[NuovoLab] MA DOVE SONO FINITI I SOLDI

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著者: ugo
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To: forumgenova
題目: [NuovoLab] MA DOVE SONO FINITI I SOLDI
di Ali Fadhil

Gli aiuti all’Iraq post-guerra destinati alla ricostruzione sono al centro
dell’ inchiesta che apre la nuova serie di C'era una volta.

Ali Fadhil è un medico iracheno, ma è anche un giornalista che con accurate,
nonché pericolose, inchieste che gli hanno valso vari premi internazionali, sta
indagando sul perché delle misere condizioni e della precarietà dell'Iraq di
oggi. Ali, partendo dall'inefficienza e povertà degli ospedali iracheni, si
mette sulle tracce dei miliardi di dollari affidati alla coalizione per
rimettere in piedi le infrastrutture del paese.
Nel corso dell'inchiesta che gli costerà minacce ai familiari, saccheggi in
casa e tanta paura, Ali scopre alcuni buchi neri dove sarebbero spariti i soldi
che ignari cittadini americani e non solo credevano fossero usati per
risollevare le sorti di quel paese, riconquistato alla democrazia.
Corruzione, frodi e incompetenza hanno ingoiato almeno 23 miliardi di dollari
gestiti dall'Autorità Provvisoria della Coalizione, CPA, lasciando molte opere
incompiute o compiute male. E in parte vanificando un percorso di
riconciliazione che, con un adeguato aiuto al paese e alla popolazione, avrebbe
avuto più possibilità di successo.
Varie azioni giudiziarie sono in corso per accertare le responsabilità da
parte di alcune compagnie americane, beneficiarie di appalti miliardari. E
questo mentre l'Iraq è in ginocchio e negli ospedali si muore per mancanza di
farmaci adeguati e strutture fatiscenti. Il sistema sanitario iracheno che
prima della guerra poteva vantarsi di strutture molto efficienti e personale
medico estremamente qualificato, langue oggi nell’abbandono e sopravvive grazie
alla dedizione e alla professionalità di pochi “eroi”. Un documentario che
mette a nudo la profondità dell'inganno della guerra in Iraq.
Scrive Dan Whyte, criminologo americano, “il saccheggio della ricchezza
petrolifera irachena non ha precedenti nella storia dei crimini industriali”.



Ugo Beiso