Il Caso di Giangiacomo Schiavi - Corriere della Sera, martedi' 31 Ottobre 2006 pag 9 Corsera Milano
Un fischietto per i ciclisti contro i rischi nel traffico
Scrivo da ciclista preoccupato di come si stanno mettendo le cose per noi amanti delle due ruote. Non solo c'e' ancora da fare e molto, per incentivare la cultura della bicicletta, ma continuano ad esserci morti ammazzati, quasi sempre colpevoli solo di essere abituati a una mobilita' che non inquina, e a pensare che magari l'utilizzo della bici puo' essere contagioso, ma adesso anche uno come me, cocciuto, dopo le tante brutte cadute e incidenti, provocati sempre dagli altri (portiere aperte senza guardare, svolte non segnalate, attraversamenti con il rosso, e quant'altro..) ha paura.
Penso ai tanti che usano la bici per necessita' lavorative, o a quelli che non possono permettersi altro che la bici... Secondo me qualcosa si e' mosso, soprattutto ha realizzato qualcosa la Provincia, con i progetti finanziati per le piste ciclabili, ma qui a Milano davvero la vita di noi bikers e' dura, a volte non mi sento tutelato, eppure anch'io ho diritto di esistere come cittadino ciclista. Troppa gente che si mette alla guida gia' "fatta", giovani e non, la mattina alle 6.45 corso Buenos Aires e' gia' ricca di furgoni ed auto che ti sfrecciano e ti fanno il pelo. Le rotaie dismesse da anni in zone di pave' sono un vero e proprio percorso di guerra. Se non ne posso piu' io che sono un tipo tosto ed allenato, figuriamoci gli altri... Detto questo, ci sono anche le mamme che portano i loro due figli sulla bici in contromano e senza casco protettivo, in pieno traffico, zigzagando tra le macchine, quelli che credono che il marciapiede sia di loro proprieta', quelli che pensano che la bici possa andare dovunque, ma questo e' solo il frutto di un degrado e di una maleducazione dilagante che mi deprime non poco...
Io una mia piccola idea ce l'avrei, oddio l'ho vista a New York gia' da tanti anni: un fischietto che segnali acusticamente la presenza del ciclista... Infatti il propblema e' proprio di facile soluzione: ormai i campanelli nell'inquinamento acustico della citta' proprio non si sentono.
Basterebbe un fischietto che ogni ciclista si potrebbe tenere al collo e che dopo un po' di tempo sarebbe riconosciuto da tutti, basta che non sia uguale a quello dei ghisa. Insomma inventore di fischietto cercasi. Poi per promuoverlo ci penseremmo noi di Ciclobby.
Fabio Treves
risposta di G. Schiavi
Caro Treves,
il ciclista fischiettante e' una bella trovata, si puo' avviare una sperimentazione per vedere se funziona o se scatena la reazione arrabbiata dei passanti. Ormai il campanello sulle bici e' diventato un optional, come i fari sulle mountain bike: con la scusa che nel traffico nessuno ci sente, si trascurano elementari regole di sicurezza. Faccia una prova del fischietto con altri ciclisti e poi ci racconti. Intanto, complimenti per l'autocritica. In genere ci si lamenta degli altri e si ignorano i propri difetti. Lei ci ricorda che la disciplina del ciclista e' un valore,non bisgona cedere all'anarchia che si e' impadronita del traffico di Milano. Certo io resto della mia opinione: ci vuole un bel coraggio ad andare in bici in questa citta'. Le condizioni potrebbero essere ideali: Milano e' in piano, il centro storico non e' grande, molte vie sono un rettilineo. Pero' il COmune non progetta pensando ai ciclisti. Faccio un esempio: in corso Ticinese e in corso San Gottardo non si poteva creare una lunga pista ciclabile tenendo il marciapiede piu' stretto? Idem per corso Garibaldi. Le biciclette crescono in maniera esponenziale. Alcune aziende oggi le propongono come benefit. Grazie al boom sono resuscitati mestieri scomparsi, come il meccanico. Bisogna fare di piu'. Speriamo nell'assessore Croci, che ha detto di volerci credere. Nell'attesa, lei dovra' rassegnarsi a fischiare.
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