Newsletter Osservatorio Iraq
17/2006: 30 agosto - 13 settembre 2006
Iraq, "Divide et impera"
In Iraq l'amministrazione Bush ha scelto di rifarsi alla più classica di tutte le ricette imperiali: "Divide et impera. In effetti, l'escalation della violenza fra sunniti e sciiti è funzionale ai piani di Washington, ma solo a condizione che il conflitto rimanga entro i limiti. Una guerra civile vera e propria non sarebbe nell'interesse degli Usa, anche perché renderebbe più difficoltoso il controllo delle risorse petrolifere. Mentre Washington sta giocando con il fuoco, di fatto l'Iraq è già diviso: una capitale in fiamme, al centro di una zona a maggioranza sunnita dove infuria la resistenza contro gli occupanti, un sud in prevalenza sciita dove crescono le spinte autonomiste, un nord kurdo sempre più avviato verso l'indipendenza.
In Iraq, Washington gioca col fuoco
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Gilbert Achcar
"Il governo di Baghdad e gli Usa tollerano le milizie. L'obiettivo è un Iraq più debole e facile da controllare"
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Carlo M. Miele - Osservatorio Iraq
A Baghdad gli abitanti negano che la sicurezza stia migliorando
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Azzaman
Le bombe contro i soldati Usa in Iraq stanno aumentando
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Michael R. Gordon, Mark Mazzetti e Thom Shaker - The New York Times
Continuano gli scontri a Mosul
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Azzaman
Gli arabi iracheni scorgono un improbabile paradiso tra i vecchi nemici
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Edward Wong - New York Times
Oggi e allora: requiem per Baghdad
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Patrick Cockburn - The Independent
La difficile quotidianità del popolo iracheno
Le conseguenze della spirale di violenze colpiscono il popolo iracheno nella vita di ogni giorno. Dopo quello del carburante stanno aumentando i prezzi di tutti i generi alimentari. E con l'aumento delle violenze di stampo confessionale i professionisti hanno difficoltà anche a svolgere il proprio lavoro
Per gli esausti iracheni un nuovo nemico: i prezzi
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Damien Cave - The New York Times
Chi difende gli avvocati?
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Naoki Tomasini - Peacereporter
Gli operatori umanitari minacciati dalla violenza confessionale
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IRIN
Libano, il giorno dopo
Cosa resta dopo oltre un mese di conflitto? Se lo chiedono i giornalisti e la popolazione libanese, che sotto l'insicuro ombrello Onu prova ad avviare una lenta ricostruzione. Il Partito di Dio sopperisce alle mancanze del governo e della comunità internazionale, mentre Israele fa i conti con un fallimento militare e con un'immagine sempre più ostile in tutto il mondo arabo
Quel che resta dopo le bombe
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Robert Fisk - L'Unità
Ecco che cosa ho visto
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Ennio Remondino - Il Manifesto
Se Hezbollah fa le veci dell'Onu
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Robert Fisk - L'Unità
Il fallimento israeliano
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Robert Fisk - The Independent
L'odio verso Israele
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Uri Avnery - ZNet
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