[NuovoLab] Sul Medio Oriente e la sinistra italiana - Di Jos…

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Auteur: Elisabetta Filippi
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À: forumgenova
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Sujet: [NuovoLab] Sul Medio Oriente e la sinistra italiana - Di Joseph Halevi
Ricevo e inoltro.
Elisabetta


Joseph Halevi

Invio con il permesso di pubblicarlo e farlo circolare (ho deciso non
esprimermi più per ora sul quotidiano “Il Manifesto” in materia di Medio
Oriente perchè la situazione interna del giornale è troppo contorta ed è
inutile litigare e rompere amicizie e rapporti umani stabiliti da circa un
ventennio. Di conseguenza sul M.O. mi esprimerò liberamente inviando di
tanto in tanto dei pezzi dando la facoltà di utilizzarli liberamente).

Sul Medio Oriente e la sinistra italiana

La sinistra italiana ufficiale, quella che sta al governo e quella che
l’appoggia di fatto dall’ esterno, come il manifesto, si trova davanti alla
situazione mediorientale come un’imbarcazione di fronte ad un visibilissimo
scoglio ma senza un equipaggio capace di effettuare la manovra di
aggiramento. Il motore che spinge il natante verso lo schianto è la
missione UE/ONU così come è stata concepita ed attuata. Quando i soldati
UE/ONU si troveranno maggiormente coinvolti nel conflitto – coinvolgimento
fisicamente iniziato con l’attentato a Sidone – vi sarà un duro scontro tra
Francia ed Italia, quest’ultima rimarrà da sola nei fatti e la sinistra
entrerà in un mare di recriminazioni ed accuse reciproche. Infatti la
Francia cercherà di salvare i suoi interessi in Libano ed in Siria mentre
l’Italia seguirà la linea pro-americana di D’Alema cosa che Parigi
ostacolerà. Indipendentemente dallo scatenamento della prossima guerra da
parte di Israele, la Francia non permetterà al comando italiano della forza
UE/ONU di espletare le sue funzioni.
Per capire la dinamica che si sta mettendo in moto alla frontiera del Libano
con Israele bisogna avere un’idea chiara di che cosa sia stata questa fase
del conflitto che dura dal 1948.
Non è stato Israele ad iniziare quest’ultima guerra al Libano semplicemente
perchè Tel Aviv aveva pianificato un’altra data. Ha ragione il capo di
Hezbollah, Nasrallah, a dichiararsi sorpreso della reazione israeliana alla
cattura dei due soldati, perchè le sue previsioni erano corrette. Israele
aveva effettuato varie manovre militari preparatorie ma il momento di
apertura dello scontro veniva calibrato in rapporto alla pressione USA
sull’Iran ed al rifiuto di quest’ultimo di cedervi. E’ evidente che tale
pressione era destinata ad entrare in una fase acuta DOPO il rifiuto di
Tehran di soggiacere alla richiesta USA/ONU di sospendere tutte le sue
attività in materia nucleare. La data scadeva in Agosto per cui è evidente
che la tensione sarebbe montata da Settembre in poi, periodo in cui
Hezbollah prevedeva l’inizio del conflitto da parte di Israele e penso che
così la pensassero i governanti ed i militari israeliani. La guerra al
Libano ed a Hezbollah era programmata con gli Usa come parte dello scontro
con l’Iran.
Le cose non sono andate così per via della situazione interna in Israele e
per la guerra condotta contro la popolazione di Gaza in funzione
dell’occupazione della Cisgiordania. La destra politica israeliana accusava
Olmert di non condurre un guerra efficace sebbene avesse ricevuto luce verde
da tutte le parti, non solo da parte degli Usa ma anche da parte dell’
Unione Europea. Infatti la decisione dell’UE di boicottare il governo
palestinese legalmente eletto ha accelerato la determinazione distruttiva di
Israele. Tuttavia l’establishment capitalistico-militare di Israele si
vedeva estromesso dalla sua posizione di comando in quanto – per la prima
volta da tanti anni – l’esecutivo del paese era formato da persone che non
provengono, ad eccezione di Peres, dalla casta prodotta dal complesso
militare e dei servizi di sicurezza. Ogni occasione era buona per attaccare
l’incompetenza militare di Olmert e Peretz sebbene questi volessero
devastare Gaza in perfetta continuità con la politica dei passati governi.
La cattura da parte di un commando di Hamas di un militare isrealiano ha
spezzato la schiena ad Olmert. Dal punto di vista militare l’operazione di
