MISSIONE MILITARE IN LIBANO, LE RAGIONI DEL NO.
GIOVEDI' 28 SETTEMBRE ORE 21
SALA RIUNIONI DI CAPANNORI
PIAZZA ALDO MORO - CAPANNORI
ACCANTO ALLA FARMACIA COMUNALE
DIBATTITO PUBBLICO CON
MANLIO DINUCCI
ESPERTO DI GEOGRAFIA DELLO SVILUPPO
Mentre il parlamento italiano si accinge a ratificare definitivamente la presenza dei nostri militari nel Libano vogliamo porre in luce le ragioni che ci dovrebbero portare a rifiutare questa ulteriore missione militare.
Non siamo naturalmente contrari ad interventi di interposizione di forze di pace tra parti belligeranti, a patto che questi svolgano effettivamente un ruolo di equidistanza tra i contendenti per l'affermazione di una pace giusta.
Ma il contingente che si sta dispiegando nel sud del Libano, di cui l'Italia fa parte, non potrà avere questa funzione, perché è stato inviato in forza di una risoluzione O.N.U. che ignora che Israele, oltre ad occupare il Libano, ha deliberatamente colpito la popolazione civile, distrutto infrastrutture (depositi farmaceutici, ponti, centrali del latte) e, contemporaneamente, ha continuato la guerra nei Territori Palestinesi Occupati, bombardando la popolazione, sperimentando l'uso di nuove armi e sequestrando parlamentari e ministri palestinesi.
Inoltre, la non equidistanza tra le parti in conflitto è dimostrata dal fatto che la forza internazionale è stata schierata interamente sul territorio del paese invaso e non a cavallo del confine per impedire il divampare di nuovi conflitti come vorrebbe la logica di una missione di pace.
Nè si può ignorare il fatto che la stessa composizione della forza multinazionale è notevolmente sbilanciata verso gli alleati occidentali di Israele (anche l'Italia del resto ha stipulato un accordo di cooperazione militare con questo paese).
Tutti questi elementi non possono non mettere in luce che la missione "UNIFIL" non ha le caratteristiche di una missione di pace ma nasce piuttosto con il compito di stabilizzare il Libano in ottica filo-occidentale e rendere più sicura Israele nel dominio delle risorse e dei territori illegalmente occupati (oltre alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza, le Alture del Golan e le Fattorie di Sheba) e si inserisce in un contesto di guerra, in corso da almeno 15 anni, per conquistare e controllare le risorse petrolifere e per impedire lo sviluppo e il rafforzarsi di stati che egemonizzino il Medio Oriente con politiche non rispondenti alla volontà delle potenze occidentali (in primis gli U.S.A.).
In questo contesto internazionale l'unica pace giusta e l'unica interposizione possibile è quella che abbia come base l'autodeterminazione dei popoli, in Medio Oriente ciò significa innanzitutto consentire l'autodeterminazione del popolo palestinese.
L'Italia dunque non dovrebbe partecipare a questa ulteriore missione militare come segno tangibile del rifiuto della logica della "guerra infinita" e per permettere la libertà e l'autodeterminazione di tutti i popoli dell'area mediorientale.
COMITATO LUCCHESE CONTRO LA GUERRA AMBIENTE E FUTURO
ASA ASSEMBLEA SPAZI AUTOGESTITI CICL. IN PROP.
SKA "SANKARA"