著者: marku 日付: To: movimento CC: cerchio 題目: [Cerchio] affidereste ai politici-mafiosi italioti il vostro tfr?
se leggete il vomitevole articolo qui sotto vi renderete conto che non
solo ci rubano i piccioli ma anche ci continuano a credere così
coglioni da applaudirli per la bella pensata
Dopo l'accordo tra governo e parti sociali, 6 mesi per scegliere
dall'inizio del 2007. Un vademecum per capire cosa conviene fare
Fondi pensione o vecchie liquidazioni
che fine farà il Tfr degli italiani
Obiettivo: recuperare almeno una parte del pesante gap futuro
tra attuale stipendio e pensione. I diversi rendimenti a confronto
di ROSARIA AMATO
La firma dell'intesa governo-parti sociali sul Tfr
ROMA - Tfr o fondi pensione? L'idea di "trasformare" in una rendita
vitalizia la liquidazione (trattamento di fine rapporto), che per
decenni è stata il coronamento di una vita di lavoro, il modo per
offrirsi un lusso e comunque per "stare tranquilli", per acquistare
una casa o comprarla ai propri figli, ha spiazzato molti lavoratori,
che adesso devono fare i conti nel giro di pochi mesi, e scegliere.
Con l'accordo tra governo e parti sociali siglato, dopo molte
polemiche il 23 ottobre, si è anticipata di un anno la riforma Maroni
che prevede l'opzione tra il mantenimento del regime attuale del Tfr
(non senza alcune importanti modifiche) e il conferimento della
liquidazione ai fondi pensione. Nelle ultime settimane si è parlato
molto della destinazione delle liquidazioni (aziende, Inps, fondi) ma,
forse, non abbastanza di quanto e come tutto questo inciderà nelle
tasche dei lavoratori. Vediamo.
Sei mesi per decidere. Dall'1 gennaio 2007 decorre il termine dei sei
mesi entro i quali tutti i lavoratori dipendenti dovranno scegliere
(col meccanismo del silenzio-assenso) se destinare la parte futura di
Tfr ai fondi pensione. Nel caso in cui il dipendente di un'azienda
superiore ai 50 dipendenti non scelga i fondi, il Tfr "inoptato" andrà
al fondo della Tesoreria istituito presso l'Inps. Rimarrà, invece al
datore di lavoro nelle aziende sotto i 50 dipendenti. Ciò significa
che, date le prevalenti dimensioni modeste delle imprese italiane, il
99,5% delle aziende non dovrà trasferire nulla all'Inps. La scelta è
reversibile: in che misura e con quali modalità dovrà però stabilirlo
un successivo decreto.
Necessario integrare la pensione. La scelta, diretta o indiretta, ha
naturalmente delle conseguenze serie sui lavoratori. L'anticipo della
riforma Maroni, la cui entrata in vigore era stata fissata al 1°
gennaio 2008, è stato determinato soprattutto dall'intento di dare ai
lavoratori la possibilità di costruirsi un'entrata da affiancare alla
pensione. Per effetto delle ultime riforme, infatti, e il graduale
passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, la previdenza
degli italiani sarà sempre meno consistente.
Un "buco" pensionistico dai 45 anni in giù. "Secondo i nostri calcoli
- spiega la professoressa Agar Brugiavini, ordinario di Economia
all'Università Ca' Foscari di Venezia e redattore del sito Lavoce.info
- se nei prossimi dieci anni ci saranno ancora tassi di rimpiazzo (il
tasso di rimpiazzo è il rapporto tra la prima pensione e l'ultimo
stipendio, ndr) tra il 60 e il 70 per cento, già per la generazione
successiva, quella che adesso ha tra i 40 e i 45 anni, si troverà con
tassi di rimpiazzo al 30-40 per cento. L'unica via per coprire questo
buco pensionistico è garantire, specialmente ai giovani, rendimenti
più elevati all'accantonamento ora versato al trattamento di fine
rapporto".
Rendimenti: confronto tra Tfr e fondi pensione. Attualmente il tasso
di rivalutazione del Tfr è fissato dall'articolo 2120 del codice
civile, e si ottiene sommando il 75% dell'aumento del costo della vita
per gli operai e gli impiegati (Istat) nel mese in esame rispetto al
mese di dicembre dell'anno precedente, a un tasso fisso pari all'1,5%
su base annua.
Cesare Damiano, ministro del lavoro
L'anno scorso il rendimento del Tfr (calcolato nel modo appena detto)
è stato solo del 2,6%. I fondi pensione di nuova istituzione sono
andati molto meglio con un rendimento dell'8,5%. Quest'anno le cose
però stanno andando diversamente: "Nei primi nove mesi del 2006 - ha
detto il presidente della Covip (l'organismo di vigilanza sui fondi
pensione, ndr) Luigi Scimia a un recente convegno bancario - il
rendimento generale netto stimato dei fondi pensione di nuova
istitutizione, pari al 2,4%, è stato leggermente superiore alla
rivalutazione netta del Tfr che, nello stesso periodo, si è attestata
a poco più del 2%. I fondi pensione negoziali (aziendali, ndr) hanno
conseguito un rendimento medio del 2,5% mentre il rendimento medio dei
fondi pensione aperti (quelli privati offerti dalle compagnie
assicurative, ndr) è stato del 2,1%".
