[Lecce-sf] PACIFINTI PACIFINTI PACIFINTI!!!

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Autor: Rosario Gallipoli
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A: forumlecce, aa-info, aa-forum
Assumpte: [Lecce-sf] PACIFINTI PACIFINTI PACIFINTI!!!
A TUTTI QUELLI CHE GRIDANO "DUE POPOLI DUE STATI" METTENDO SULLO STESSO PIANO AGGRESSORI ED AGGREDITI
NON SOLO VI DICO "PACIFINTI" MA VI DICO CHE SIETE SERVI DEGLI IMPERIALISTI AGGRESSORI E GENICIDI. LEGGETEVI SOTTO COSA STATE A DIFENDERE.
ROS.



Messaggio: 5       
     Data: Sun, 29 Oct 2006 19:02:13 +0100 (CET)
       Da: billo ben
  Oggetto: Bombe all¹uranio in Libano (ed altre atrocità)


Bombe all¹uranio in Libano (ed altre atrocità)
Maurizio Blondet
29/10/2006


    In almeno due crateri di bombe lanciate da Israele nella zona libanese
di Khiam e At-Tiri si sono trovate alte concentrazioni di uranio.
Uranio arricchito.
Lo rivela Robert Fisk, il più serio giornalista che si occupa di Medio
Oriente. (1)
Il quale ha portato ad esaminare campioni del terreno contaminato a chi di
dovere: al dottor Chris Busby, segretario scientifico britannico della
Commissione Europea per i Rischi di Radiazione.
Per una conferma, i campioni sono stati fatti esaminare anche a un istituto
militare, del ministero inglese della Difesa, lo Harwell Laboratory dello
Oxfordshire, che ha analizzato i reperti con la spettrometria di massa.
Entrambe le autorità hanno confermato l¹altissima concentrazione di isotopi
di uranio.
Il rapporto di Busby fa due ipotesi: «la prima: che l¹arma lanciata sia un
qualche nuovo piccolo ordigno sperimentale che usa la fissione nucleare
[dunque una micro-bomba atomica] o quale altra arma sperimentale (ad esempio
di tipo termobarico) basata sulle alte temperature provocate
dall¹ossidazione fulminea dell¹uranio. La seconda: che l¹arma fosse una
bomba anti-bunker che usa il penetratore ad uranio già noto, ma impiega
uranio arricchito anziché impoverito».
L¹area è stata teatro di intensi combattimenti fra Hezbollah e giudei.
Una foto che riprende l¹esplosione della prima bomba mostra vaste nubi di
fumo nero, possibile indizio dell¹uranio che si incendia, come noto,
all¹impatto.
Ovviamente Israele nega.


Mark Regev, il portavoce del ministero degli Esteri sionista cui Fisk ha
chiesto spiegazioni, ha risposto: «Israele non usa alcun armamento non
autorizzato dal diritto internazionale».
Il che, nota Fisk, non significa nulla dato che le convenzioni sono state
scritte prima che l¹uranio impoverito entrasse in uso come arma
«convenzionale».
Inoltre Israele ha negato di aver inondato il Libano, nelle ultime 72 ore
del conflitto, di una quantità enorme di cluster bombs, le cui «bombletes»
coprono ora i campi, pronte ad esplodere proiettando centinaia di piccole
sfere metalliche.
Più tardi un generale israeliano ha ammesso un abuso «mostruoso» (parola
sua) di questi aggeggi da assassinio di massa, che infatti continuano a
provocare ancor oggi tre morti la settimana.
Israele ha negato fieramente di aver usato bombe al fosforo; per poi
ammetterlo di fronte a prove raccapriccianti.
Fisk in persona dice di aver visto, durante l¹assedio di Beirut nella
precedente aggressione al Libano, «i cadaveri di due bambini che, una volta
tirati fuori dalla cella frigorifera, improvvisamente riprendevano fuoco», o
corpi umani le cui ustioni tornavano a fiammeggiare appena tolte dall¹acqua.
Dopo aver negato, il ministro israeliano per le relazioni col parlamento,
Jacob Edery ha ammesso l¹uso di bombe al fosforo ma, beninteso, solo «in
attacchi diretti contro Hezbollah».
Che tali attacchi diretti venissero compiuti in zone densamente abitate da
civili non è ovviamente colpa del popolo eletto.

