[NuovoLab] Fwd: manifestazione 30/9 è stato un successo poli…

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Szerző: Edoardo Magnone
Dátum:  
Címzett: forumgenova
Tárgy: [NuovoLab] Fwd: manifestazione 30/9 è stato un successo politico
Ricevo e, per conoscenza, trasmetto.

Edoardo Magnone


----- Messaggio inoltrato da Forumpalestina <forumpalestina@???> -----
    Data: Mon, 2 Oct 2006 10:37:30 +0200
    Da: Forumpalestina <forumpalestina@???>
Rispondi-A: Forumpalestina <forumpalestina@???>
 Oggetto: manifestazione 30/9 è stato un successo politico
      A: "Undisclosed-Recipient:;"@???


Perché la manifestazione del 30 settembre è stato un successo politico

La manifestazione per il ritiro delle truppe italiane tenutasi sabato a Roma,
segna un passaggio di fase per il movimento contro la guerra ma anche nei
rapporti tra la sinistra nel nostro paese.

Possiamo affermare che, finalmente, la piattaforma di convocazione è stata in
sintonia con quelle del movimento No War negli altri paesi europei e con i
movimenti di resistenza ed antimperialisti che hanno concretamente interdetto
l'escalation della guerra preventiva in Medio Oriente.

L'obiettivo del ritiro delle truppe dall'Afganistan e dal Libano, il sostegno
alle resistenze, la riaffermazione dei diritti storici del popolo palestinese,
lo smantellamento delle basi militari, connotano dei punti di non ritorno nel
rapporto tra movimento contro la guerra e quadro politico.

La capitolazione del voto sull'Afganistan a luglio e il recente voto bipartizan
sulla conformità costituzionale di tutte le missioni militari, avevano
decretato la divaricazione politica e morale tra gli obiettivi del movimento in
questi cinque anni e il pragmatismo parlamentare che - con l'ultimo voto - ha
inteso decretarne la subalternità e l'irrilevanza ai fini della "politica".

L'anomalia secondo cui in Italia occorreva biodegradare i contenuti per renderli
accettabili alle forze moderate della sinistra, deve adesso fare i conti con una
autonomia politica ed organizzativa che segna un passo in avanti.

I numeri della manifestazione rivelano che essa è stata all'altezza delle
aspettative ma anche come il lavoro di recupero e rivitalizzazione delle
soggettività che hanno animato il movimento contro la guerra, vada portato più
in profondità. Il doppio colpo inflitto a luglio e poi a settembre, hanno
disorientato e demoralizzato migliaia di soggetti attivi.

Per tante compagne e compagni, non è ancora sufficiente sapere di rappresentare
la maggioranza reale del paese (che vuole il ritiro delle truppe senza se e
senza ma) o di essere finalmente in sintonia con i movimenti nel resto del
mondo. Essi non credono ancora che l'efficacia delle iniziative diventa
praticabile solo se c'è l'autonomia del movimento e viceversa. E' dunque un
passaggio di cultura e di mentalità politica quello su cui lavorare nelle
prossime settimane e a tale scopo non bastano solo le periodiche manifestazioni
nazionali nella Capitale.

In tal senso è importante sottolineare che, contemporaneamente alla
manifestazione di Roma, a Vicenza si è tenuta una importante assemblea popolare
contro la costruzione di nuova base militare USA e che in questa sede maturano
condizioni che rendono questa mobilitazione assai simili a quella contro la
TAV, operando quindi un tanto atteso salto di qualità nel movimento popolare
contro le basi e le servitù militari USA/NATO nel nostro paese.

Ma è importante anche sottolineare l'applauso che ha accolto nella piazza di
Roma la richiesta di solidarietà con i Cinque patrioti cubani rinchiusi nelle
carceri statunitensi che era uno dei temi della manifestazione nazionale per
Cuba che si stava svolgendo contemporaneamente a Milano.

Ciò sta a significare che la giornata del 30 settembre e la manifestazione di
Roma, hanno rivelato una autonomia di iniziativa politica contro la guerra di
cui si sentiva estrema necessità e che è stata raccolta da migliaia di persone.
L'ostilità o la cautela, l'irritazione o lo scetticismo con cui i partiti della
sinistra e molte associazionii hanno guardato alla manifestazione di sabato,
devono ora fare i conti con un dato di fatto: le soggettività per tenere in
piedi il movimento contro la guerra ci sono e possono agire concretamente anche
senza la sponda istituzionale. La contraddizione secondo cui alla maggioranza
reale del paese si contrappone la maggioranza politica in parlamento, resta
obiettivamente un punto di forza per chi è sceso in piazza sabato 30 settembre
e un punto di crisi di chi non vi ha voluto partecipare.

