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Inviato: martedì 26 settembre 2006 17.57
A: info@???
Oggetto: Consumo critico: Estratto di semi di pompelmo



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Il marketing pressante e l'utilizzo generalizzato nel campo della medicina
naturale dell'estratto di semi e polpa secca di pompelmo (d'ora in poi GSE,
per Grapefruit Seed Extract), conosciuto commercialmente tra gli altri come
citridal, è fonte di preoccupazione. Il GSE viene infatti proposto non solo
come conservante “naturale” ma anche come “antibiotico naturale” per
combattere problemi infettivi (come la candida), e quindi proposto per
l'assunzione orale.
Tutto ciò è preoccupante per varie ragioni.
Sakamoto et al. (1996) sono stati i primi ad analizzare GSE commerciali.
Fino a quel momento infatti gli studi in vitro si erano concentrati sul tipo
ed il meccanismo di attività antimicrobica.
In questo studio gli autori hanno comparato la compostizione chimica di un
GSE commerciale ed di uno “fatto in casa” con estrazione etanolica, mediante
HPLC e LC/MS.
Il cromatogramma HPLC del GSE commerciale si è rivelato alquanto differente
da quello dell'estratto preparato in laboratorio. Sono stati identificati
tre picchi anomali, due dei quali sono stati ascritti al
metil-p-idrossibenzoato e al 2,4,4'-tricloro-2'-idrossidifeniletere
(triclosano). La presenza del triclosano è stata confermata anche col metodo
LC/MS.
I risultati di Sakamoto et al sono stati confermati tre anni più tardi da
von Woedtke et al. (1999). Gli autori hanno analizzato sei tipi di GSE.
L'analisi voleva chiarire l'effetto degli estratti su vari batteri, ed il
contenuto degli estratti stessi. Cinque degli estratti hanno mostrato una
forte attività di inibizione della crescita dei seguenti patogeni: Bacillus
subtilis, Micrococcus flavus, Staphylococcus aureus, Serratia marcescens,
Escherichia coli, Proteus mirabilis, e Candida maltosa. L'analisi dei sei
estratti ha rivelato che nei cinque estratti attivi era presente un
conservante sintetico, il benzetonio cloruro, e che tre degli estratti
(sempre sui cinque attivi) contenevano anche altri due conservanti: metil
parabene e triclosano. Solo uno degli estratti commerciali non ha mostrato
la presenza di conservanti, ma in questo, come nei vari estratti preparati
in laboratorio come termine di paragone, non è stata rilevata alcuna
attività antimicrobica. Gli autori concludono che la potente e quasi
universale attività antimicrobica attribuita al GSE è dovuta meramente alla
presenza di conservanti di sintesi.
Uno studio molto recente contribuisce ad una maggiore chiarezza.
Cvetnic e Vladimir-Knezevic (2004) partono infatti con il dichiarato
proposito di fare luce sull'efficacia degli estratti di pompelmo. Per fare
questo, piuttosto che da uno studio comparativo come i precedenti, partono
dall'analisi e valutazione di estratti fatti in laboratorio, testati su 20
ceppi batterici e 10 fungini.
A differenza dello studio di von Woedtke et al. (1999), che non aveva
mostrato alcuna efficacia degli estratti etanolici in laboratorio, gli
autori mostrano che l'estratto è attivo su Gram +, poco o nulla su Gram -,
poco attivo su lieviti. L'effetto più interessante è quello su Salmonella
enteritidis, con una MIC di 2.06%, m/V, in tutti gli altri casi le MIV sono
superiori, dal 4.13% al 16.50%.
Anche se i risultati sono migliori di quelli che si poteva aspettare dallo
studio di von Woedtke et al. (1999), essi sono ancora lontani da quelli
vantati dai GSE commerciali. Gli autori concludono che l'attività
antimicrobica dei GSE commerciali potrebbe non derivare solamente dai
conservanti sintetici, ma che sono necessari ulteriori studi per poter
supportare l'utilizzo medico del GSE.
Rimane comunque un problema: anche in questo lavoro, negli estratti fatti in
casa, non sono stati rilevati composti quaternari (quat) come il benzetonio
cloruro, contrariamente a quanto dichiarato dalla casa produttrice che
vorrebbe che i composti identificati come conservanti da von Woedtke et al.
(1999) e Sakamoto et al. (1996) null'altro fossero che composti quat
naturalmente sviluppati nel processo di estrazione e non tossici.
Inoltre la letteratura recente ha chiarito in parte i meccanismi di azione
del GSE: l'estratto agirebbe mediante la distruzione della membrana
batterica ed il riversamento del citoplasma all'esterno in 15 minuti (Reagor
et al 2002; Heggers et al 2002).
Se il meccanismo è questo, allora vanno moderate di molto anche le
dichiarazioni che il GSE sarebbe un antipatogeno selettivo che non danneggia
la flora batterica.
Il meccanismo di distruzione della membrana batterica non permette infatti
alcuna distinzione tra batteri "amici" e "nemici".
Questi dati impongono due serie di considerazioni: la prima riguarda
l'aspetto ciarlatanesco (al limite della frode) della proposta GSE, che
approfitta della diffusa e acritica propensione di molti consumatori per i
prodotti targati “naturale” per propinargli un prodotto adulterato (tra
l'altro vale la pena ricordare che il processo di produzione del GSE, come
spiegato nei tanti libretti che lo pubblicizzano, non è una estrazione, come
il nome vorrebbe indurre a pensare, bensì un processo molto più complesso,
con molti passaggi fermentativi e di semisintesi, per cui parlare di
prodotto naturale pare abbastanza forzato).
Il secondo, molto più preoccupante, riguarda gli effetti a lungo termine
dell'ingestione dei composti di adulterazione; vediamoli più da vicino.
1. BENZETONIO CLORURO: usato comunemente come disinfettante nei prodotti
cosmetici, classificato in UE come veleno di classe 2 a causa della sua
teratogenicità e causticità. La percentuale ritrovata in alcuni GSE arriva
all'8% (Takeoka et al 2001), molto più della normale percentuale usata nei
cosmetici.
Lo Environmental Defense Fund lo descrive come un “sospetto intossicante
endocrino” che manca di “dati necessari ad una valutazione di sicurezza”
(scorecard.org). Secondo il National Institute for Occupational Health and
Safety l'ingestione della sostanza potrebbe portare a “diarrea, nausea,
vomito, collasso, convulsioni e coma” (cdc.gov).
Viene proposto da alcune fonti che il benzetonio cloruro rilevato nelle
analisi sarebbe in realtà un quat simile al benzetonio cloruro, un
sottoprodotto del processo produttivo del GSE, e che non sarebbe tossico.
Questa affermazione presuppone che i laboratori di analisi non siano stati
in grado di distinguere tra questo quat ed il benzetonio, cosa che sembra
difficile. Inoltre la produzione di questo quat attraverso una ammoniazione
dei flavonoidi è “poco probabile” (Takeoka et al 2001).
2. TRICLOSANO: strutturalmente legato a vari composti bis-fenil
policlorinati e e bis-fenil clorofenoli che sembrano sospetti dal punto di
vista della salute umana. La Environmental Protection Agency mette il
triclosano nell'elenco dei pesticidi (epa.gov). Viene ampiamente usato in
cosmesi e nei saponi antibiotici. E'approvato per uso topico e sulle mucose
ma non per uso orale.
Per gentile concessione di Marco Valussi BSc (Hons.) Herbal Medicine Letture
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