Si ricordi che Israele nega anche di aver usato armi di tipo sconosciuto,
segnalate da medici disperati in Libano e a Gaza: i feriti arrivavano al
pronto soccorso con segni di piccolissimi shrapnel sulla pelle, ma i raggi X
non li rivelavano; ferite apparentemente piccole provocavano la necessità di
amputazioni imponenti perché la necrosi era inarrestabile; il 30 % dei
feriti ha dovuto essere amputato.
In seguito, fonti militari USA hanno ammesso (o ipotizzato) che i danni
fossero provocati da «Dense Inert Metal Explosives» (DIME), un proiettile
col contenitore in fibra di carbonio per evitare la dispersione di schegge
vulneranti a largo raggio, ma la cui carica esplosiva spara microschegge di
tungsteno molto concentrate.
Le fonti hanno fatto passare le DIME per un¹arma la cui efficacia consiste
nell¹essere letale a brevissima distanza contro singole persone, ma che
evita di danneggiare e colpire gli astanti. Un¹arma quasi umanitaria. (2)
Varrà la pena di ricordare gli effetti di quest¹arma umanitaria, come li
hanno descritti al Guardian i medici libanesi. (3)
«I corpi ci arrivano gravemente frammentati, fusi e sfigurati», ha detto
Jumaa Saqa¹a, dell¹ospedale di Shifa: «constatiamo che gli organi interni
appaiono bruciati e cotti, mentre all¹esterno ci sono solo segni di piccole
schegge. Solo quando apriamo il corpo scopriamo la devastazione degli organi
interni».
La maggior parte delle ferite erano all¹addome, a circa un metro da terra.
Parecchi pazienti erano stati amputati da questa arma.
Altri, curati e stabilizzati in ospedale, «morivano di colpo dopo un paio di
giorni senza una causa scientifica apparente».
Inoltre fin dal 2000 le forze armate USA hanno segnalato che le DIME hanno
poi, sui sopravvissuti, effetti carcinogeni: la lega di tungsteno sparsa nei
visceri causa un cancro detto rabdomiosarcoma, o cancro delle ossa, a causa
delle mutazioni neoplastiche che provoca negli osteblasti.

A modesto parere di chi scrive, Israele ha usato queste armi «a breve
raggio» come armi di sterminio, intese ad inabilitare ed uccidere a lungo
termine, e indiscriminatamente, quanto più possibile della popolazione
nemica, civili e non civili.
Tutto ciò secondo il dettame talmudico e più volte ripetuto nella Bibbia, di
«non lasciare vivo nulla che respiri» tra i nemici del popolo eletto.
Va ricordato che Saul perse il regno d¹Israele per non aver obbedito al
seguente ordine del Dio misericordioso contro gli Amaleciti: «Vota
all¹anatema tutto quello che gli appartiene e non aver pietà di lui: uccidi
uomini e donne, ragazzi e lattanti, buoi e pecore, cammelli ed asini» (I
Samuele, 15, 3).
Saul fu punito perché, anziché sterminare tutto e tutti, tenne per sé «la
parte migliore dell¹armento, gli animali grassi», disobbedendo così al
Signore.
Ho sentito con le mie orecchie uomini politici israeliani riferirsi ai
palestinesi chiamandoli «Amaleciti»: segno evidente della volontà ebraica,
stavolta, di obbedire alla lettera all¹ordine del loro Dio («Non avrai pietà
di loro»).
E¹ questo il Dio che Israele trionfante porta al mondo, sotto forma delle
armi più malvagie e insidiose.

Sulla natura del Dio che Israele adora - e che i giudaizzanti cattolici e
protestanti ci invitano ad adorare con i fratelli maggiori finalmente
tornati in possesso della Promessa, riconoscendo in esso quello stesso Padre
di cui Gesù si disse Figlio - varrà il solito avvertimento del Cristo: «Dai
frutti li riconoscerete».
L¹uso di uranio arricchito anziché impoverito nei proiettili a penetrazione
sembra corrispondere fin troppo bene a questa volontà di genocidio.
Il già citato dottor Busby scrive nel suo rapporto: «Gli effetti sulla
popolazione civile dell¹uso larghissimo di penetratori all¹uranio con la
conseguente diffusione nell¹aria di particelle respirabili di ossidi di
uranio saranno significativi» esempio di understatement britannico:
«Raccomandiamo che la zona sia esaminata alla ricerca di ulteriori tracce,
in vista di una decontaminazione profonda».
Fisk sa che «da lungo tempo il Libano viene usato come poligono di prova per
nuove armi» - esperimenti in corpore vili - ma si domanda perché Israele
«abbia voluto usare tali armamenti su bersagli che, come nel caso di Khiam,
giacciono a solo due miglia dal territorio israeliano. La polvere di uranio
impoverito bruciato viene portata dal vento oltre i confini».
Ma questa obiezione razionale cade di fronte all¹euforia «religiosa» che
scuote l¹ebraismo e insieme i suoi alleati «cristiani rinati», americani o
anche cattolico-italiani.
Per i quali «Il ritorno degli ebrei in Israele è un segno che il Messia sta
per tornare, che la profezia di migliaia di anni fa si sta avverando». (4)

