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Szerző: pilar
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Tárgy: [RSF] I: [marxiana] Evo Morales: Il capitalismo ha fatto solo male all'America latina


VITALI GIORGIO <g.vitali@???> ha scritto:

[marxiana] Evo Morales: Il capitalismo ha fatto solo male all'America latina








4 Settembre 2006
Der Spiegel

Il capitalismo ha fatto solo male all'America latina
Intervista a Evo Morales di Der Spiegel.

Evo Morales

HYPERLINK
"http://www.zmag.org/Italy/derspiegel-intervistamorales.htm"http://www.zmag.
org/Italy/derspiegel-intervistamorales.htm





Esiste un antico sogno di una grande patria, un sogno che esisteva anche
prima della conquista spagnola, e Simón Bolivar ha combattuto in suo nome.
Vogliamo un Sud America modellato sull'Unione europea, con una moneta unica
come l'Euro, che valga più del dollaro.


_____



Il presidente boliviano Evo Morales, 46 anni, parla a Der Spiegel dei piani
di riforma per il suo paese, del socialismo in America latina e delle
relazioni spesso tese tra le forze progressiste della regione e gli Stati
Uniti.

Signor presidente, perché una parte così grande dell'America latina si sta
spostando a sinistra?

L'ingiustizia, la disuguaglianza e la povertà delle masse ci impongono di
cercare migliori condizioni. La popolazione indigena della Bolivia, la
maggioranza nel paese, è sempre stata esclusa, oppressa politicamente e
alienata culturalmente. La nostra ricchezza nazionale, le nostre materie
prime, sono state saccheggiate. Gli indios un tempo erano trattati come
animali. Negli anni 30 e 40 venivano irrorati di DDT quando entravano nelle
città. A mia madre non fu neppure permesso di mettere piede nella capitale
della propria regione, Oruro. Ora siamo nel governo e in parlamento. Per me,
essere di sinistra significa combattere contro l'ingiustizia e la
disuguaglianza ma, soprattutto, cercare migliore condizioni di vita per
tutti.

Lei ha convocato una assemblea costituzionale per fondare una nuova
repubblica. Cosa dovrebbe essere la nuova Bolivia?

Non vogliamo opprimere né escludere alcuno. La nuova repubblica dovrebbe
essere basata sulla diversità, sul rispetto e sull'uguaglianza nel diritto
per tutti. C'è un sacco da fare. La mortalità infantile è spaventosamente
alta. Quattro dei miei sei fratelli sono morti. Nell'interno, la metà dei
bambini muoiono prima di compiere un anno.

Il suo partito, socialista, il MAS, non dispone della maggioranza dei due
terzi necessaria per emendare la costituzione. Pensa di negoziare con le
altre fazioni politiche?

Siamo sempre aperti al dialogo. Il dialogo è la base della cultura indigena
e non vogliamo farci nemici. Avversari politici e ideologici, forse, ma non
nemici.

Perché ha sospeso temporaneamente la nazionalizzazione delle risorse
naturali, uno dei progetti più importanti della sua amministrazione? La
Bolivia manca forse delle competenze per estrarre le materie prime?

Stiamo ancora negoziando con le compagnie in questione. La mancanza di
investimenti attuale non ha niente a che vedere con la nazionalizzazione. È
colpa del governo di destra dell'ex presidente Tuto Quiroga, che bloccò
tutti gli investimenti nella produzione di gas naturale nel 2001 perché,
sosteneva, non c'era un mercato interno. Progettiamo di riprendere le
estrazioni. Abbiamo firmato un accordo per la fornitura di gas con
l'Argentina e cooperiamo con il Venezuela. Abbiamo firmato un contratto di
estrazione mineraria con una compagnia indiana. Ciò creerà 7 mila posti di
lavoro diretti e 10 mila indiretti. Abbiamo negoziato prezzi e condizioni
molto migliori dei nostri predecessori.

Ma c'è il problema del Brasile. La Bolivia sta chiedendo un prezzo molto più
elevato per il proprio gas, non sarà un danno per le relazioni con il
presidente brasiliano, Lula da Silva?

Lula è solidale con noi, si comporta come un fratello maggiore. Ma abbiamo
problemi con Petrobras, la compagnia energetica brasiliana. Le negoziazioni
sono molto difficili, ma siamo ottimisti.

Petrobras ha minacciato di sospendere tutti i suoi investimenti in Bolivia.

Questa minaccia non viene dal governo brasiliano, ma da alcuni dirigenti
della Petrobras. Fanno pubblicare queste minacce sulla stampa per metterci
sotto pressione. Il Brasile è una grande potenza, ma deve trattarci con
rispetto. Il compagno Lula mi ha detto che ci sarà un nuovo accordo e che
vuole importare più gas.

La Bolivia non vende gas naturale al Cile perché i Cileni sottrassero
l'accesso al mare alla Bolivia in una guerra di oltre 120 anni fa. Ora in
Cile c'è un governo socialista, gli fornirete gas?

