Re: pasola e l'altroBen ritornato, mi  mancava, 
ciao
eugenio
  ----- Original Message ----- 
  From: gia nni 
  To: forumlucca@??? 
  Sent: Monday, October 30, 2006 4:20 PM
  Subject: [Forumlucca] GETTARE IL MIO CORPO NELLA LOTTA 93
                                                                                                          
      93
  Pasolini: gli occhi   [ Dino Pedriali ]                                                           29 ottobre  2006
  amori, tentazioni, invettive ...                             
                          giornale per e.mail a cura di gianni quilici [ gianniq@??? ]
  collaborano: 
                         aldo zanchetta, anna, betty bastai, dante albanesi, diego simini, emilio michelotti, franco dinucci, loredana, marisa cecchetti,  maurizio micheletti, nadia davini, nicola cuciniello, peppe de angelis, pier giovanni rossi, raffaella, renzia d'incà, tommaso panigada,  umberto franchi, valeria giglioli ....   
                                                                                                                                                                                                  
  Perciò io vorrei soltanto vivere
  pur essendo poeta
  perchè la vita si esprime 
  anche solo con se stessa.
  Vorrei esprimermi con gli esempi.
  Gettare il mio corpo nella lotta.
  Pier Paolo Pasolini
  Email spedite: n.  815
  DELINQUENTE O FASCISTA?
  La differenza tra fascista e delinquente
  sta in questo,
  che mentre il delinquente è isolato e solitario
  -e questa solitudine è il suo dramma, il suo eroismo, la sua poesia-
  il fascista è un delinquente collettivo e 'sociale'.
  Il fascista isolato
  perde le sue qualità di fascista,
  la sua forza di 'delinquente' svapora'
  ed egli diventa apparentemente
  un uomo innocuo-
  un uomo qualunque
                       Alberto Savinio
       da "Nuova enciclopedia"
  uno... due... tre...
  via!
  Ne è passato del tempo
  Quasi quattro mesi.
  Un computer rotto.
  Il trasferimento dei files 
  dal vecchio al nuovo
  La difficoltà
  ed anche la resistenza
  ad adattarmi con uno nuovo,
  un computer portatile...
  Una giustificazione anche per evadere.
  Evadere coi viaggi,
  evadere nella visione,
  evadere nei corpi,
    evadere dalla politica,
  evadere da un impegno,
  da una responsabilità.
  evadere nel mio io
  e dal mio io
  Nel frattempo il mondo è andato avanti
  con le sue quotidiane tragedie.
  Dal disastro iracheno e afghano,
  alla guerra libanese...
    saltando tutto
  ......fino a questa finanziaria.
  Tutto
  oggi come ieri ci chiede
  di capire  che cosa si muove nel profondo della società
  per trovare le parole,
  le forme,
  i linguaggi,
  le creatività
  per essere capiti
  per trasformare
  Diversi mi hanno scritto o chiesto,
    che fine avesse  fatto Gettare.
  ed ho verificato che questo giornale en line
    qualche significato ce l'ha
  Così ho deciso:
  prima di tutto ricominciare
  sentirsi di nuovo un'onda,
  un'onda che può portare  suggestioni,
    riflessioni,
  immagini,
  propositi
  Questo numero non presenta novità.
  Prima di tutto quindi
  ri  "gettarmi": 
    oltrepassare questo numero 93,
     numero quasi pronto
  quella mattina
   in cui il mio vecchio computer
  spirò 
  Questo numero è la prova.
  La prova che mi reinserisco nella rete
  che vi reinserisco nella rete....
  se vorrete
  ancora una volta
  partecipare
  mettere in discussione,
  metterci in discussione.....
   @ @ @
  Sono letteralmente ossessionato
  dalla paura di annoiare il lettore
                          Ryszard Kapuscinski
  Una confortevole,
  levigata,
  ragionevole,
  democratica non-libertà
  prevale nella società industriale avanzata...
                            Herbert Marcuse
  da  L'uomo a una dimensione
  La cultura di sinistra
