[NuovoLab] tavola rotonda sui corpi civil idi pace

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Auteur: antonio bruno
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Sujet: [NuovoLab] tavola rotonda sui corpi civil idi pace
sono solo appunti, gli altri genovesi (Angelino e Edda) potranno integrare

Calandrone (Pisa) 9 settembre 2006

Tavola rotonda “Difesa Popolare Nonviolenta, servizio civile e corpi civili
di pace”

Giovanni Mandolino(Moderatore): Vogliamo cogliere lo stretto legame tra i
tre diversi concetti che sono affrontati dal movimento nonviolento. I tre
concetti e l'obiezione alla guerra si tengono strettamente e questo puo'
portare a un sistema di pace tra i popoli per una societa' nonviolenta.

Antonino Drago: Gandhi inizia a introdurre la nonviolenza nel Terzo Mondo.
Il mondo occidentale, invece, e' impermeabile, fino al punto che un
cittadino che obiettava al servizio militare veniva incarcerato, fino al
riconoscimento dell'obiezione di coscienza negli anni ottanta.
Negli anni '80 con le lotte contro gli euromissili richiede una proposta
positiva: Difesa Popolare Nonviolenta.
E' un discorso pluralista, propone una DPN che convive con altre forme di
difesa e accetta la sfida con gli altri modelli di difesa, misurandosi con
essi..
Non ci possiamo piu' illudere che siamo tutti per la pace. Pace e
Nonviolenza non sono piu' termini univoci. Essere nonviolenti gandhiani
significa proporre un modello di sviluppo differente.
Esistono diverse modalita' di interventi per la pace.
Non sono posizioni incompatibili, ma sono differenti.
Le tre strategie per la pace sono:
1.approccio giuridico – istituzionale: Papisca e' il personaggio piu'
importante. Punto qualificantge e' la riforma dell'Onu, allargato alle
Organizzazioni Non Governative. L'agenda della Pace dell'Onu e' molto
significativa: ha introdotto l'intervento civile non armato nella massima
istituzione mondiale.
2.corpi civili di pace: 1995; progetto di Langer al Parlamento Europeo.
Spera che l'Europa proponga un intervento civile non armato
3.Obiezione Spese militari per proporre un'alternativa nella Difesa
nazionale. Modifica allo status degli obiettori di coscienza con la legge
230/98 che ha previsto una difesa civile non armata a cui istruire gli
obiettori. La attuale legge dell'abolizione della leva mette al primo punto
la difesa non militare. Istituzione di un comitato civile. Contribuzione
volontaria del tipo di difesa.

La pretesa della strategia giuridico istituzionale e' quella di
rappresentare tutti i pacifisti attraverso la marcia Perugia – Assisi che
si impone all'attenzione internazionale.
La strategia dei corpi civili di pace vuole rappresentare l'Europa.
La campagna dell'obiezione alle spese militari vuole coinvolgere tutte le
associazioni.

Tutte le iniziative sono bloccate: la prima e' bloccata dall'unilateralismo
USA. La seconda e' bloccata perche' l'Europa non si riconosce nella
nonviolenza, la terza e' bloccata perche' si sono ottenuti grandi conquiste
giuridiche, ma non si ' arrivati alle condizioni operative.

