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Autor: norma
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Assunto: [NuovoLab] duecentotrentacinquesima ora in silenzio per la pace
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Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

a.. L'ora in silenzio per la pace di domani, mercoledì 8 novembre, dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova, si svolgerà il collegamento con la "Settimana contro il muro", una serie di iniziative internazionali indette per protestare contro il genocidio del popolo palestinese ed il muro dell'apartheid.

a.. Sabato 18 novembre dalle 16 alle 18, per chi non parteciperà alle iniziative già indette a Roma ed a Milano, si svolgerà un presidio anche a Genova, in piazza De Ferrari. Verranno raccolte firme in calce ad un documento che chiede il rispetto delle risoluzioni dell'ONU e la cessazione degli accordi di cooperazione militare ratificati con Israele durante la precedente legislatura.

a.. Verranno anche raccolte le prime prenotazioni per il pullman che partirà da da Genova per manifestazione del 2 dicembre prossimo a Vicenza, contro l'ampliamento dell'aeroporto militare "Dal Molin".(info e prenotazioni: 3473204042 - 010 460483)

a.. Incollo di seguito il volantino che verrà distribuito domani.

FERMIAMO IL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE

MOBILITIAMOCI PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI DI UN POPOLO E PER LA FINE DELL'OCCUPAZIONE ISRAELIANA

A metà novembre in ventidue paesi si terrà per il quarto anno la settimana di iniziative della Campagna Internazionale contro il Muro dell'Apartheid che Israele sta costruendo sui Territori Palestinesi Occupati.

Abbiamo deciso di scendere in piazza perché riteniamo insopportabile il silenzio e l'inerzia di fronte al quotidiano massacro a cui viene sottoposto il popolo palestinese.

A novembre, in soli tre giorni sono stati uccisi 34 palestinesi. Solo nell'ultimo mese ne sono stati uccisi 62. Negli ultimi sei mesi ne sono stati uccisi 377, più di due al giorno.

Dobbiamo fare sentire forte la nostra voce al governo, e a quelli degli altri paesi europei, per mettere fine all'occupazione israeliana della Palestina, all'illegale costruzione del Muro dell'apartheid, lungo 786 km alto fino a 9 metri, che costa 2 milioni di dollari per ogni chilometro, e che di fatto crea la più grande prigione a cielo aperto che la storia abbia mai conosciuto, per tre milioni di palestinesi, di cui oltre la metà minorenni.

La Corte di Giustizia Europea il 9 Luglio 2004, su richiesta dell'Assemblea Generale dell'ONU, ha dichiarato l'illegalità del Muro, invitando Israele a distruggerlo, e affermando che la comunità internazionale deve riconoscere tale illegalità e non deve aiutare Israele a mantenere in essere l'attuale situazione.

Ciononostante l'Italia nel 2005 ha stipulato un accordo di cooperazione militare bilaterale con Israele, che vede impegnati i servizi segreti e gli apparati militari italiani nella collaborazione con le forze armate israeliane.

Già dal 2000 l'Unione Europea ha concluso con Israele un accordo di cooperazione commerciale a fondamento del quale è stato espressamente sancito il rispetto della democrazia e dei diritti umani degli stati contraenti.

In Italia, in questi mesi, milioni di euro sono stati stanziati dalle Regioni per accordi bilaterali con autorità israeliane mentre i medici e gli insegnanti palestinesi non ricevono da mesi lo stipendio, gli ospedali e le scuole chiudono per mancanza di fondi e risorse, i soldi dei prodotti palestinesi venduti all'estero sono confiscati dalle autorità israeliane che controllano i confini e le dogane.

L'Italia, continua ad applicare l'embargo contro l'Autorità Nazionale Palestinese per punire una popolazione che ha democraticamente eletto una formazione politica - Hamas - ritenuta ostile dagli Stati Uniti e da Israele. In questo modo, una popolazione già priva di libertà di movimento e di risorse economiche, si è vista tagliare stipendi, servizi ospedalieri e scolastici, finanziamenti per lo sviluppo. Assistiamo così ad un incredibile scenario in cui vengono applicate le sanzioni contro le vittime e non contro gli occupanti.

Le autorità israeliane per contro continuano a non essere sottoposte ad alcuna sanzione per la loro politica di annientamento contro i palestinesi, nonostante le ripetute condanne dell'ONU, le cui risoluzioni volte ad ottenere una soluzione del conflitto rispettosa della legalità internazionale sono state tutte costantemente violate da Israele, prima tra tutte la risoluzione n. 242 del 1967 che impone ad Israele l'immediato ritiro dai territori occupati.

Riteniamo inaccettabile la politica del nostro governo e dell'Unione Europea, che a parole si affermano "equidistanti" tra i diritti dei palestinesi e la politica di Israele, mentre di fatto gli unici destinatari di sanzioni e boicottaggio internazionale sono i palestinesi, nei cui confronti è in atto un vero e propria politica di annientamento e genocidio.

In una situazione di totale asimmetria come quella israelo-palestinese, non si può essere complici con l'aggressore, e ciò vuol dire introdurre cambiamenti significativi nelle scelte di politica internazionale del nostro paese.

I diritti storici dei palestinesi (dallo Stato indipendente al diritto al ritorno dei profughi, dalla liberazione dei prigionieri politici palestinesi al diritto di eleggersi democraticamente il proprio governo) meritano di entrare con forza dentro l'agenda delle priorità della politica estera e in un negoziato fondato su una pace con giustizia per il Medio Oriente.

Il governo israeliano deve essere sottoposto a sanzioni internazionali fino a quando non recederà dalla politica di annientamento dei palestinesi e di minaccia contro gli altri paesi dell'area.

Per questi motivi chiediamo con forza al nostro governo ed invitiamo l'opinione pubblica a mobilitarsi per ottenere

- la revoca dell'accordo di cooperazione militare Italia-Israele

- la sospensione del trattato di cooperazione commerciale tra Unione Europea ed Israele, finchè non saranno rispettati i diritti umani del popolo palestinese.

- la revoca dell'embargo dell'Unione Europea contro il popolo palestinese

- lo Stop alla costruzione del Muro dell'Apartheid e la distruzione immediata della parte già costruita.

Il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione per il popolo palestinese