Vogliamo superare il nostro problema storico con il Cile. Il mare ci ha
diviso e il mare deve riunirci. Il Cile ha accettato, per la prima volta, di
discutere dell'accesso al mare per la Bolivia. È un grandissimo passo in
avanti. Il presidente cileno presenziò al mio insediamento, ed io a quello
di Michelle Bachelet (presidentessa cilena) a Santiago. Ci complementiamo.
Il Cile ha bisogno delle nostre risorse naturali e noi dell'accesso al mare.
In queste condizioni deve essere possibile trovare una soluzione
nell'interesse di entrambi i paesi.

Quale influenza ha avuto il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, sulla
nazionalizzazione delle risorse naturali della Bolivia?

Nessuna. Né Cuba né il Venezuela hanno avuto un ruolo, ho gestito la
nazionalizzazione da solo. Solo sette dei miei più stretti collaboratori
sapevano del decreto e della data. Benché avessi incontrato Chávez o Fidel
Castro alcuni giorni prima, non parlammo della nazionalizzazione. Avevo già
firmato il decreto prima di partire per Cuba e il vice presidente lo
consegnò al gabinetto. Quando Fidel mi chiese dello stato del progetto, gli
dissi che avevamo deciso di annunciare la nazionalizzazione nei giorni
successivi, ma non gli dissi la data ufficiale. Fidel mi consigliò di
attendere fino all'assemblea costituente. Chávez non ne sapeva nulla.

Chávez vuole instaurare un socialismo del XXI sec. in Venezuela. Il suo
consigliere politico, Heinz Dieterich, un tedesco, ha fatto recentemente
visita alla Bolivia. Vuole introdurre il socialismo in Bolivia?

Se socialismo significa che tutti vivono bene, che esiste l'uguaglianza e la
giustizia, e non avere problemi sociali ed economici, allora gli do il mio
benvenuto.

Lei ammira Fidel Castro come "nonno di tutti i rivoluzionari
latinoamericani". Cosa ha appreso da lui?

La solidarietà, soprattutto. Fidel ci aiuta molto. Ha donato sette cliniche
oculistiche e venti ospedali generici. I dottori cubani hanno già eseguito
30 mila operazioni di cataratta gratuitamente per i Boliviani. Cinquemila
boliviani di estrazione povera stanno studiando gratuitamente medicina a
Cuba.

Ma i dottori cubani protestano per l'interferenza di Castro. Dicono che li
priva dei mezzi di sussistenza.

Lo stato boliviano non paga alcun salario ai medici cubani, perciò non
sottraggono nulla ai Boliviani.

Sa come sta Castro?

Sì, ho parlato con lui oggi. Si sente meglio da un paio di giorni, e mi ha
detto che starà abbastanza bene da partecipare al summit delle nazioni non
allineati a La Havana a Settembre.

Terrà un discorso?

Senz'altro, è una occasione che non mancherà.

Gli Americani sono preoccupati per l'influenza che Chávez sta acquistando.
La Bolivia non si sta rendendo dipendente dal Venezuela?

Ciò che ci unisce con Chávez è il concetto dell'integrazione del Sud
America. Esiste un antico sogno di una grande patria, un sogno che esisteva
anche prima della conquista spagnola, e Simón Bolivar ha combattuto in suo
nome. Vogliamo un Sud America modellato sull'Unione europea, con una moneta
unica come l'Euro, che valga più del dollaro. Il petrolio di Chávez non è
importante per la Bolivia, perché otteniamo solo il gasolio a condizioni di
favore. Ma non siamo dipendenti dal Venezuela, ci completiamo a vicenda. Il
Venezuela condivide la propria ricchezza con altri paesi, ma ciò non ci
rende subordinati.

La sinistra latinoamericana si sta dividendo in una corrente moderata,
socialdemocratica, guidata da Lula e Bachelet, e un movimento radicale,
populista, rappresentato da Castro, Chávez e da lei. Chávez non sta
dividendo il continente?

Vi sono socialdemocratici ed altri che vanno nella direzione
dell'uguaglianza, che si chiamino socialisti o comunisti. Ma, almeno in
America latina, non abbiamo più presidenti razzisti o fascisti come avveniva
in passato. Il capitalismo ha soltanto danneggiato l'America latina.

Lei il primo presidente indigeno nella storia boliviana. Quale ruolo
giocherà la cultura indigena nel suo governo?

Dobbiamo combinare la coscienza sociale con la competenza professionale.
Nella mia amministrazione, gli intellettuali della classe superiore possono
essere ministri o ambasciatori, come possono essere membri dei gruppi etnici
indigeni.

Crede che i popoli indigeni abbiano sviluppato un modello sociale migliore
di quello delle democrazie bianche occidentali?

Nel passato, la proprietà privata non esisteva. Tutto era proprietà comune.
Nella comunità indigena in cui sono nato tutto apparteneva alla comunità.
Questo stile di vita è più equo. Noi indigeni siamo la riserva morale
dell'America. Agiamo in accordo alla legge universale che consiste in tre
principi basici: non rubare, non mentire e non essere ignavo. Questa
trilogia servirà anche come base della nostra nuova costituzione.