Carla Biavati (berretti bianchi) Ci occupiamo di gestione nonviolenta dei
conflitti. Abbiamo costituito la rete di formazione alla nonviolenza
cercando di pedagogizzare la nonviolenza su tutto il territorio nazionale.
La mediazione e' un nuovo modello di amministrazione della giustizia con il
metodo conciliativo, senza deprivare la vittima dal confronto con i motivi
della violenza. Trasferire nel metodo del training queste motivazioni.
Nel 1993 abbiamo realizzato la campagna per una soluzione nonviolenta in
Kossovo. Abbiamo fondato un'ambasciata di pace per facilitare il dialogo
per una societa' pacificata.
Ci furono risultati importanti. Negli anni '80 si celebro' la
riconciliazione tra le famiglie in Kossovo a cui partecipavano 500.000
albanesi e da qui la resistenza nonviolenta contro l'apartheid del governo
serbo. Purtroppo siamo stati sconfitti, non ci sono stati voci ad
ascoltarci e quando la politica si e' indirizzata verso un intervento
armato, la situazione era cosi' degradata che non c'e' stato niente da
fare. Abbiamo cercato di rimanere equidistanti tra le parti, abbiamo
lavorato tantissimo, abbiamo risposto all'invito della societa' civile
albanese anche nel post conflitto (gli ultimi trainings NONVIOLENTI sono
stati nel 2004).
Oggi lo strumento per raggiungere la pace del vincitore e' l'uso della
forza militare, che e' fallimentare. Un'altra bugia e' la guerra
umanitaria. L'apparato politico militare usa il linguaggio subdolo e distorto.
Non si mantiene la pace con il controllo armato del territorio. Bisogna
praticare dialogo, rispetto civile.
Siamo colpiti singolarmente dalla violenza che viene agita.
Il linguaggio della pace non ha nemici dobbiamo dialogare con tutti,
eliminando termini aggressivi o settari. Sinergie fattive all'interno del
movimento, per poterci presentare finalmente con un progetto unitario.
Promuovere un progetto unitario insieme alle reti europee.
Il percorso della NV e' in salita ma vogliamo agire sul campo per portare
al guerra fuori dalla storia.

Gianni D'Elia (centro Sereno Regis Torino) Ci sono stati importanti esempi
di intervento nonviolento. Ad esempio l'Operazione Colomba ad Haifa: essere
presenti la' dove arrivavano i missili degli ezbhollah. Donne in nero .
Mi chiedo perche' tutte queste campagne non diventano un programma
costruttivo.
Un pensiero ad Angelo Frammartino per ricordare come a Gerusalemme Est la
violenza aumenta.
La missione di dicembre e' stata una tappa di questo percorso: provare a
chiedere con forza alle istituzioni internazionali di costituire forze
civili di pace da inviare nelle zone israelo – palestinesi, diminuire la
insicurezza e la violenza. Si sono allacciate relazioni con gruppi
israeliani e palestinesi. Sia palestinesi che israeliani vedevano bene la
campagna ma hanno sottolineato l'impossibilita' di farlo con l'attuale
militarizzazione del territorio.
Molti israeliani e palestinesi si parlano gia' adesso, ci sono
straordinarie esperienze di contatto aiuto reciproco.
Che fare? Continuare con le azioni dal basso e nello stesso tempo chiedere
l'istituzione di corpi civili di pace.
Adesso la campagna e' abbastanza ferma, i partner francesi stanno
attraversando un momento di riflessione interna..
Se oggi ci dicessero “siete pronti a intervenire al posto dei reparti
armati?” Cosa succederebbe? Non siamo pronti. Cosa manca? Il passo concreto
operativo. Perche' non cominciare a mettere in campo l'addestramento come
per l'esercito?

Alberto Trevisan (obiettore di coscienza storico) Pietro Pinna, il primo
obiettore di coscienza, e' sempre stato persuaso che se non vogliamo
arrivare a quel tragico epilogo, non vi sia che da pronunciare una sola
parola “No alla guerra ad ogni guerra, per qualsiasi ragione”.
Sentinelle della pace, quante ore mancano all'alba? Ma noi dobbiamo
ridurle. Sono riuscito a spezzare il fucile perche' non ero da solo, avevo
una famiglia che mi ha aiutato.
Non ci dobbiamo fermare davanti alle difficolta' perche' i fucili da
spezzare sono ancora molti
Il nuovo servizio civile e' la sfida di questi anni. Ci sono 45.00 giovani
l'anno che chiedono di fare cose importanti. Nelle ultime linee guida della
formazione ci sono parole che solo noi abbiamo usato in questi anni. Ci
vuole una formazione vera alla nonviolenza. Molto importante e' la Carta
Etica del Servizio Civile all'interno di un rapporto nuovo tra volontario e
ente.
Dobbiamo riportare – rilanciare in Palestina la lotta nonviolenta che era
molto attiva durante la prima intifada.