Cosa volete che significhi, di fronte alla prospettiva di accelerare il
ritorno del Messia, la morte per cancro di qualche centinaio o migliaio
anche di ebrei.
Quanto poi ai non-ebrei, la loro vita conta ancor meno di fronte al regno
messianico avanzante.
Il dirigente del Veteran Affairs Department (l¹organo americano che si
occupa dei reduci di guerra), Anthony Principi, si è dimesso senza dare
spiegazioni, secondo Arthur Berklau, direttore dell¹associazione «Veteran
for Constitutional Law» - che lo ha scritto su «Preventive Psychiatry» (un
notiziario scientifico) - le dimissioni sono in relazione con la crescente
evidenza dei danni provocati sui reduci americani dall¹esposizione
all¹uranio impoverito: danni che l¹amministrazione Bush non vuole siano resi
pubblici. (5)
Secondo Berklau, già 11 mila reduci della prima guerra del Golfo sono morti
per cancri ed altre sindromi da uranio impoverito; e dei 550.400 soldati
mandati nel Golfo, circa 385 mila sono nello stato di «permanent medical
disability».
Marion Fulk, un chimico nucleare (ha lavorato al Lawrence Livermore
Laboratory, da cui uscì la prima bomba atomica) ha definito «spettacolare»
il proliferare di tumori maligni che si sta notando fra i soldati della
seconda guerra del Golfo, quella in corso.

E¹ il dio di Israele che sta arrivando.
E se la Chiesa non dice il vero nome di questo dio, chi altri lo dirà? (6)
Provano a dirlo a modo loro due generali americani, con un appello al
pubblico a votare per i democratici alle elezioni di novembre, «in modo che
ci sia un qualche controllo» sugli atti dell¹amministrazione Bush. (7)
Sono il generale John Batiste (cha ha comandato la prima divisione di
fanteria in Iraq, 2004-2005) e Paul Eaton (che è stato in Iraq tra il 2003 e
il 2004), entrambi si sono detti «duri repubblicani in passato», ma oggi
filo-democratici anche a nome di «tanti che, ancora in uniforme, non possono
esprimere le preoccupazioni dei militari».
I due si sono dimessi qualche mese fa appunto per poi chiedere a Bush le
dimissioni di Rumsfeld. Ma cosa possono due generali a riposo contro il dio
d¹Israele?
I democratici non hanno se non la volontà di servirlo ancor meglio.

Maurizio Blondet


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Note
1) Robert Fisk, «Alarm over radiactive legacy left by attack on Lebanon»,
Independent, 28 ottobre 2006.
2) Si veda ad esempio l¹articolo «Dense Inert Metal Explosive (DIME)» sul
sito GlobalSecurity, organo ufficioso dell¹apparato militare USA.
3) Roy McCarthy, «Gaza doctors say patients suffering mistery ingjuries
after Israeli attacks», Guardian, 17 ottobre 2006.
4) Rolla Scolari, «Gli amici ritrovati - gli evangelici americani donano 40
milioni di dollari l¹anno per aiutare le tribù dimenticate di Israele», Il
Foglio, 28 ottobre 2006. Quale sia il rapporto tra i fedeli ebrei e il loro
Yahvè l¹ha spiegato più volte il rabbino Di Segni: non si obbedisce ai
comandamenti perché sono buoni o moralmente alti, ma semplicemente perché
sono la volontà di Dio. Se in ipotesi dunque Dio avesse ordinato, anziché di
«onorare il padre e la madre», di ammazzarli, bisognerebbe ammazzarli senza
esitazione. A questa forma di fondamentalismo arcaico e spietato i
giudaizzanti cristiani aderiscono, forse senza capirlo nemmeno, convinti che
il Padre di Gesù sia lo stesso di quello che gli ebrei d¹oggi adorano.
5) James Tucker, «DU death toll tops at 11,000», American Free Press, 28
ottobre 2006.
6) Anche a modestissimo parere di chi scrive il ritorno in massa degli ebrei
in Terra Santa è un segno «escalotogico»: tutto sta a vedere se è un segno
cristico, o anti-cristico. L¹autorità che può e deve definire la natura di
questo segno è una sola, la Chiesa cattolica apostolica romana. Nell¹ora
attuale, è questo il necessario dovere della Chiesa: sta arrivando il
Messia, o l¹Anticristo? Se non lo dice, qualunque altra cosa dica è meno
essenziale, è una distrazione e uno sviamento. Anche di questo i prelati
furono avvertiti: «Se il sale diventa insipido, con che si salerà?».
7) Mark Benjamin, «US generals call for democratic takeover», Salon.com, 25
ottobre 2006.