[autorgstudbo] lunedì sera a VAG per FEDERICO ALDROVANDI

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Autore: Alvin&Tiziana
Data:  
To: lista studentesca, Collettivo SPA, GC Bologna, Indisciplinati Storici, Collettivo Antagonista di resistenza globale - Minghetti
Oggetto: [autorgstudbo] lunedì sera a VAG per FEDERICO ALDROVANDI
Lunedì 11 settembre ore 21
VAG - Via Paolo Fabbri 110

assemblea pubblica
per preparare la manifestazione nazionale
VERITA' E GIUSTIZIA PER FEDERICO ALDROVANDI
che si terrà a Ferrara il 23 settembre

saranno presenti
- Matteo Parmeggiani (amico di Federico Aldrovandi)
- Luca Greco (Associazione "Verità per Aldro" di Ferrara)

durante la serata verrà proiettato il filmato
"Niente da Nascondere"
realizzato da Paolo Bertazza di Feedback video (casa autorganizzata di
video-produzioni di Ferrara)

saranno disponibili, inoltre, materiali di informazione (manifesti,
locandine, volantini) per promuovere l'iniziativa


Pubblichiamo di seguito l'appello per la

MANIFESTAZIONE
VERITA' E GIUSTIZIA PER FEDERICO ALDROVANDI
Ferrarra Sabato 23 settembre 2006

All'alba del 25 settembre 2005 il diciottenne Federico Aldrovandi muore
ammanettato a faccia in giù, in una pozza di sangue durante un controllo
di polizia. Federico era solo, disarmato e incensurato. La Questura di
Ferrara all'indomani dei fatti fornisce diverse versioni, ambigue e
contraddittorie. Federico viene descritto come un tossicodipendente, un
autolesionista, un violento. Nessuna delle tre definizioni corrisponde al
vero. Dopo alcuni mesi di estenuante attesa, la madre di Federico decide
di aprire un blog per trovare le risposte che la Questura non aveva ancora
dato. Da quando la vicenda diventa nota, attraverso i giornali ed
Internet, in Italia e all'estero, le versioni contrastanti crollano una
dopo l'altra. In Parlamento l'ex ministro Giovanardi ammette che due
manganelli sono andati rotti durante la colluttazione. Vengono rese
pubbliche le foto di Federico dopo la morte che dimostrano
inequivocabilmente la violenza da lui subita. Parte finalmente una vera e
propria inchiesta e i quattro agenti coinvolti vengono iscritti nel
registro degli indagati. Le peggiori ipotesi di pestaggio suscitate dalle
fotografie sembrano trovare conferma nei racconti dettagliati di testimoni
oculari.
Ad un anno dalla morte di Federico:
- Per chiedere verità e giustizia
- Perché si arrivi rapidamente ad un giusto processo
- Per difendere la memoria di Federico, a lungo infangata
- Perché non accada mai più un fatto simile nelle città d'Italia
- Perché eventuali abusi di potere non vengano insabbiati e sia fatta
chiarezza su altri casi analoghi, verificatisi negli ultimi anni nel
nostro paese
L'Associazione "Verità per Aldro" convoca una manifestazione nazionale a
Ferrara il 23 settembre 2006 alle ore 15.
La manifestazione avrà carattere pacifico e nonviolento, rifiutando le
generalizzazioni contro le intere forze dell'ordine, da cui ci aspettiamo
lo stesso desiderio di trasparenza e di giustizia.
Per informazioni e adesioni:
3471340481
manifestazioneperaldro@???




Verità e Giustizia per Federico Aldrovandi
dal sito
http://www.reti-invisibili.net/aldrovandi/articles/art_8225.html

