[NuovoLab] Report dell’assemblea nazionale del Forum Palesti…

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Auteur: Edoardo Magnone
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Anciens-sujets: [NuovoLab] PALESTINA-ISRAELE:AL CENTRO DI UN PIANO PER LA PACE E LA GIUSTIZIA IN MEDIO ORIENTE
Sujet: [NuovoLab] Report dell’assemblea nazionale del Forum Palestina
Report dell’assemblea nazionale del Forum Palestina (Roma, 16 settembre)


All’assemblea nazionale di Roma promossa dal Forum Palestina hanno preso parte
circa un centinaio di compagne e compagni provenienti, oltre che da Roma e
dintorni, da Trieste, Milano, Torino, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana,
Campania, Puglia, Calabria e Sardegna.

Nel quadro del nuovo scenario in Medio Oriente derivante dalla riuscita
resistenza libanese all’ennesima aggressione israeliana, al riaffacciarsi della
questione palestinese nell’agenda politica internazionale e in presenza della
missione militare ONU in Libano che vede posizioni e valutazioni molto
differenziate, si avvertiva l’esigenza di un confronto politico con tutte le
associazioni e i soggetti che in questi anni hanno animato o collaborato con la
rete messa in piedi dal Forum Palestina.

Gli interventi introduttivi hanno posto la questione della indipendenza dei
movimenti da affermare rispetto alle compatibilità imposte dalla politica
estera avviata da quello che alcuni definiscono il “governo amico”.

L’introduzione in particolare (Sergio Cararo), ha riassunto il ruolo svolto dal
Forum Palestina dal 2001 ad oggi e, in riferimento alla missione militare in
Libano, ha ricordato le vicende del 1982, quando Israele impose il disarmo
delle milizie palestinesi con il controllo del contingente multinazionale
formato da USA, Francia e Italia, il quale poi si ritirarono (in anticipo sulla
data prevista) e consentirono di fatto l’assalto israelo-falangista ai campi
palestinesi, fino al massacro di Sabra e Chatila, dopo il quale tornarono i
contingenti occidentali. A quel punto, però, il popolo libanese aveva compreso
il ruolo reale delle forze occidentali, contro le quali la resistenza ingaggiò
una vera e propria guerra di liberazione.

Il rischio che questo scenario torni di attualità è evidente, perché la
Risoluzione 1701 mantiene la centralità degli interessi dello Stato aggressore
(Israele) ed è una forzatura sostenere che Hezbollah sia d’accordo con la
Risoluzione, a parte l’esigenza del cessate il fuoco. Rispetto alle difficoltà
obiettivamente presenti nel movimento pacifista, una parte del quale considera
la missione libanese “diversa dalle altre”, l’introduzione ha indicato la
necessità che il movimento entri in campo con una funzione autonoma dal governo
sostenendo il No alla missione Unifil 2, perché esiste concretamente il rischio
che il movimento contro la guerra diventi un elemento di collateralismo con il
governo Prodi – D’Alema, espressione della competizione fra il progetto
israelo-americano del Grande Medio Oriente e quello del mercato
euromediterraneo targato Unione Europea.

Il secondo intervento introduttivo (Germano Monti) ha poi introdotto la vicenda
della compagnia palestinese Sanabel, bloccata in Italia da più di due mesi a
causa della chiusura da parte di Israele del valico di Rafah,unico punto di
passaggio fra la Striscia di Gaza e l’Egitto, osservando che il governo
italiano (pur essendo responsabile della missione europea Eubam al valico di
Rafah) continua a rimanere inerte davanti alla posizione del governo israeliano
e denunciando la totale assenza di solidarietà mostrata dalle associazioni
collaterali al governo e dalle ONG, che hanno fatto mancare qualunque sostegno
alla difficilissima situazione dei giovani artisti palestinesi. Il ruolo di
queste associazioni ed ONG è stato poi indagato alla luce del mercimonio fra il
loro sostegno alle missioni in Afghanistan e Libano e gli stanziamenti in loro
favore da parte del governo italiano (30 milioni di euro solo per gli
interventi in Libano) parallelamente all’emarginazione delle associazioni non
allineate come Emergency.

L’intervento ha poi lanciato la proposta di una nuova campagna di “sanzioni dal
basso” verso Israele, ovvero del boicottaggio popolare dell’economia
israeliana, in assenza di iniziative di pressione su Israele da parte dei
governi.