1 ottobre
La Rete dei comunisti
cpiano@???


Mail: forumpalestina@???
Sito: http://www.forumpalestina.org

----- Fine messaggio inoltrato -----









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Perché
la manifestazione del 30 settembre è stato un successo
politico
&nbsp;
La manifestazione per il ritiro delle truppe
italiane tenutasi sabato a Roma, segna un passaggio di fase per il movimento
contro la guerra ma anche nei rapporti tra la sinistra nel nostro
paese.
Possiamo affermare che, finalmente, la piattaforma
di convocazione è stata in sintonia con quelle del movimento No War negli altri
paesi europei e con i movimenti di resistenza ed antimperialisti che hanno
concretamente interdetto l’escalation della guerra preventiva in Medio
Oriente.
L’obiettivo del ritiro delle truppe
dall’Afganistan e dal Libano, il sostegno alle resistenze, la riaffermazione dei
diritti storici del popolo palestinese, lo smantellamento delle basi militari,
connotano dei punti di non ritorno nel rapporto tra movimento contro la guerra e
quadro politico.
La capitolazione del voto sull’Afganistan a luglio
e il recente voto bipartizan sulla conformità costituzionale di tutte le
missioni militari, avevano decretato la divaricazione politica e morale tra gli
obiettivi del movimento in questi cinque anni e il pragmatismo parlamentare che
– con l’ultimo voto – ha inteso decretarne la subalternità e l’irrilevanza ai
fini della “politica”.
L’anomalia secondo cui in Italia occorreva
biodegradare i contenuti per renderli accettabili alle forze moderate della
sinistra, deve adesso fare i conti con una autonomia politica ed organizzativa
che segna un passo in avanti.
I numeri della manifestazione rivelano che essa è
stata all’altezza delle aspettative ma anche come il lavoro di recupero e
rivitalizzazione delle soggettività che hanno animato il movimento contro la
guerra, vada portato più in profondità. Il doppio colpo inflitto a luglio e poi
a settembre, hanno disorientato e demoralizzato migliaia di soggetti
attivi.
Per tante compagne e compagni, non è ancora
sufficiente sapere di rappresentare la maggioranza reale del paese (che vuole il
ritiro delle truppe senza se e senza ma) o di essere finalmente in sintonia con
i movimenti nel resto del mondo. Essi non credono ancora che l’efficacia delle
iniziative diventa praticabile solo se c’è l’autonomia del movimento e
viceversa.&nbsp; E’ dunque un passaggio
di cultura e di mentalità politica quello su cui lavorare nelle prossime
settimane e a tale scopo non bastano solo le periodiche manifestazioni nazionali
nella Capitale.
In tal senso è importante sottolineare che,
contemporaneamente alla manifestazione di Roma, a Vicenza si è tenuta una
importante assemblea popolare contro la costruzione di nuova base militare USA e
che in questa sede maturano condizioni che rendono questa mobilitazione assai
simili a quella contro la TAV, operando quindi un tanto atteso salto di qualità
nel movimento popolare contro le basi e le servitù militari USA/NATO nel nostro
paese.
Ma è importante anche sottolineare l’applauso che
ha accolto nella piazza di Roma la richiesta di solidarietà con i Cinque
patrioti cubani rinchiusi nelle carceri statunitensi che era uno dei temi della
manifestazione nazionale per Cuba che si stava svolgendo contemporaneamente a
Milano.
Ciò sta a significare che la giornata del 30
settembre e la manifestazione di Roma, hanno rivelato una autonomia di
iniziativa politica contro la guerra di cui si sentiva estrema necessità e che è
stata raccolta da migliaia di persone. L’ostilità o la cautela, l’irritazione o
lo scetticismo con cui i partiti della sinistra e molte associazionii hanno
guardato alla manifestazione di sabato, devono ora fare i conti con un dato di
fatto: le soggettività per tenere in piedi il movimento contro la guerra ci sono
e possono agire concretamente anche senza la sponda istituzionale. La
contraddizione secondo cui alla maggioranza reale del paese si contrappone la
maggioranza politica in parlamento, resta obiettivamente un punto di forza per
chi è sceso in piazza sabato 30 settembre e un punto di crisi di chi non vi ha
voluto partecipare.
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1 ottobre
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La Rete dei
comunisti
cpiano@???
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