[NuovoLab] dall'assemblea dei movimenti a firenze

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Szerző: brunoa01
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Assemblea dei movimenti: Firenze 21 – 22 ottobre 2006

Arrivato in ritardo, appunti non corretti

Martone: nei numeri non ce la facciamo a convincere i 2/3 della maggioranza a ritirarsi.
Un elemento e' che settori della societa' civile afgana chiedono di non lasciarli soli.
Stiamo cercando di creare un fronte compatto critico sull'Afganistan. In 37 senatori abbiamo chiesto al governo di riferire in parlamento per arrivare al ritiro.
Oggi il nocciolo della situazione e' dentro la Nato. Alcuni parlamentari anche pacifisti andranno all'assemblea della Nato in Quebec per capire che intenzioni hanno in Afghanistan.

Vecchi Miriam: opponiamoci alla violenza sulle donne. Oggi la violenza verso le donne e' il crimine peggiore. Si manifesta su diversi aspetti: tratta di donne e bambine, discriminazioni nei luoghi di lavoro.
Il 70 – 80 % delle vittime sono civili, in gran parte donne e bambini. Nonviolenza e femminismo si saldano grandemente. Non lasciare le donne afgane da sole.

Franco Grisolia: l'unita' ' una buona cosa ma e' buona se ci sono obiettivi condivisi. Non dico analisi ma obiettivi. In Libano e' stata una sconfitta parziale dell'imperialismo e del sionismo. Certo la guerra non e' mai bella, fa sempre schifo, e' sempre dura, pero' ci sono le guerre imperialiste e le resistenze di popolo, rivoluzionarie e i costi di questi sono imputabili agli imperialismi.
L'intervento delle truppe Onu in Libano: e' chiaro che quella missione e' stata il risultato degli accodi tra francesi e americani: E' multilaterale invece che unilaterale. L'Onu e' un'organizzazione genocida. Un milione e mezzo di morti civili iracheni e' responsabilita' dell'Onu. Chiedere due popoli due stati per la questione palestinese significa perpetuare il dominio sionista.
18 novembre: ci saranno 2 manifestazioni: una a Milano e una a Roma (ForumPalestina, Rete Comunisti). Tra le due manifestazioni c'e' la differenza a un sostegno di lotta all'oppressione e il sostegno a questa oppressione.

Raffaella Bolini: la strategia di Bush e' in crisi? Dal puno di vista militare non ' riuscito a vincere. E' veramente triste che per una lunghissima fase le difficolta' a procedere non sono venute dall'opinione pubblica mondiale, ma da difficolta' reali sul campo. Non ho difficolta' a riconoscere che c'e' stato un ruolo molto forte delle diverse forze di resistenza armate.
Tra di noi ci divide tra chi pensa che e' nostro alleato chiunque stia contro Bush e chi vuole distinguere. Terrificanti scenari di guerra non solo per il presente ma dal punto di vista del futuro di quei posti. Predominio della logica della violenza e della sopraffazione. La crisi provocata dalla guerra asimmetrica stra trovando al suo interno le ragioni per continuare a giustificarsi.
La logica securitarista e dello scontro di civilta' per cui Bush perde sul piano militare ma sta costruendo il mondo fatto sulle crociate e' una situazione molto critica.
Questi argomenti vanno affrontati insieme. Se parliamo di Palestina dobbiamo ricordarci sempre del bisogno di sicurezza di Israele. Non si puo' ragionare solo sul piano militare, ma affidarsi alla politica che ci offre degli spazietti e questi spazietti ce li dobbiamo prendere.

Alfio Nicotra: Vogliamo presentare un ordine del giorno su Gabriele Torsello. L'abbiamo rimosso, non siamo scesi in piazza, stiamo dimenticando il nodo afgano.
Giustamente si e' messo l'accento che la questione palestinese diventi centrale nella questione della pace. Siamo vicini alla guerra civile palestinese, e' prossima l'invasione di Gaza da parte di Israele.
Condivido l'appello di Action for Peace per una manifestazione nazionale sulla Palestina.
L'antiimperialismo e' minoritario nel movimento per la pace, l'interpretazione classica di una impostazione campista non tiene conto della globalizzazione neoliberista, perche' la ritiene una proiezione di quello che c'era prima e per noi che abbiamo fatto Genova e' invece uno scarto notevolissimo. Non dobbiamo abbandonare l'impostazione di Genova che ha superato una visione ottocentesca dell'imperialismo e del capitalismo.
Chiediamo il ritiro delle truppe dall'Afghanistan

Norma Bertullacelli:condivido l'affermazione di Bolini nel non condividere l'appoggio a chi usa la violenza contro gli Stati Uniti. Ma un governo che sostiene la politica di Bush non e' mio amico. Se questo movimento vuole fare cammino insieme non possiamo essere reticenti e trovare una formula che dica e non dica che l'esercito degli USA per poter fare altre guerra ha bisogno di aiuto esterno che, ad esempio, in Afghanistan lo sosteniamo anche noi. Delle mie tasse che vanno in spese militari voglio discutere.

Vittorio Agnoletto: il nodo energetico: va affrontato sia quando sia petrolio (iraq) o gasdotto (Afganistan) che significa Turchia, fino ai gassificatori che contestiamo qui in Italia.
Sul Libano penso che di fronte a una guerra di Israel non possiamo stare li' ad aspettare.
Ma questo non e' sufficiente. Possiamo sostenere i corpi civili di pace. L?accordo con Israele e' incompatibile con la nostra missione La piattaforma della Tavola della Pace e' piu' arretrata di quello che ha votato il Parlamento Europea (non si cita la rottura dell'accordo politico con Israele). Non possiamo oggi non parlare dell'Afghanistan. Da li' bisogna andare via il prima possibile. Per che cosa lasciamo morire dei soldati italiani? Per sostenere gli USA che vogliono il controllo del sistema energetico.
Questo movimento riesce a mantenere una sua autonomia o no? Io penso di si, il che non significa che siamo indifferenti al governo, non voglio tornare a Berlusconi, ma li accordi che si hanno in Parlamento non possono essere vincolati al movimento, Non voglio il ritorno di Berlusconi, ma nessuno pensi di trasformarci nei D'Alma- boys.

Alessandra Mecozzi: non c'e' una piattaforma definita ma una proposta che alcuni di noi ritengono di dover allargare. L'accordo su quella piattaforma non c'e' da parte di moltissimi.
La guerra civile e' uno strumento di disgregazione sociale e uno strumento legato alla divisione alla possibilita' del controllo. Questo strumento cosi' potente della guerra civile e' del tutto funzionale alla strategia di Busch. Vediamo cosa sta succedendo in Palestina – disastro politico – sociale -morale. Guerra civile portata dal disastro economico sociale dall'affamamento di quella popolazione frutto di un embargo internazionale che e' stato messo su quel governo e quel popolo.


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