Successivamente sono intervenuti molti altri compagni (tra cui la Rete dei
Comunisti, Red Link, il Coordinamento per la Palestina di Milano, il Movimento
per il Partito Comunista dei Lavoratori, Soccorso Popolare, l’Associazione
Sardinia – Palestina, Il Pane e le Rose, la Confederazione Cobas,
l’International Solidarity Movement), che – fra l’altro - hanno accolto
positivamente la convocazione di una manifestazione nazionale in solidarietà
con la resistenza palestinese, libanese e di tutti i popoli del Medio Oriente,
oltre alla convinta partecipazione alla manifestazione contro la guerra e per
il ritiro delle truppe dai teatri di guerra (Libano incluso) del prossimo 30
settembre a Roma.

Shoukri - del Comitato di sostegno a Sanabel – ha illustrato in dettaglio la
situazione dei giovani palestinesi accampati ormai da quasi due settimane
davanti al Ministero degli Esteri, dal quale ancora attendono una risposta
credibile alla loro richiesta di poter rientrare nella loro terra assediata
dagli Israeliani, nonostante il valico di Rafah sia (almeno formalmente)
affidato al controllo degli osservatori dell’Unione Europea, coordinati da un
generale dei Carabinieri.

Il momento più coinvolgente è stato senz’altro il collegamento dal Libano con la
delegazione del Comitato per non dimenticare Sabra, Chatila e Cana; il
giornalista del Manifesto Stefano Chiarini ha sottolineato come il Libano che
la delegazione sta osservando dal vivo non ha molto a che vedere con quello che
viene presentato dall’informazione nel nostro Paese. Innanzitutto, tutti i
dirigenti della resistenza libanese e dei campi palestinesi hanno chiarito che
la consegna delle armi non è nemmeno pensabile fino a quando non si sia
arrivati ad una giusta soluzione del conflitto con gli aggressori sionisti ed
alla restituzione di tutti i territori libanesi, palestinesi e siriani
occupati. Grande irritazione hanno poi provocato in Libano le dichiarazioni del
premier tedesco Angela Merkel, che ha detto che le forze tedesche vanno lì per
difendere Israele, così come è preoccupante l’interlocuzione fra il Segretario
dei DS, Piero Fassino, ed il leader druso Walid Jumblatt, personaggio
screditato, da tempo passato nello stesso campo dei fascisti delle Forze
Libanesi.

Non meno preoccupante, poi, l’entità dello schieramento aeronavale –
specialmente tedesco e francese – al largo delle coste libanesi, che non
risponde al comando UNIFIL e che appare assolutamente sproporzionato per le
necessità di una forza terrestre di poche migliaia di unità. Se alle portaerei
ed alle navi da combattimento italiane, francesi, tedesche, ecc. si aggiungono
le unità americane presenti in zona, non si può escludere la possibilità che
l’obiettivo reale di questo schieramento imponente non sia quello dichiarato
(il pattugliamento delle acque territoriali libanesi per ostacolare il
“contrabbando di armi”), ma abbia a che vedere con l’eventualità di attacchi
contro la Siria e l’Iran.

L’assemblea si è conclusa con l’intervento del Forum Palestina, che – anche
rispondendo alla questione posta da un compagno di Trieste – ha proposto il
prossimo sabato 18 novembre come data della manifestazione nazionale, chiarendo
che al momento né il Forum Palestina, né altri presenti all’assemblea hanno
ricevuto alcun invito o comunicazione rispetto alla ventilata manifestazione
del cartello di “Action for Peace”, un cartello che, in tutti questi anni, non
ha mai inteso partecipare alle manifestazioni di solidarietà convocate con la
lotta del popolo palestinese, ma anzi si è spesso caratterizzato, almeno in
alcune sue componenti, per polemiche sterili e contrapposizioni strumentali.

La prima bozza di appello in circolazione non riesce – nemmeno in questa
occasione – a liberarsi dalla logica dell’ equidistanza (logica contro cui è
nato il Forum Palestina), con l’aggravante di un’apertura di credito quantomeno
esagerata verso l’attuale politica estera del governo italiano. Questo impianto
appare in aperto contrasto con le valutazioni emerse in questi anni ed anche
nell’assemblea di Roma.

L’assemblea ha deciso

1) la partecipazione alla manifestazione contro la guerra del 30 settembre,

2) il rilancio dell’iniziativa per il boicottaggio dell’economia di guerra
israeliana e per la revoca degli accordi economici e militari fra Italia e
Israele (anche a livello di Enti Locali, come le regioni Emilia-Romagna,
Veneto, Toscana e Lazio. Su questo verrà costituito un apposito gruppo di
lavoro).

3) L’appuntamento per la manifestazione nazionale per la Palestina è stato
fissato invece per sabato 18 novembre a Roma, in continuità con le
mobilitazioni previste nella settimana internazionale contro il Muro
dell’Apartheid.

Roma, 18.9.2006

Il Forum Palestina