  si illude di poter risolvere tutto
  con la sola arma della ragione,
  ma se continuiamo a limitarci alla sola ragione
  -e alla morale-
  i morti in Italia
  continueranno indisturbati a comandare
  Marco Bellocchio
  Poesie ricevute
  Nadia Davini non ha ancora 18 anni.
  Eppure quanto dolore, quanta apertura,
  quanta musica, quanta limpidezza nella sua poesia
  ricca di echi leopardiani!
SCONFITTA DA UN MARE D'ERBA
SENZA FINE
MI ANNULLO NELLA QUIETE DEL PLENILUNIO
IN TIEPIDA CULLA DI TENEBRE.
NEL SILENZIO INFINITO
STORMISCONO ALBERI SCURI
SPLENDONO ARGENTEI GLI OLIVI.
DAL CUORE DEI BOSCHI
LONTANO
UN UCCELLO NOTTURNO
RIPETE IL SUO VERSO STRANO.
CREATURA MINIMA E SOLA
NELL'IMMENSITà DELLA NOTTE
TRAPUNTA DI STELLE E DI LUCI 
CONTEMPLO.
SONO VICINA AI MORTI
SONO VICINA AI VIVI
CON STRUGGENTE RIMPIANTO
CON TENEREZZA STRUGGENTE.
E DI PENSIERO IN PENSIERO
TI VEDO A UN BALCONE NOTTURNO
SPLENDENTE SU UN GOLFO LONTANO.
CERTO NON PUOI IMMAGINARE
CHE SPERDUTA IN DESERTA CAMPAGNA
SOTTO LA LUNA E LE STELLE
TI PENSO
NON NEL FULGORE
DI SOGNI E ANNI LONTANI
MA GRAVATO DAL TEMPO
PIU' CARO E ACERBO.                       Nadia Davini
  n a p o l i   e s t a t e  del  '58 
  Napoli azimut zenit estate del '58 
  ci sono nata mezzo secolo fa, e mi sembra ieri. 
  e però allora il mare bagnava napoli, eccome,  e io me lo sono portato  sempre dietro,
   secchiello di acqua salata nella pancia, nel cuore,
   quel mare che ho amato tanto e che se non strizzo gli occhi ancora mi acceca nel ricordo  della sua luce,
   dei suoi colori sempre con il coltello in mano, 
  sarà il mediterraneo che ha insegnato agli artisti  ad usarlo sulla tela? 
  Ricordo bene di quei primi anni una finestra  sul golfo ,
   col mare che sbrilluccicava di sole in lontananza,
   una strada, S. Carlo alle Mortelle, nome rimasto nella mia memoria col fascino dei  suoni  arcani,
   intorno giardini che cantavano tutti i giorni dell'anno,
   e limoni e cedri,  lampioncini che festeggiavano l'estate,
    e i fiori che si passavano l'odore del mare da giardino a giardino
   e te lo portavano fin dentro casa.
  Casa di "sfollati" a  guerra finita, ma non da molto,
   mio padre tornato da una lunga prigionia, lui fascista convinto,
   matrimonio frettoloso benedetto dagli schiaffoni di mia nonna ,
   offesa dalla gravidanza di mia madre che l'abito da sposa a malapena copriva. 
   quella casa e il suo mare, rimasti nella mia memoria come una età dell'oro,
   un paradiso perduto per sempre, per chissà quali colpe e dannazioni, 
    forse perché poi, crescendo, ho mangiato la mela della conoscenza, 
  spettatrice sconsolata delle tante bugie raccontate dai miei
   a nascondere vergogne che facevano arrossire solo loro. 
  perchè  allora il mare bagnava napoli, eccome, alla faccia della Ortese,
  (no, non l'ho amata l'ortese, lei e le sue sfide continue alla pigrizia mentale del lettore) 
  e io me lo sono portato sempre dietro, memoria a forma di conchiglia,
   dove lo sento ancora  sciabordarmi sui piedi, 
  dove sento, se accosto l'orecchio, le voci e le faccie semplici che avevamo allora,
   e il calore di un sole che non era il mascalzone di oggi,
   e i granelli di sabbia che ti spazzolavano la pelle, 
  spiagge pulite che non conoscevano la plastica,
   estate passata a sguazzare nell'acqua,
   a fare castelli di sabbia nell'aria, senza pensieri,
   che nostalgia per quella memoria da pesciolino rosso,
   che cancellava subito tutto,
   o almeno così mi pareva allora. 
                                           Raffy 
    
  librifilmspettacoliealtroancora..
  1.
  The Black Dahlia di Brian De Palma  
  Ho visto il film,
  ho scorso qualche recensione (entusiasta),
  non ho mai letto niente di James Ellory.
  Scrivo qualche impressione,
  davvero senza alcuna presunzione...
    