25 settembre 2005. Federico Aldrovandi, 18 anni compiuti da poco, trova la
morte nel corso di un controllo di polizia.
E' domenica mattina, Federico ha appena trascorso la serata con amici e
sta dirigendosi a piedi verso casa. E' incensurato e non ha commesso alcun
reato; semplicemente forse non sta bene: nel suo sangue si scopriranno
blande tracce di oppiacei e alcol, ma in quantità incompatibili con un
malore grave, men che meno con uno che possa condurre alla morte.
Probabilmente ha bisogno d'aiuto, ma l'unico "aiuto" che troverà sarà
quello di un violentissimo controllo di polizia, al termine del quale
giacerà a terra senza vita.
Tutto questo avviene a Ferrara. Città distante meno di due ore da dove sto
scrivendo, così vicina e così lontana, perché sembra impossibile che tutto
questo possa avvenire accanto a noi. Se pensi a Federico è difficile
restare convinti di vivere in un Paese civile dove "chi sbaglia paga";
ancor meno dove "le istituzioni sono a fianco dei cittadini". Gli agenti
che hanno avvicinato Federico non assomigliano a quelli immortalati nelle
fiction televisive (del resto l'unico poliziotto di una certa fama che ha
espresso rammarico per quanto accaduto a Genova nel luglio 2001 fu proprio
un personaggio di fantasia, il commissario Montalbano), e le istituzioni
per lunghi mesi non sono sembrate interessate alle domande poste dalla
famiglia di Federico su cosa è realmente accaduto quella mattina.
Settembre 2005, Ferrara. Ossia presente, Italia. Il Paese dove dal '47 ai
nostri giorni sono avvenute decine di uccisioni per mano di elementi delle
forze dell'ordine. Vittime pressochè tutte senza giustizia, senza
colpevoli. Ma per Federico Aldrovandi, per "Aldro", forse sarà diverso. I
4 agenti coinvolti in quel controllo di polizia ora sono indagati per
omicidio preterintenzionale. Verrebbe voglia di pensare che questo sia il
segno di una normalità che si riaffaccia nel nostro Paese. Il segno che si
può tornare a parlare di "vera" sicurezza: non quella law and order
enfatizzata dai media, che ci fa accettare la restrizione dei diritti in
suo nome, non quella che crea pericolose sacche d'impunità. Ma questa
normalità che timidamente si riaffaccia almeno per il momento non è frutto
di una ritrovata trasparenza delle istituzioni. E pure la stampa italiana
per lunghi mesi non è stata di nessun aiuto. Nell'immediato ha scritto
"sotto dettatura": un ragazzo di 18 anni che muore così non fa notizia,
NON DEVE fare notizia. I giornali locali inizialmente parlano di un malore
fatale, alludendo ad una overdose. Chiunque abbia visto una foto del
cadavere di Federico straziato dai colpi ricevuti non può credere a quella
versione, ma sarà proprio quella ad apparire sulla stampa, per lunghi
mesi. E, dopo che sui giornali cominciano ad affacciarsi i primi dubbi
(vedremo fra poco come e perché), la Procura di Ferrara invia un fax ai
quotidiani che seguono il caso, aprendo un fascicolo per diffamazione e
offese rivolte alle autorità inquirenti, inchiesta archiviata solo il 27
giugno scorso. Neppure Montalbano è di casa a Ferrara, né in Questura né
nelle redazioni né in Procura.
A chi si deve dunque se su Aldro il velo delle menzogne è stato
squarciato? Innanzitutto a due donne: Patrizia Moretti (madre di Federico)
e Anne Marie Tsegue.
Dopo alcuni mesi da quel 25 settembre, Patrizia fa sentire la propria
voce, pone le proprie domande. Apre un blog su internet, e le sue domande
fanno il giro d'Italia. Patrizia e Lino, padre di Federico, parlano senza
rancore, senza cercare vendette, solo con un grande desiderio di
giustizia. Non sono interessati a generalizzazioni contro le intere forze
dell'ordine, chiedono solo che chi sa parli, svelano le incongruenze delle
versioni ufficiali, chiedono come e perché è morto il loro figlio. Quella
della famiglia Aldrovandi è una voce in cui il dolore si unisce ad una
grande lucidità, che risveglia anche stampa e TV nazionali. E' da questo
momento che si comincia a parlare del "caso Aldrovandi". E' da qui che
comincia il percorso che porterà ad indagare sui 4 agenti e che porterà
alla famiglia di Federico l'attenzione dovutale anche dalle istituzioni,
fino ad arrivare agli incontri con il Presidente della Camera e con il
Sottosegretario alla Giustizia.
Anne Marie, la seconda donna cui accennavo, è cittadina camerunense. Il
suo permesso di soggiorno scade a settembre. Ha paura delle conseguenze,
ma il silenzio le sembra insopportabile. Ha paura, ma sceglie di parlare.
Gli italiani no: loro non hanno visto, e se hanno visto non hanno sentito,
e comunque "tengono famiglia" e non se la sentono di testimoniare. Anne
Marie racconta di un pestaggio in piena regola. La sua testimonianza è
fondamentale. Per la famiglia Aldrovandi, certo, ma pure per l'incredibile
esempio di senso civico dimostrato.
Ferrara, settembre 2006. Fra pochi giorni, in occasione del primo
anniversario della morte di Federico, Ferrara ospiterà una manifestazione
nazionale che l'associazione "Verità per Aldro" ha indetto per chiedere
giustizia per il passato e garanzie per il futuro. Si terrà il 23
settembre, in quella città che per troppi mesi ha parlato una lingua
simile a quella di un Paese dell'America Latina degli anni '70. Abusi di
potere, violenze, e poi troppi silenzi da parte di quella società che,
nonostante tutto, pretende d'essere chiamata "civile".
Ferrara, Italia, pochi chilometri da qui, vicina a ovunque. Sapremo
sentire "nostra" questa vicenda, così vicina e atroce? O ci limiteremo a
guardare smarriti da un'altra parte, pensando che queste cose "non
dovrebbero succedere" ma comunque "succedono sempre altrove"?

di Federico Barilli

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