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"Una città languente che ha troppi padroni"
Sansa: così non vado a votare per il sindaco

Il magistrato che oggi presiede il tribunale dei minori e che ha amministrato Genova prima di Pericu lancia i suoi anatemi sulla classe politica
"C´è chi ha troppo potere e non si preoccupa dell´identità cittadina e di offrire un´idea di sviluppo che sblocchi una situazione oramai priva di svolte"
la banca Questa è l´occasione per capire se in città ci sono veri manager per le istituzioni
i candidati C´è il numero uno, il numero due, il numero tre Scherziamo?Così sembra una goliardata
la sinistra Mi sembra si stia imponendo un´ala del mattone che sradica la storia
via d´uscita Occorre una grande proposta entro Natale per costruire un´idea della città
FRANCO MANZITTI


Se continua così, con questo balletto a sinistra, l´ultimo sindaco eletto a Genova prima di Pericu, Adriano Sansa, magistrato, oggi presidente del Tribunale dei Minori, non andrà a votare per protesta contro una città che non riesce a alzare i toni del confronto politico e che sembra fatta più di "padroni" che di amministratori di istituzioni pubbliche, banche e ospedali.
Queste cose Sansa le dice nella sua casa di Sant´Ilario, dove è tornata un po´ di serenità dopo il grande spavento dell´incidente di cui è rimasto vittima con la moglie, oggi convalescente e in serena ripresa, nel grigio di un pomeriggio autunnale.
Dieci anni fa stava finendo il suo mandato di primo cittadino eletto direttamente dal popolo per il centro sinistra che poi, per mano ds lo avrebbe licenziato alla fine del quinquennio. Oggi è al tramonto, come quel sole pallido che si tuffa a Ponente, oltre la cortina di verde degli alberi sulla collina affacciata sul mare, il mandato doppio di Beppe Pericu, al quale Sansa non manda messaggi particolari se non quello di osservare che ha finito il suo lavoro e che, quindi, non è responsabile del vuoto nel quale ci si avvia alle nuove elezioni. "Io sono fuori da tutto questo - dice Sansa, trafiggendoti con il suo sguardo azzurro e frontale e smentendo ogni voce su un suo impegno diretto in politica, come molti sussurri soffiavano da tempo - parlo solo per passione". E che passione! Dopo quelle di don Antonio Balletto le sue sono parole dure come pietre. E´ il giorno dopo l´attacco alla Carige e da lì parte l´indignazione dell´ex sindaco.
Signor giudice cosa vuol dire secondo lei questo attacco alla Carige, ai suoi vertici?
«Vuol dire che deve nascere un grande dibattito in città, una richiesta di chiarimenti alla Banca d´Italia, alla magistratura e alla Guardia di Finanza. Se si scredita la banca si scredita la città che ha legami profondi e istituzionali con la Carige. Lo so bene io che li ho misurati da sindaco! Genova deve far sentire la sua voce, questa è una grande occasione per capire se in città ci sono amministratori veri di banche, di enti e istituzioni pubbliche o padroni, che decidono per tutti... «.
E´ una riflessione che va ben al di là delle accuse alla banca. A cosa allude?
«Ho letto le riflessioni profonde di don Antonio Balletto a Repubblica, che critica la assenza di cultura nella politica della città. Vado oltre. Ma ci si rende conto che se va avanti questo valzer dei candidati della sinistra da lanciare con le primarie di un tipo o dell´altro, poi, alla fine, chiunque sarà eletto risulterà già delegittimato? Ma scherziamo. Il candidato numero uno, il numero due e poi quello di disturbo. Sembra una goliardata! Ma almeno quelle fanno sorridere. La sinistra deve esprimere un solo candidato e quello va alle elezioni».
Insomma, non c´è solo la Carige?
«Prendiamo gli ipermercati che dovrebbero calare in città. Ma chi l´ha deciso e in base a quale ragionamento? Mi chiedo se si calcolano gli effetti di queste decisioni, il prorompente disastro sulla rete dei negozi. Con i supermercati si uccidono intere reti di piccolo commercio e si rompe la struttura delle strade della città, una volta la più estesa del mondo per i suoi chilometri da Voltri a Nervi e poi nelle due vallate. I negozi sono i punti di scambio, di vita, di tradizioni. Far calare gli iper significa sconvolgere tutto questo. Che vita ci sarebbe di sera col buio tra Sestri e Cornigliano? Questo è un esempio per sottolineare che la città deve stringere un patto morale in trasparenza con l´obiettivo di costruire il suo futuro. Come è possibile decidere che si cambia il suo destino senza che nessuno ne parli pubblicamente? Nella Sinistra mi sembra imporsi un´ala immobiliarista che impone il dominio del mattone e sradica perfino la storia».
Non sono parole leggere signor giudice, ma riguardano solo un aspetto dello sviluppo cittadino. Ce ne sono altri in bilico, come il trasporto pubblico, come le infrastrutture?
«Anche qui ci vuole un patto per la città e non atti di destrezza dietro i quali poi rispunta il mattone. Ci sono grandi progetti, Erzelli, questo famoso Terzo Valico, tutte operazioni che liberano grandi aree... Per il trasporto pubblico siamo in grande ritardo. La metropolitana va avanti. Bene. Ma perché non immaginare di spingere le linee a Ponente, a Sampierdarena, a Sestri che ha il doppio degli abitanti di Savona?»
Questo sembra un discorso da candidato sindaco!
«Io sono fuori. Parlo per passione e perché la città mi sembra languente. Le forze politiche non incoraggiano. A sinistra quei balletti, a destra sono strozzati. Chi pensa a dare lavoro ai giovani? Vede, se non nasce quel patto morale trasparente, per rendere conto di quello che si vuole fare, allora si finisce male. I partiti preferiscono giocherellare con il potere. Tre candidati della sinistra per le comunali! Si dimenticano che questa è ancora una grande città che a sei mesi dalle elezioni invece di pensare in grande gioca a rimpiattino tra Margini, Vincenzi e Sanguineti. E abbiamo un porto che era il terzo in Europa e potrebbe diventare veramente un leader internazionale, invece di restare impantanato... «