Szerző: Silverio Tomeo Dátum: Címzett: social forum Tárgy: [Lecce-sf] miraglia x liberazione
Il cambio di governo ha rappresentato una grande speranza per quanti in questi anni hanno cercato di resistere al razzismo di stato messo in campo dal centro destra.
L'estate purtroppo è passata ancora una volta tra gli annunci di grandi cambiamenti da un lato e i morti di frontiera dall'altro.
Nessuno si aspettava che il governo potesse in pochi mesi rimediare ai disastri di Berlusconi e della sua banda. Ci aspettavamo però alcuni segnali, che nei primi mesi non sono mancati, così come alcune importanti misure concrete.
C'è una questione però che, tra le altre, dovrebbe segnare la discontinuità tra questo governo e quello precedente. È il tema della partecipazione democratica, che l'Unione aveva dichiarato di voler valorizzare, instaurando una pratica di governo aperta all'ascolto e al confronto con la società.
La sensazione che invece va diffondendosi in molti di noi è che una parte di chi ci governa ritenga che il tempo del confronto con le organizzazioni sociali, le comunità locali, i movimenti sia già esaurito, che esso costituisca solo un intralcio per la loro attività e che dunque sia tornato il tempo della delega. "Non disturbare il manovratore", questo il messaggio più o meno esplicito che ci viene indirizzato. Un "deja vu" rispetto al quale ci sentiamo oramai immunizzati, avendone vissuto le catastrofiche conseguenze nella passata esperienza del governo di centrosinistra. Chi come noi rappresenta molte delle esperienze territoriali che si sono battute in questi anni a fianco dei migranti, sa che non sarà facile produrre quel cambiamento reale che il programma dell'Unione ha cercato di delineare. Bisognerà mettere in campo ogni azione possibile perché ciò avvenga. Nei giorni scorsi si è tenuta una manifestazione a Lampedusa e sabato prossimo, in occasione della Giornata internazionale di lotta dei migranti, ci saranno iniziative in tutta Italia e due appuntamenti a Roma, un'assemblea al mattino all'Ambra Iovinelli e una mobilitazione il pomeriggio davanti al Cpt di Ponte Galeria. Altri appuntamenti sono previsti nei prossimi mesi.
Non si può pensare però di utilizzare il composito movimento antirazzista in modo strumentale, chiamandolo alla mobilitazione quando serve agli equilibri interni al centrosinistra, ma non riconoscendogli un ruolo di interlocuzione centrale e costante per le scelte che si vanno a compiere.
Il protagonismo del ministro Amato (che pure aveva cominciato bene con l'istituzione della Commissione Cpt) che sta sfornando proposte di legge e documenti di indirizzo senza confrontarsi con nessuno, certamente non aiuta a trovare soluzioni avanzate e condivise.
Siamo di nuovo ad una rappresentazione distorta dell'immigrazione, in cui prevale una lettura emergenziale che non guarda ai problemi reali.
Il documento presentato in Parlamento rappresenta per metodi e contenuti un ostacolo ad una discussione costruttiva e serena.
Cosa sarà dei 520.000 migranti rientrati nei due decreti flussi di quest'anno? Dovranno tornare al loro paese in ottemperanza alla Bossi-Fini - nonostante lo stesso Amato abbia detto che si tratta di una ipocrisia nota a tutti - o potranno regolarizzare subito la loro posizione? E degli altri che lavorano in nero o in condizioni di schiavitù che ne sarà? Andranno a rappresentare l'emergenza dell'anno prossimo o si pensa di cominciare a trovare soluzioni stabili sin da adesso?
E perché si continua a trattare con la Libia senza adottare una qualche misura urgente per evitare che migliaia di persone siano costrette nei campi del deserto libico?
Quando verrà messa da parte la retorica della lotta all'immigrazione clandestina per varare una legge giusta ed efficace sull'ingresso e il soggiorno degli stranieri?
Perché questa materia continua ad essere competenza principalmente del Ministero dell'Interno e delle forze dell'ordine?
Quando si smetterà di spendere centinaia di milioni di euro per un inutile e dannoso apparato detentivo e repressivo che serve solo a consolidare una rappresentazione negativa dei migranti, e si sceglierà di destinare finalmente i soldi dei contribuenti - e tra questi molti sono di lavoratori e lavoratrici straniere - a percorsi di inclusione sociale e partecipazione reale nelle comunità locali?
Vorremmo che Prodi e l'Unione cominciassero presto a rispondere a queste domande, assumendosi la loro parte di responsabilità su una materia che non può essere delegata per intero al solo ministro dell'Interno. In Italia centinaia di migliaia di persone aspettano risposte articolate e coerenti nei territori dove vivono. Hanno bisogno di certezze e stabilità, di poter votare il loro sindaco, di partecipare alla vita della comunità in cui vivono, di poter assicurare un futuro ai propri figli, che sono anche il nostro futuro.