[Lecce-sf] (senza oggetto)

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Szerző: Rosario Gallipoli
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Tárgy: [Lecce-sf] (senza oggetto)
1. IL VOMITO DEI RESPINTI
«Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti
muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte
una goccia di splendore, di umanita', di verita'».
Fabrizio de Andre' - 'Smisurata preghiera'.

Tre dispacci di agenzia di oggi, 4 novembre: (1) «Otto palestinesi, tra cui una bambina di 12 anni, sono stati uccisi oggi dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Secondo fonti mediche palestinesi, la bambina, Isra Nasser, e' stata colpita a morte, stasera a Beit Hanun, nel nord della Striscia, da un tiratore israeliano appostato». (2) «Un ragazzo palestinese di 16 anni e altri quattro sono rimasti feriti in seguito ad un raid aereo nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferiscono testimoni e fonti ospedaliere. Le fonti raccontano di un missile lanciato vicino ad uno scuolabus a Beit Lahija». (3) «È di un soldato israeliano ferito il bilancio dell'attentato kamikaze che ha colpito nel pomeriggio un gruppo di soldati israeliani presenti nella zona di Beit Hanun, nella Striscia di Gaza. Secondo alcuni testimoni oculari una ragazza palestinese si sarebbe avvicinata ad un veicolo blindato israeliano. Una volta compreso il pericolo, i militari avrebbero sparato colpi d'arma da fuoco contro di lei uccidendola e provocando l'esplosione».
Sono gli ultimi scampoli di un assedio che da mesi, sotto gli occhi distratti della comunita' internazionale, si protrae martellante, implacabile. Una distrazione che sta per complicita', meglio ancora, per deliberata connivenza. Quanti fiumi di inchiostro, quante vibrate condanne avremmo dovuto ascoltare se ad essere ammazzati fossero stati dei bambini israeliani? Si sarebbe gridato al terrorismo, al fanatismo islamico. Tutti silenti quando a crepare sono figli di un popolo senza passaporto, nati e cresciuti come figli di nessuno in lugubri campi profughi. Noi non riusciamo a tacere, ne a trattenere la nostra rabbia. Un filosofo per niente sovversivo sosteneva che il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non comprende. Questo e' tuttavia un caso in cui il cuore dell'umanita' non puo' che battere al ritmo della ragione. Che razza di ragione sarebbe, infatti, quella di chi non s'indignasse per gli efferati crimini israeliani? Ma ci sono indignati e indignati. Quelli fino-ad-un-certo-punto, gli indignati-equivicini, gli indignati-un-po'-si-e-un-po'-no, piangeranno Isra, morta a 12 anni sotto i colpi di un cecchino israeliano, ma non verseranno una lacrima per la ragazza che si è gettata con una cintura esplosiva addosso ad una pattuglia israeliana. Esprimeranno anzi la loro esecrazione. «Un gesto inammissibile, frutto di una disperazione omicida». Alla stregua dei preti sostengono che ogni vita umana ha medesimo valore, di qui la condanna di ogni vendetta, sia pure di una vittima ai danni del suo carnefice. Il prete consegna a Dio soltanto la facolta' di togliere la vita in quanto nostro artefice e padrone. Ma quando Dio gioca a nascondino con l'umanita' e nulla fa contro l'ingiustizia, gli uomini sono condannati ad essere padroni di se stessi e arbitri della propria vita. Fino a quando gli uomini saranno diseguali, divisi tra oppressi e oppressori, anche il valore della loro vita sara' diseguale. Quello di una palestinese che getta il suo corpo addosso ai mitragliatori israeliani vale mille volte di piu' dei suoi carnefici. Che i tiranni lo considerino pure un vomito, per noi e' una goccia di splendore, di umanita', di verita'.
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