Alberto L'Abate:
Parlerei di tre possibili strategie di alternativa alla guerra..
1.Cercare di andare al potere e porsi come alternativa
2.fare pressione dal basso
3.fare da noi, cominciare da noi.
Sia la prima che la seconda lasciano la struttura sociale cosi' come e'.
Dobbiamo lavorare all'interno e all'esterno delle istituzioni.
E' necessario evitare nei corpi civili di pace sia il professionismo che il
volontariato puro; i primi diventano routine, gli altri possono dare poco
tempo alla causa.
E' opportuna una legge che dia la possibilita' a tutte le organizzazioni
che vogliono occuparsi di corpi civili di pace di avere un mix di
professionisti e di volontari.
Prevedere anche la presenza degli anziani, non mettere limiti di eta'.
Sostenere la legge presentata da Titti Valpiana e altri per riconoscere il
diritto all'aspettativa di un anno.
Parlerei di non partigianeria, perche' non si puo' essere equivicini quando
il conflitto e' cosi' squilibrato come in Palestina adesso e negli anni
novanta in Kossovo.
Dobbiamo aiutare i gruppi piu' deboli ad organizzarsi e a prendere
coscienza. Porsi dalla parte dei piu' deboli per aiutarli.
Pensiamo, come consiglio dei Corpi civili di Pace, di chiedere un
intervento civile di pace non in Libano, dove ci sono i militari, ma noi
nonviolenti proponiamo di fare un intervento di corpi civili di pace in
Palestina; la presenza di osservatorio di pace riduce la violenza.
Basta parlare di nonviolenza cominciamo ad agire.

Paolo Cacciari (depurato): faccio da sponda con le istituzioni con cui e'
bene avere un rapporto, finche' ci sono.
C'e' un blocco e una crisi della legge 230. Di tipo politico e
istituzionale. Come incalzare questo governo? Ci sono anche dei punti di
crisi che riguardano piu' complessivamente i movimenti per la pace in
questi frangenti.
Dobbiamo rilanciare l'iniziativa. Dovremmo essere meno timidi nel mettere
a valore le innumerevoli iniziative che i movimenti le ONG hanno messo in
campo, certo c'e' un problema di preparazione: Non ci sentiamo adeguati e
pronti a sostenere alcuni momenti di crisi, pero' e' anche vero che poi
scopriamo che in Afganistan, Iraq, Libano Palestina, gli unici che ci sono
presenti in loco, sono una miriade di organizzazioni non governative
volontarie.
Ci vorrei mettere tutti (da Emergency a Medici senza Frontiere). Davvero e'
cosi' assurdo pensare a una satyagrha in campo internazionale che
ricomponga questa cosa.
In Spagna e' partita la campagna per il confronto tra civilta'.
Possiamo rovesciare questa ideologia dominante in una controoffensiva a
tutto campo, sia nei territori di conflitto che anche in casa nostra.
Un programma costruttivo alternativo alla guerra globale di Bush. Programma
di ripacificazione delle coscienze, delle culture, degli stati.
Dobbiamo rivendicare a testa alta i finanziamenti per i corpi civili di pace.

Angelo Gandolfi (berretti bianchi): e' importante che i corpi civili non
siano integrati con quelli militari. Sono due mondi completamente distanti,
come idealita', addestramento, modalita' di intervento.

Nanni Salio (centro Sereno Regis Torino): propongo di muoversi sulle tre
proposte emerse in questi giorni:
1. Istituto di ricerca per la pace
2. Centro per la mediazione tra le parti.
3. Istituzione dei corpi civil idi pace, che devono avere un carattere
permanente.