È vero che tutti i dipendenti del governo dovranno apprendere i linguaggi
indigeni quechua, aymara e guaranì in futuro?

I funzionari pubblici delle città dovranno apprendere la lingua della
regione. Se parliamo già spagnolo, in Bolivia, dovremmo parlare anche i
nostri linguaggi.

Ora che lei è al potere, i bianchi trattano meglio gli indigeni?

La situazione è migliorata moltissimo. La classe media, gli intellettuali e
i lavoratori indipendenti sono ora orgogliosi delle loro radici indigene.
Sfortunatamente, alcuni gruppi oligarchici continuano a trattarci come
esseri inferiori.

Alcuni critici sostengono che ora gli indigeni sono razzisti verso i
bianchi.

Ciò è parte di una guerra sporca che i media stanno combattendo contro di
noi. Uomini d'affari ricchi e razzisti controllano gran parte dei media.

La Chiesa cattolica la ha accusato di voler riformare l'istruzione
religiosa. Ci sarà libertà di culto in Bolivia?

Sono cattolico. La libertà di credo religioso non è in questione, ma quando
si tratta di fede sono contrario ai monopoli.

Alcuni grandi possidenti hanno minacciato di condurre una resistenza
violenta alla progettata riforma agraria. Quali terreni volete confiscare?

Esproprieremo i grandi possedimenti di terra che non sono coltivati. Ma
vogliamo una riforma agraria democratica e pacifica. La riforma agraria del
1952 portò alla creazione di molti piccoli appezzamenti improduttivi sugli
altopiani delle Ande.

La Bolivia è divisa nelle province ricche ad Est e nelle povere regioni
andine. Vi è un forte movimento autonomista nell'Est. Il paese rischia la
rottura?

Questo è quello che vogliono alcuni gruppi fascisti e oligarchici, ma hanno
perso al voto sull'assemblea costituzionale.

La Bolivia è un importante produttore di droghe. I suoi predecessori hanno
fatto distruggere le piantagioni di cosa. Farà lo stesso?

Dal nostro punto di vista la coca non dovrebbe essere né distrutta né
interamente legalizzata. Le coltivazioni dovrebbero essere controllate dallo
stato e dai sindacati contadini. Abbiamo lanciato una campagna
internazionale per legalizzare la foglia di coca, e vogliamo che le Nazioni
unite rimuovano la coca dalla lista delle sostanze tossiche. Gli scienziati
hanno dimostrato da molto tempo che le foglie di coca non sono tossiche.
Abbiamo deciso per una riduzione volontaria dell'estensione delle
piantagioni.

Ma gli Stati Uniti sostengono che gran parte dei raccolti di coca finiscono
sul mercato della cocaina.

Gli Americani dicono di tutto. Ci accusano di non soddisfare le condizioni
per i loro aiuti allo sviluppo. I miei predecessori pro-capitalisti
appoggiavano il massacro dei coltivatori di coca. Più di ottocento contadini
sono morti nelle guerra alla droga. Gli Stati Uniti stanno usando la scusa
della guerra alla droga per estendere il loro controllo sull'America latina.

La DEA americana ha agenti stazionati in Bolivia come consiglieri della
polizia e dell'esercito nella loro lotta al commercio di droghe. Li
rispedirà a casa, ora?

Sono sempre lì, ma non sono più in uniforme o armati, come accadeva prima.

Quali sono le sue relazioni con gli Stati Uniti? Conta di far visita a
Washington?

Un incontro con il presidente Usa, George W. Bush, non è in programma. Ho
intenzione di andare a New York a far visita all'Assemblea generale
dell'Onu. Quando ero solo un membro del parlamento, gli Americani non mi
hanno lasciato entrare nel loro paese. Ma i capi di stato non hanno bisogno
di visto per andare all'Onu a New York.

Alcune settimane fa lei ha riportato la frattura del naso giocando a
pallone. Sta giocando meno?

Il mio naso sembra ancora storto? Gli sport sono sempre stati il mio piacere
maggiore. Non fumo, praticamente non bevo alcol e solo di rado ballo, anche
se in passato ho suonato la tromba. Gli sport mi hanno aiutato ad entrare
nel palazzo presidenziale. Il mio primo incarico nel sindacato fu segretario
allo sport. Sono anche stato presidente di un club calcistico quando avevo
13 anni.

Perché non porta la cravatta?

Non porto mai la cravatta volontariamente, anche se fui costretto a farlo
per alcune foto fatte in gioventù e per eventi ufficiali a scuola. Ero
solito avvolgere la cravatta in un giornale e ogni qualvolta la maestra
controllasse immediatamente la mettevo. Non ci sono abituato, e la maggior
parte dei Boliviani non porta la cravatta.

Signor presidente, grazie per aver parlato con noi.








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