Appuntamento:
Bicichiotta è disponibile per essere montata
alla Fiera dei Pastori.
Firenze, piazza SS. Annunziata (ora: Pedalata)
4-5 novembre 2006, ore 10-20,
foto, video e commenti su
http://www.hypertextile.net/arteinbici/dokumenta/bicichiotta
Philippe da Velò
LA POESIA NELLE STRADE
SU UNA BICI DI PELUCHE
Si chiama Bicichiotta, è una bici di pelouche e porta nel traffico la
tenerezza. Tenerezza che è davvero necessaria, nei rapporti
carrozzati/corazzati tra gli esseri urbani nella giungla del traffico.
Bicichiotta sviluppa così la classica equazione delle masse critiche: "+bici
-auto, +baci e +felici". Quest'opera di Anonimo Autore, fu realizzata
recentemente grazie all'incontro fortuito tra due recuperi e due laboratori
di non arte.
Primo recupero: una bici rifiutata e abbandonata ai cassonetti
dell'indifferenza. Quella povera bici randagia, riceve soccorso da una
Samaritana. Questa la affida a Brugola Rossa": una di quelle ciclofficine
dove le bici morte risorgono, grazie a' beati ricostruttori di bici. Che le
spacceranno al popolo, per disintossicarlo dall'automobile: oppio dei popoli
e moderna religione. Cosi, pure quel biciclo randagio rinacque e, come
tutti, rivenne al mondo nuda, senza nemmeno l'idea di un pelouche.
Il secondo recupero consiste negli orli (o cimose) di un corrente tessuto
industriale. L'industria tessile, automaticamente, taglia via le cimose dai
rotoli di stoffe che produce. Tali scarti sono delle lunghe strisce, sottili
e pelose, e destinate (come le vecchie bici) all'indifferenza dei
cassonetti. Ma anche qui, come ovunque, il riscatto è possibile. Infatti,
un'altra Samaritana recupera dei sacchi di cimose e li affida a
"Tessere Liberi", laboratorio di tessitura a mano e varie arti tessili, che
sta dirimpetto a Brugola Rossa, dove è appena risorta quella bici.
Per la
storia e per la geografia: ci si trova al CPA Firenze-Sud.
Con pura arte tessile (senza dire Fiber Art: cioè senza colle o altri
espedienti adesivi), le cimose di recupro sono strettamente avvolte e
infine, annodate attorno a ogni membro della bici risorta (a parte le
eccezioni indevitabili dei mozzi di ruota, gomme, trasmissioni e ganasce di
freno). Così nacque Bicichiotta, la bici di pelouche, "bella come l'incontro
casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio".
E qui si cita apposta Lautréamont: per fare i conti con l'arte Surrealista.
Surrealmente, la bici di pelouche può rammentarci la
"Colazione in Pelliccia" di Meret Oppeheim, consistente in una tazza da
caffè tappezzata di pelliccia, provvista di piattino e cucchiaino, parimenti
impellicciati. Fu sempre assurdo prendere un caffè in questa celebre opera
d'arte, ancor prima che venisse internata in Museo. Ma dopo settant'anni
precisi (dal 1936), persino l'arte può aver fatto della strada...
soprattutto, in bicicletta.
Intatti, la moderna Bici di Pelouche rischia sempre di essere internata in
Museo ma, nel frattempo è perfettamente cinetica e performativa: è fatta
apposta per circolare e portarci roba sul portapacchi. E' pure provvista di
sonagliere che ne segnalano l'avvicinarsi. Inoltre, come ogni altro veicolo,
Bicichiotta è un manufatto di costume. Perciò, è fatta apposta per ostentare
nel traffico, non il prestigio sociale del conducente ma la sua tenerissima
carrozzeria: per la gioia di grandi e piccini, per l'educazione artistica di
massa (critica), per la rivoluzione non motorizzata. Che è già cominciata...
e chi non s'è nè accorto?
foto, video e commenti su
http://www.hypertextile.net/arteinbici/dokumenta/bicichiotta