[Paesibaschiliberi] Paese Basco: sempre più incerto il proce…

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Autore: Nicola LaTorre
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Oggetto: [Paesibaschiliberi] Paese Basco: sempre più incerto il processo di pace


        Gli indipendentisti riaffermano l'obiettivo: indipendenza e 
socialismo


Paese Basco: sempre più incerto il processo di pace
Marco Santopadre


Euskal Herria – Un atto dall’indubbio valore simbolico ha scosso il mondo
politico basco.

L'organizzazione indipendentista basca Eta, in un comunicato diffuso
domenica 24 settembre a Bilbao, ha annunciato che non abbandonerà le armi
prima della conquista dell'indipendenza per il Paese Basco. Lo stesso breve
testo era stato letto ieri notte da tre militanti dell'organizzazione
clandestina apparsi con il volto coperto e armati di fucili automatici, in
un bosco nella provincia di Gipuzkoa, nel corso di un omaggio popolare ai
combattenti baschi “morti in tutte le battaglie". I circa 1500 presenti alla
commemorazione, organizzata come ogni anno nella località di Aritxulegi
(Oiartzun), a pochi chilometri da Donostia-San Sebastian, hanno accolto i
tre incappucciati con una vera e propria ovazione. Poco prima 218 ragazzi e
ragazze, che indossavano tutti una maglietta nera con una stella rossa,
avevano sfilato davanti ai convenuti per ricordare gli altrettanti
combattenti morti dal 1959 ad oggi.

Nel documento dell'ETA si conferma l'impegno a "continuare a lottare
fermamente, armi in pugno, fino a ottenere l'indipendenza e il socialismo
per il Paese Basco". Più volte in questi mesi il Governo di Madrid è stato
accusato di aver praticamente bloccato il processo di pace iniziato il 22
marzo scorso, continuando la repressione nei confronti dei movimenti sociali
e politici della sinistra indipendentista. In questi sei mesi i governi di
Madrid e Parigi hanno bloccato ogni progresso dell'agenda del negoziato: non
è iniziato il rimpatrio dei circa 800 prigionieri politici, non è stata
abolita o abrogata la Ley de Partidos che mette fuori legge la sinistra
indipendentista, continuano i processi politici, le aggressioni e i divieti
nei confronti delle manifestazioni, le morti sospette nelle carceri.



CONTINUA LA REPRESSIONE
Gli ultimi atti repressivi risalgono a pochi giorni fa, quando il
supergiudice dell’Audiencia Nacional Baltazar Garzòn ha proibito 4
manifestazioni che la sinistra basca aveva convocato per chiedere la fine
della dispersione dei prigionieri politici. Ciò avveniva lo scorso 16
settembre, mentre il 19 una delle associazioni che si occupa della difesa
dei diritti dei prigionieri baschi, Salhaketa, denunciava l’ennesima morte
in carcere di un detenuto, la quinta dell’state e la 22° in meno di due
anni. E’ stata tra l’altro la famiglia, e non l’amministrazione
penitenziaria, ad informare la stampa della morte del giovane basco che
sarebbe deceduto il 10 settembre nell’infermeria del carcere di Langraiz in
seguito a un infarto. Mentre nei penitenziari continuano abusi e aggressioni
contro i prigionieri politici e contro i detenuti baschi in generale, le
autorità continuano a “nascondere i morti sotto il tappeto” trasferendo i
moribondi all'infermeria per alterare le statistiche dei deceduti in
carcere, talora in modo poco chiaro.

La prossima vittima potrebbe essere Inaki de Juana Chaos, prigioniero
politico giunto ormai al 45° giorno di sciopero della fame per denunciare il
fatto che, nonostante abbia scontato interamente la sua pena (tra l’altro
senza nessuno sconto o facilitazione) le autorità con una semplice ordinanza
lo stiano tenendo in carcere, in quanto ritenuto pericoloso. La sua
pericolosità, secondo la magistratura, sarebbe rivelata dal fatto che alcuni
mesi fa avrebbe scritto una lettera al quotidiano progressista Gara
ribadendo le proprie idee politiche. Per la sua immediata liberazione si
sono mobilitati settori consistenti della società basca, e non solo quelli
legati alla sinistra patriottica. Le sue condizioni sono critiche, dopo aver
perso 30 kg di peso, ma di analizzare il suo caso da un punto di vista
legale le autorità spagnole non ne vogliono sapere e gli hanno imposto
l’alimentazione forzata.



TORNA LA GUERRIGLIA URBANA

Che la situazione sia difficile per il processo negoziale lo dimostra anche
l'improvvisa recrudescenza della "Kale borroka", cioè della guerriglia
urbana. Dopo parecchi mesi di calma pressoché totale, nell'ultimo fine
settimana sono stati numerosi gli attacchi realizzati con materiale
incendiario contro sedi delle autorità, della magistratura e delle Ferrovie
del governo autonomo in numerose località delle province basche.

Ed ecco che all’improvviso si fa sentire direttamente l’ETA, intervenendo ad
una iniziativa pubblica con le armi alla mano. Armi che oltretutto sono
state usate per sparare sette colpi in aria; cosa mai avvenuta in tutta la
sua lunga storia.

L’atteggiamento bellicoso è stato comunque accompagnato da dichiarazioni
concilianti rispetto alla continuazione del negoziato: "malgrado la
decisione di conservare le armi, l'Eta non rinuncia al cessate il fuoco
permanente, né a trattare con il governo spagnolo". Ma di fronte
all’immobilismo del governo socialista, l’organizzazione clandestina tiene a
ricordare alla propria base sociale (e naturalmente alle controparti) che
risultati concreti potranno essere ottenuti solo mantenendo alti il
conflitto e la mobilitazione, Lo afferma esplicitamente un passaggio del
comunicato: "Questo giorno deve servire a rafforzare la lotta di oggi e di
domani. Nella via che si è aperta, nessuno ci offrirà qualcosa,
l'opportunità di ottenere la libertà del Paese basco e nelle mani di ognuno
di noi".



TORNANO LE OMBRE DEL PASSATO
Per ora il capo del governo spagnolo, il socialista Zapatero, non ha preso
posizione sull’accaduto. Ha solo ribadito un invito che suona paradossale,
quello rivolto alla sinistra indipendentista affinché faccia “solo
politica”. E’ esattamente quelle che rivendica Batasuna, che chiede come
segnale distensivo e propedeutico ai negoziati la sua rilegalizzazione e la
possibilità di presentarsi alle prossime elezioni.

Ma il PSOE di Zapatero non sembra avere il coraggio di portare a termine un
processo negoziale che finora non ha praticamente prodotto nessun risultato.
Il giovane leader socialista sa che potrebbe pagare duramente qualsiasi
concessione nei confronti del diritto all’autodeterminazione del popolo
basco. Non deve fare i conti solo con le gerarchie ecclesiastiche, i grandi
gruppi finanziari, la confindustria e la destra nazionalista spagnola, ma
anche con un settore consistente del suo stesso partito, quello che governa
le province della cosiddetta “Spagna profonda” e che rimpiange i metodi
spicci del mai tramontato Felipe Gonzalez.

Mentre la corda rimane tesissima altre nuvole buie si addensano
all’orizzonte. Il partito fascista spagnolo “La falange” ha annunciato per
il prossimo 12 ottobre, “Giorno della razza”, una manifestazione nella città
di Pamplona. Una vera e propria provocazione, mentre la stampa rosa ha
informato in questi giorni che la giovane nipote del Generalissimo Franco
potrebbe essere l'ospite di punta di un talk show della rete tv statale
spagnola per il "modico" compenso di circa 40.000 euro.