  Per dire non mi è piaciuto,
  mi ha annoiato mio malgrado,
  perfino alla fine infastidito.
  Perché?
  Perché mai Black Dahlia mi ha preso con sé
  portandomi nel profondo
  o almeno in un viaggio che ti prende, ti avvince, 
  ti manipola anche.
  Tutto questo non credo dipenda dal groviglio della storia,
  dei nomi che non ricordi, dei rimandi che non sai fare.
  Sono i personaggi che non funzionano
  stereotipi di stereotipi
  sono le atmosfere o le situazioni
  che a volte sfidano il ridicolo
  [Le sequenze belle che ci sono:
  i film nel film
  o l'incontro di boxe
    mi sembrano parentesi, l'indiscutibile bravura registica
  non la struttura]
  2
  La stella che non c'è
  di Gianni Amelio
  Si potrebbe obbiettare:
  è poco verosimile che una persona,
  nel film specifico, un operaio specializzato,
  affronti un viaggio lungo, faticoso, costoso dall'esito incerto
  e che di fronte a difficoltà crescenti
  continui imperterrito alla ricerca del suo altiforno
  dismesso in Italia e venduto ai cinesi,
  per un difetto alla centralina,
  pericoloso tuttavia salute degli operai,
  per la quale ha ora, o crede di avere, la soluzione.
  A questa obiezione il film di Amelio risponde 
  costruendo un personaggio puntiglioso, solitario, solidale.
  Il merito di Amelio è poi far crescere 
  e far maturare drammaticamente i due aspetti:
  il viaggio lungo la Cina
  e il rapporto di questo operaio
  con la giovane ragazza cinese, che gli fa da guida.
  La Cina appare per quella che leggiamo:
  ricca e povera,
  arretratissima e avanzatissima,
  generosa e spietata.
  Il rapporto con la ragazza
  è ricco di sfaccettature,
    Sia lui che lei emergono come personaggi
  ma con un fondo di mistero
   3.
  Mondonuovo
  di Emanuele Crialese
  Crialese è un vero regista:
  creativo e coraggioso.
  Coraggioso,
  perché fa un film sull'emigrazione italiana
  agli inizi del secolo
  e lo fa mettendosi nei panni di questi contadini
  non solo col dialetto,
  ma anche con quell'immaginario di allora...
  andando ancora più controcorrente
  rispetto a Respiro.
  Creativo perché il suo realismo
    diventa anche metafora
     riuscendoci quasi sempre,
  (non nella tempesta forse troppo astratta),
  perché le sue metafore
  sono prodotto di un immaginario collettivo,
  sotto cui si  trova la cultura di un popolo,
  stretta tra realtà, superstizione e magia.
  4.
  The Queen -La regina- 
  di Stephen Frears
  Stephen Frears ha realizzato 
  un film ambizioso e difficile
   e, nonostante alcuni limiti,
   c'è riuscito.
  A voler essere schematici
   i meriti maggiori sono due:
   una sceneggiatura calibrata, 
  che interpreta antropologicamente i fatti di quei giorni:
   il dolore del paese per la morte di Diana
   e il silenzio della casa reale; 
  e l'interpretazione eccezionale di Helen Mirren ,
   come è stato abbondantemente rilevato dalla stampa e dal verdetto della giuria.
  Nella sceneggiatura c'è una mescolanza tra documentazione storica e ricostruzione, 
  che rimane tuttavia fiction,
   veloce ed incisiva,
  in cui non funziona la figura
  e l'interpretazione del personaggio Tony Blair.
  Su Helen Mirren
  ci sarebbe da scrivere
  un piccolo saggio
  5.
  Scoop di Woody Allen
  Ciò che stupisce
  è come Woody Allen
  dopo aver fatto un film come Match Point
  possa tirare fuori un filmetto come questo.
  Non è la prima volta,
  ma questa riflessione
  sarebbe l'unica cosa interessante da dire sul film
    
  Quando io potrò
  sollevando la testa
  sentirmi fino in fondo
  -laddove l'io più intimo
  tocca l'intera storia-
  g i a n n i
  Se avete fili di pensieri
  grovigli di rabbia
  interrogativi nella testa
  parole in libertà
  perfino
  passioni che tendono all'assoluto...
  accomodatevi!
  "Si vive una sola volta"
  certo è un frase fatta
  ma quanto vera!
   Invio queste email anche a chi conosco poco o pochissimo,
  o a chi magari non mi conosce o che solo casualmente
         è entrato nella (mia) posta  ettronica.                                                                                                                   
  Chi per qualsiasi ragione non vuole ricevere questi messaggi
  me lo faccia,  e scusatemi, sapere:     gianniq@???  
  Chi invece si sente partecipe, anche quando dissente,
   aggiunga, proponga, faccia le sue critiche, e magari  faccia circolare ....
                                                            Chi vuole essere inserito nella lista blablabla bla blabla& amp; amp; 
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