Rendimenti, una simulazione 'retrospettiva'. Tuttavia il rendimento
medio dei fondi pensione, spiegano gli economisti, non va valutato e
raffrontato al Tfr anno per anno, ma su periodi lunghi. In Italia
l'istituzione e il decollo dei fondi pensione sono piuttosto recenti,
tuttavia la Covip ha effettuato una simulazione 'retrospettiva',
calcolando "il rendimento teorico che i fondi pensione avrebbero
conseguito in periodi passati sulla base di una composizione media di
portafoglio tipicamente prudenziale, con una percentuale di
investimento azionario dell'ordine del 25-30%". E' risultato che tra
il maggio 1982 e la fine del 2005 "il rendimento reale annuo composto
dei fondi pensione, pari a circa il 5%, avrebbe abbondantemente
superato il tasso annuo di rivalutazione reale del Tfr, pari allo 0,2%".
I pro e i contro/1. A questo punto la scelta sembrerebbe praticamente
obbligata. Perchè lasciare il Tfr all'Inps o al datore di lavoro
quando si può ottenere un rendimento ben più cospicuo dai fondi
pensione? Per scegliere però bisogna tenere conto anche di altri
fattori. "Resta confermato che i lavoratori conservano tutti i diritti
previsti da leggi e accordi collettivi in materia di rivalutazione,
liquidazione e anticipazione del Tfr", si legge nell'accordo
sottoscritto il 23 tra governo e parti sociali. Il che significa che i
lavoratori avranno comunque diritto a ottenere un anticipo del Tfr
alle stesse condizioni attuali (per esempio per l'acquisto della prima
casa nella misura del 75% purchè si sia dipendenti da almeno otto
anni, per esempio). Però le cose non stanno esattamente così.
I pro e i contro/2. "Chi sceglie un fondo pensione è vincolato per un
certo numero di anni, di solito cinque o sei", ricorda Agar
Brugiavini. E questo incide sulla possibilità di chiedere anticipi.
C'è anche poi una differenza rispetto alla possibilità di avere parte
del Tfr nel corso della propria vita lavorativa in seguito a
interruzione del rapporto di lavoro. Infatti alla fine di un contratto
a termine, o quando un rapporto di lavoro si interrompe, il lavoratore
ha sempre ricevuto finora la parte di Tfr corrispondente al periodo di
lavoro effettuato. Sarà così anche in futuro per i lavoratori che
lasceranno il Tfr in azienda o lo destineranno all'Inps. "Per chi ha
optato per i fondi pensione invece le possibilità sono due - spiega
Giovanni Pollastrini, consigliere del ministro del Lavoro - nel caso
in cui una persona cambi lavoro, potrà chiedere il trasferimento del
Tfr nel fondo negoziale che fa capo alla nuova azienda. Nel caso in
cui perda il lavoro, e rimanga disoccupato o in cassa integrazione, il
lavoratore deve aspettare 12 mesi per riscattare il 50% del Tfr dal
fondo presso il quale lo aveva collocato. Per ottenere il rimanente
50% bisogna aspettare che passino 48 mesi durante i quali permanga la
situazione di disoccupazione".
I pro e i contro/3. Naturalmente le conseguenze della scelta tra Inps
e fondo pensione pesano anche arrivati alla fine della carriera
lavorativa. Infatti chi ha effettuato la prima scelta si vedrà
consegnare un certo ammontare di liquidità, rivalutato secondo la
paramentrazione stabilita dalla legge. Gli altri potranno optare tra
una rendita che venga calcolata sull'intera cifra, oppure sulla metà
del Tfr rivalutato secondo i rendimenti del fondo, e chiedere la
liquidazione del rimanente 50% in contanti. La rendita dei fondi
pensione è tendenzialmente vitalizia, ma in qualche caso può essere
reversibile. "La reversibilità ha però un prezzo, e incide sul calcolo
della rata corrisposta", ricorda il consulente della Uil Giuseppe De
Nardo.
Fondi chiusi e fondi aperti. Quanto alla scelta tra fondi chiusi e
fondi aperti, che al momento non è possibile (possono optare per i
fondi solo coloro rispetto ai quali è stato attivato un fondo
negoziale di categoria), anche questa presenta pro e contro. I
sindacati caldeggiano i fondi negoziali, ritenendo che offrano più
garanzie: "Sono controllati da un'assemblea dei delegati - ricorda De
Nardo - c'è un collegio sindacale, mentre i fondi aperti hanno
semplicemente un responsabile". Inoltre al momento è previsto un
contributo del datore di lavoro solo per i fondi aziendali, non per
quelli aperti (anche se in futuro dovrebbe esserci un'equiparazione
anche sotto questo profilo). Al momento inoltre i fondi aperti sono
più costosi, anche per quanto riguarda la gestione. Ma in futuro, a
parità di condizioni, potrebbero risultare più appetibili per quelle
categorie di lavoratori che sono più propensi a investimenti più
rischiosi ma a più alta remunerazione.
Le garanzie dei fondi pensione. In ogni caso i fondi pensione
costituiscono una forma di collocazione "sicura": "A breve dovrebbe
essere costituito un fondo di garanzia, che si affiancherà a quello
già previsto per le imprese", dice la professoressa Brugiavini. "In
ogni caso un fondo non può fallire, è escluso dalle procedure
concorsuali", ricorda De Nardo. Senza contare tutti i limiti stabiliti
per legge rispetto al tipo di investimento: non si possono comunque
scegliere prodotti ad alto rischio e bisogna rispettare rigidi criteri
di bilanciamento.