che ha ottenuto un primo importante risultato: la caduta del governo guerrafondaio di centro-destra e il ritiro delle truppe italiane dallIraq.
Un primo risultato è raggiunto, ma non è ancora mutato lo scenario: il mantenimento della missione in Afghanistan, gli scenari geostrategici internazionali evidenziano lenorme distanza ancora esistente tra i luoghi della decisione politica e il comune sentire delle popolazioni, per le quali lunica riduzione del danno è la fine della guerra, la costruzione di politiche e pratiche di pace e di giustizia sociale.
Per questo noi oggi facciamo appello a tutte le donne e gli uomini, a tutte le reti, associazioni e organizzazioni sociali e politiche che in questi anni hanno partecipato a quel popolo della pace che ha inondato le piazze di questo Paese per riaprire una stagione di lotta e di mobilitazione sociale a partire da una grande manifestazione nazionale per la Palestina e per una pace giusta in Medio Oriente.
Vogliamo costruire un percorso che faccia uscire lItalia da qualunque presenza militare in Afghanistan, dalleconomia della guerra, dalla politica intesa come partecipazione ad alleanze militari che hanno evidenti scopi aggressivi, da relazioni internazionali basate sul dominio del più forte sul più debole.
Per questo parteciperemo ed invitiamo a partecipare alla manifestazione indetta per il 18 novembre a Milano, portando una piattaforma comune e condivisa che abbia al centro :
a) i diritti del popolo palestinese, nellambito dellobiettivo due popoli e due stati, alla costituzione di uno Stato nei Territori occupati nel 1967 ; per far ciò occorre ripristinare il diritto internazionale che prevede lo smantellamento del Muro, il ritiro di Israele dai Territori occupati, la liberazione dei prigionieri, lo sblocco degli aiuti europei al legittimo governo palestinese, la rottura dellaccordo di cooperazione militare fra Italia e Israele;
b) il ritiro delle truppe dallAfghanistan e da tutte le missioni di guerra, con una ridiscussione della politica estera italiana che dovrà essere fondata su iniziative di pace e su relazioni nord-sud con al centro la giustizia sociale e la pari dignità tra i popoli;
c) il rifiuto della presenza sul territorio nazionale delle basi militari della Nato e di qualunque Paese straniero;
d) una finanziaria di pace, con una drastica riduzione delle spese militari, lavvio di un serio programma di riconversione dellindustria militare con un esplicita garanzia occupazionale per i lavoratori del settore;
e) la redazione di un Piano Energetico nazionale, con il coinvolgimento dei territori e delle popolazioni locali, che preveda la graduale fuoriuscita del Paese dalla dipendenza dalle fonti energetiche fossili, attraverso politiche di risparmio energetico e di utilizzo delle fonti rinnovabili, per permettere al nostro Paese di non avere necessità geostrategiche che lo coinvolgano nelle politiche delle guerra globale;
e) nuove politiche di cooperazione internazionale che prevedano la destinazione di almeno l 0,7% del PIL alle relazioni con il sud del mondo e che segnino in modo inequivocabile la propria distinzione e alterità da qualunque commistione con le missioni di guerra.
Concordemente con quanto emerso dallassemblea di Firenze, chiamiamo tutte/i ad intensificare la mobilitazione per la drastica riduzione delle spese militari e in difesa delle politiche sociali, per impedire nuove infrastrutture militari come a Vicenza e diamo a tutte/i appuntamento ad una grande assemblea per il ritiro dei soldati dallAfghanistan, da tenersi il prossimo 16 dicembre a Roma.
Primi firmatari: Maria Giulia Agnoletto, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Mario Alcaro, Bruno Amoroso, Pietro Barcellona, Marco Bersani, Norma Bertullacelli, Piero Bevilacqua, Antonio Bruno, Franco Castoldi, Bruno Ciccaglione, Francesco Cioffi, Alberto Clarizia, Donatella Della Porta, Tommaso Fattori, Graziano Fortunato, Don Andrea Gallo, Ernesto Ligutti, Nino Lisi, Piero Maestri, Gigi Malabarba, Roberto Mapelli, Fabio Marcelli, Alessandra Mecozzi, Emilio Molinari, Andrea Montagni, Andrea Morniroli, Luciano Muhlbauer, Luigia Pasi, Tonino Perna, Riccardo Petrella, Padre Giuseppe Pirola, Giorgio Riolo, Domenico Rizzuti, Raffaele K. Salinari, Walter Saresini, Sofia Sarlo, Enzo Scandurra, Nando Simeone, Alberto Stefanelli, Salvatore Tassinari, Massimo Torelli, Riccardo Torregiani, Pino Vanacore, Luigi Vinci, Padre Alberto Vitali, Padre Alex Zanotelli, Antonello Zecca.
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