Anna Politkovskaya era una delle poche giornaliste russe che aveva il
coraggio di criticare apertamente Putin e il Cremlino, sue diverse
inchieste sulle violazioni dei diritti umani dei Russi in Cecenia.
Questi purtroppo sono ancora spesso i metodi usati in Russia nei
confronti di chi ha il coraggio di dire la verità e criticare il
governo di Putin.
Abbracci, Stefano
Privilegiata la pista cecena, i
suoi ultimi articoli avevano attaccato premier Giornalista uccisa, il
silenzio del Cremlino Gli Usa chiedono un'inchiesta per trovare
l'assassino di Anna Politkovskaya, da sempre critica verso il governo
Putin
MOSCA (RUSSIA) - Mentre il mondo chiede giustizia il Cremlino
tace. A 24 ore dalla morte della giornalista russa Anna Politkovskaya i
sospetti che dietro all'uccisione della coraggiosa cronista possa
esserci il governo di Vladimir Putin non si placano.
IL SILENZIO DI
PUTIN - Del resto il Cremlino non ha ancora pronunciato una parola
sull'omicidio della Politkovsakya, 48 anni, madre di due bambini,
uccisa a colpi di pistola, che aveva ottenuto fama mondiale e premi
internazionali per le sue inchieste sugli abusi sui diritti umani
commessi dal governo Putin, in particolare in Cecenia. Rendendo omaggio
alla giornalista coraggiosa, il Dipartimento di stato Usa ha detto in
una dichiarazione sul proprio sito internet che la Politkovskaya era
«coraggiosa e impegnata nella ricerca della giustizia anche di fronte a
precedenti minacce di morte.. . gli Usa raccomandano al governo russo
di condurre un'immediata ed approfondita inchiesta per cercare,
perseguire e portare di fronte alla giustizia tutti i responsabili di
questo atroce omicidio».
E dichiarazioni analoghe non sono mancate
anche da altri politici e diplomazie occidentali.
INCHIESTA - Sul
fronte ufficiale dell'inchiesta la polizia russa che indaga sulla morte
della giornalista ha sequestrato l'hard disk del suo computer e il
materiale che aveva raccolto per un articolo investigativo, hanno
riferito i suoi colleghi della rivista Novaia Gazeta per la quale
scriveva. La giornalista stava preparando un articolo sulla tortura in
Cecenia che avrebbe dovuto essere pubblicato lunedì, ha dichiarato il
capo redattore aggiunto Vitaly Yaroskevski. Il redattore capo Dimitri
Muratov ha riferito che l'articolo doveva essere corredato «da
fotografie molto importanti». La rivista non aveva ancora ricevuto
l'articolo, ma dispone di alcune note della Politkovskaya e intende
pubblicarle, ha precisato Muratov.
Dal canto suo il Procuratore
generale della Russia, Yuri Chaika, ha preso il diretto controllo
dell'inchiesta.
FILMATO - Secondo diversi organi di stampa che citano
fonti della polizia, ci sarebbe addirittura un filmato dell'assassino,
ripreso dalle telecamere all'ingresso del palazzo: sarebbe un giovane
vestito con un giubbotto nero e un cappello da baseball pure nero, del
quale però non si vede il volto. Secondo le stesse fonti, ci sarebbero
impronte latenti sulla pistola Makarov abbandonata sul luogo del
delitto, dalla quale si ritiene siano partiti i quattro colpi che hanno
ucciso la Politkovskaia. Il segretario dell'ordine dei giornalisti Igor
Iakovenko ha annunciato intanto un'inchiesta indipendente
sull'accaduto: «Non c'è nessuna speranza - ha detto - che le indagini
in corso diano risultati, come dimostrano casi precedenti». Iakovenko
si è detto convinto che il movente sia «direttamente legato al lavoro
di Anna in Cecenia».
PISTA CECENA - Anche dal giornale in cui lavorava
la vittima si ipotizza che il mandante dell'omicidio vada trovato in
Cecenia e che possa essere addirittura il premier ceceno filomoscovita
Ramzan Kadyrov, delle cui attività la Politkovskaya aveva scritto e
parlato molto. Un filo rosso, quello della pista cecena, che, secondo
alcuni, potrebbe portare fino a Mosca.
09 ottobre 2006
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