Autore: massimiliano.piacentini@tin.it Data: To: forumlucca Oggetto: [Forumlucca] La politica non è il palazzo
LA POLITICA NON E' IL PALAZZO
di Gigi Malabarba (editoriale tratto da
Liberazione del 12/10/2006)
Haidi Giuliani mi ha fatto il regalo più
grande, accettando l’avvicendamento con me al Senato. Non ce l’abbiamo
fatta il 20 luglio, la data che insieme avevamo scelto, una data
simbolica di quello che giustamente avevamo chiamato il nuovo movimento
operaio. Ma con il voto di ieri possiamo essere certi che si rafforza
anche nelle istituzioni la battaglia per ottenere verità e giustizia
per Genova e per i mille casi di ordinaria repressione quotidiana.
Occorre che attorno ad Haidi vi sia non solo solidarietà rispetto all’
odiosa campagna di cui è oggetto da anni, ma si costruisca anche un
ambito di lavoro che metta in connessione gli strumenti di difesa
legale per i fatti del G8 con altre realtà come la rete dei “meno
invisibili” e altro ancora: è un impegno che tutti e tutte ci dobbiamo
prendere. Anche perché nel nostro futuro non ci può essere ancora,
sempre e comunque, come capo della polizia il prefetto Gianni De
Gennaro.
Nel nostro dibattito si dice spesso che “la politica non è il
palazzo”. Credo che sia un concetto giusto, soprattutto dopo l’
esperienza che ho fatto per oltre cinque anni al Senato, quelli in cui
pure vi sono state le più forti mobilitazioni sociali dopo tanto tempo:
rispetto al Parlamento sembrano passati come acqua sul marmo.
Impressionante.
Non basta affermare che la politica è altro. Ci
vogliono anche comportamenti coerenti per rinnovare la politica. Una
cosa modesta, direi normale, è quella della rotazione dei ruoli e degli
incarichi. Chi ha detto che chi ha fatto il capogruppo al Senato non
possa e non debba tornare a fare il semplice militante e a vivere la
condizione sociale di chi vuole rappresentare?
Spiace dirlo, ma il
partito non sta funzionando così. L’ho detto tante volte nei nostri
organismi dirigenti; prima di me lo aveva ricordato più volte e con ben
altra autorevolezza il nostro grande maestro Livio Maitan. Com’è noto,
io mi riconosco nell’area di Sinistra Critica del PRC, sono un
“dissidente”, sono contrario alla scelta di partecipare al governo
Prodi e lo riconfermo, con dovizia di motivi in aggiunta rispetto a
qualche mese fa. Ma questa mia critica non la rivolgo a una parte, ma a
tutti e tutte noi, che anche nel dissenso possiamo riproporre e
riprodurre i meccanismi burocratici del potere.
Una nuova soggettività
anticapitalista, ecologista e femminista è necessaria e uno dei suoi
fondamenti non può che essere la democrazia dal basso, diretta e
partecipativa: mi sento di impegnarmi per questo e la condizione è
quella di uscire in primo luogo dalla melassa che mi imbriglia il
cervello.
Credo che in molti e molte sentiamo il bisogno di aria
nuova, di ritrovare il gusto della militanza e del conflitto sociale.
Il fatto che tutto il vecchio gruppo dirigente del partito sia finito
nelle stanze del governo e in parlamento ci mette fortemente a rischio.
Vedo appiattimenti e conformismi preoccupanti anche in compagni e
compagne che stimo e con cui ho lavorato per anni.
Tuttavia il
processo non è irreversibile. La generazione di Genova, quella che non
è rifluita e che vuole continuare le lotte contro la guerra “senza se e
senza ma”, contro la precarietà e per una società più giusta e libera,
ci sta dando una spinta positiva e ci può far uscire dalle difficili
strettoie che stiamo attraversando.
E così lavoratori e lavoratrici,
apparentemente muti e disorientati, che guardano con severità e grande
attenzione al nuovo quadro politico. Non si creda che siano passivi e
che ce le perdonino. Meno male, sono compagni e compagne che sento miei
e nostri. Sono il nostro futuro e sono contento di tornare in mezzo a
loro. Un grazie sincero al gruppo parlamentare che mi ha permesso tutto
ciò e anche a tutta l’aula che mi ha dedicato un apprezzamento che mi
ha sinceramente commosso.