[NuovoLab] Israele toglie il blocco e lo affida agli europei

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Continuano a chiamarla "pace"...per buona pace dei "neo-pacifisti"!

Edoardo Magnone

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Il Manifesto - 07/09/06 - p.5

Israele toglie il blocco e lo affida agli europei

Stefano Chiarini

Il governo israeliano, dopo un accordo tra il segretario dell'Onu Kofi Annan e
il segretario di stato Condoleezza Rice che affida il pattugliamento delle
coste libanesi e il controllo dell'aeroporto di Beirut alle forze
multinazionali, con un ulteriore limitazione delle sovranità libanese, ha
annunciato la revoca a partire dalle diciotto di oggi, ora locale, del blocco
aereo-navale che da 57 giorni sta soffocando il paese bloccando qualsiasi
possibilità di ripresa e di ricostruzione. Israele però ha annunciato la sua
intenzione di riservarsi il diritto di intervenire in qualsiasi momento per
bloccare qualsiasi rifornimento alla resistenza libanese, anche sul confine
siriano.

L'accordo raggiunto ieri dagli Stati Uniti, dal segretario generale dell'Onu e
dal governo israeliano è giunto al termine di una giornata drammatica nel corso
della quale il ministro degli esteri libanese Sallouk aveva annunciato la
decisione di rompere l'embargo israeliano nelle successive 48 ore se la
comunità internazionale non avesse posto fine al blocco.

La decisione di ieri di affidare alle forze multinazionali il controllo dei
porti e degli aeroporti dà un po di respiro al Libano, ormai allo stremo, ma al
prezzo di un'ulteriore limitazione della sua sovranità e allo stabilirsi di una
sorta di mandato coloniale sulla repubblica dei cedri con il governo di Beirut
ridotto sempre più al rango di quello di Karzai in Afghanistan e di al Maliki
in Iraq, con il relativo rischio di una rottura dell'unità nazionale e di un
possibile uso del paese in un prossimo attacco Usa alla Siria e all'Iran.

L'accordo di ieri ci riguarda direttamente in quanto configura un ulteriore
allargamento del nostro impegno in Libano dal momento che il compito di fermare
e ispezionare le navi dirette in Libano - con la possibilità di gravi incidenti
con quelle battenti bandiera iraniana o siriana che non accettassero questo
sopruso - è stato assegnato per il momento, come annunciato nel comunicato del
governo israeliano, alle navi italiane, francesi e greche. Queste saranno poi
sostituite in parte dalla marina tedesca mentre il controllo dell'aeroporto di
Beirut sarà anch'esso affidato ai consiglieri militari e della sicurezza già
arrivati ieri da Berlino.

L'accordo sul controllo delle coste libanesi sancisce e in qualche modo
legittima a posteriori un'inedita concentrazione di forze militari occidentali
al largo delle coste libanesi con un potenziale di fuoco del tutto
sproporzionato rispetto al compito affidatole di proteggere le poche migliaia
di soldati Unifil sul terreno ma assai congruo se si prevede invece un
possibile, imminente, attacco americano-israeliano all'Iran e alla Siria.

Si tratta, secondo i servizi israeliani di due portaerei con 75
cacciabombardieri, aerei spia ed elicotteri, di 15 navi da guerra - 7 francesi,
5 italiane due greche, 5 tedesche e cinque americane con migliaia di uomini e
1800 marines americani. In particolare la Francia ha in zona la portaerei
Charles De Gaulle con i suoi 40 «Rafale» con un raggio di azione di oltre 3.000
chilometri e con altre 7 navi da guerra con 2.800 marines. Gli Stati uniti
dispongono della «Uss Mount Whitney» che avrebbe uno dei più avanzati sistemi
di comando e di comunicazione della marina, alla testa di una task force con
circa 1.800 marines e cinque navi tra le quali la «Uss Barry», la «Uss
Trenton», la «Hsv Swift» e la «Uss Kanawha». Il gruppo navale americano,
chiamato «Task Force Lebanon» è guidata dal vice ammiraglio J Stufflebeem il
quale sarebbe in grado di far arrivare qualsiasi elemento di intelligence a
qualsiasi comandante americano in qualsiasi punto tra il Meditterraneo
orientale, il Golfo e l'Iran.

Al largo di Tiro incrocia poi la portaerei portaelicotteri Garibaldi con i suoi
Harrier a decollo verticale e i suoi elicotteri Sikorski particolarmente adatti
in funzione antisottomarini e anti-nave. Tutte queste forze, non certo parte di
un'operazione di pace ma piuttosto di guerra, si aggiungono a quelle già
presenti nell'area: la sesta flotta Usa con base in Italia, 15 navi
lanciamissili israeliane con almeno sei sottomarini in grado di portare testate
nucleari di fabbricazione tedesca, e la flotta Nato con navi da guerra del
Canada, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Spagna, Grecia e Turchia e quelle
britanniche con base a Cipro.

In questa situazione le navi Usa ed in particolare la «Uss Mount Whitney», pur
costituendo il centro nevralgico operativo e di intelligence delle navi europee
sono sotto l'esclusivo comando dell'ammiraglio Stufflebeem così come le forze
Nato restano sotto l'Alleanza e sarà piuttosto difficile che Parigi, il
prossimo febbraio, quando il generale Pellegrini lascerà il suo posto a capo
dell'Unifil ad un generale italiano, affiderà a quest'ultimo anche il controllo
della sua prestigiosa portaerei Charles De Gaulle. Una grande armada nella quale
le nostre navi e i nostri soldati rischiano di pagare le conseguenze di
politiche sulle quali non hanno alcuna influenza.

Una Armada cha ha chiaramente come obiettivo la Siria e l'Iran.

E che questo sia il prossimo obiettivo degli Usa e di Israele lo ha sostenuto
ieri l'agenzia russa «Interfax» citando il vice capo del dipartimento per il
Medioriente al ministero degli esteri, Vladimir Trofimov alla vigilia
dell'arrivo nella regione del ministro degli esteri di Mosca, Sergei Lavrov.