Hamas era alquanto complessa dato che si trattava di scavare un tunnel,
attaccare delle posizioni fortificate, penetrarle e catturare dei soldati.
Da quel momento la destra politica e l’establishment militare non ha mollato
la pressione su Olmert. Quando Hezbollah ha effettuato un’operazione simile
– probabilmente in solidarietà con i palestinesi di Gaza e per mettere
pressione su Israele di liberare i palestinesi ed i libanesi (tutti
terroristi ovviamente mentre i soldati che occupano territori che dovrebbero
essere evacuati secondo le risoluzioni dell’ONU sono completamente pacifici)
che vengono regolarmente rapiti da anni – è scattata, d’accordo con gli
USA, la guerra al Libano. Per il governo Olmert si trattava di mostrare
alla destra politica che era capace di reagire e di imporre la forza
deterrente di Israele aumentandone l’importanza agli occhi degli USA per via
del colpo che l’azione israeliana avrebbe apportato alla Siria. La prima
cosa che Bush ha detto a Blair durante la conversazione al microfono è
proprio questa ‘ they have to get Syria..’.
Sia Washington che Tel Aviv pensavano che acchiappare al volo l’occasione
della guerra che si presentava in maniera anticipata non avrebbe cambiato il
risultato: governo filo Usa-Israele in Libano, isolamento totale e mortale
(per il regime) della Siria, eliminazione di Hezbollah, quindi chiusura
definitiva della questione del Golan occupato dal 1967 e della striscia di
terra di confine tra Libano e Siria anch’essa occupata da Israele. Proprio
perchè gli USA ed Israele pensavano che le cose sarebbero andate in tal
modo, si opponevano a qualsiasi intervento dell’ONU ed a qualsiasi tregua.
Anzi, come sottolineato in un’ottima corrispondenza di Robert Fisk, quando
Israele si accorse della sua incapacità a sopraffare Hezbollah attaccò la
postazione ONU – uccidendone i militari - che da anni monitorava e
registrava le azioni nella zona agendo quindi da importante testimonianza
pubblica (forza UE/ONU di oggi: de te fabula narratur). Ho già osservato che
il boicottaggio da parte dell’UE del governo palestinese legalmente eletto è
stato un fattore importante nell’ accelerazione della guerra contro la
popolazione di Gaza da parte di Israele. Analogamente la riunione di Roma
del 26 non è stata un fallimento. E’ stata invece un’autorizzazione ad
andare avanti nei bombardamenti contro le popolazioni civili del Libano.
D’Alema può negarlo quanto vuole ma per almeno una settimana ministri
israeliani andavano ripetendo alla radio che la riunione di Roma avevo dato
‘or iarok’ (luce verde) per continuare. L’impatto in tal senso della
riunione di Roma è stato talmente importante da essere ripetuto dalla BBC la
quale mandava in onda anche le dichiarazioni in ebraico dei ministri
israeliani. La riunione di Roma ha quindi svolto un ruolo criminale nei
confronti della popolazione del Libano meridionale e la decisione di inviare
truppe UE/ONU si innesta sulla linea tenuta a Roma.
In un primo tempo USA e Tel Aviv non volevano tregue di sorta. Ma quando si
resero conto che l’esercito era impantanato nel Libano meridionale, la
stessa Rice si affrettò a dire che urgeva una tregua. Guardiamo la questione
dal lato degli USA. Più l’esercito israeliano si impantanava, più Israele
bombardava i civili, tanto più entrava in crisi il rapporto sciiti iracheni
(di Al Sistani) e gli USA. Anche la Rice finì per capirlo. Dal lato USA la
guerra produceva gli effetti opposti: rafforzava Hezbollah in tutto il
Libano, nonchè la Siria e l’Iran indebolendo quel po’ di rapporto che c’è
tra leadership sciita ed occupanti USA in Iraq.
Guardiamo ora la situazione dal lato dei governanti israeliani. E’ sbagliato
pensare che avrebbero continuato a bombardare. Con l’esercito che subiva
perdite crescenti, senza essere capaci di interrompere il lancio dei razzi
tramite i bombardamenti dell’ aviazione sui civili (come mezzo di pressione
e di terrore), Tel Aviv si trovava di fronte ad una popolazione che nel nord
del paese era terrorizzata. Questa popolazione voleva che l’esercito
continuasse fino in fondo in un’offensiva che non poteva sostenere se non
con una guerra totale che avrebbe coinvolto anche la Siria e che comunque
non avrebbe potuto effettuare dal tipo di schieramento che aveva alla
frontiera del Libano meridionale. In effetti per soddisfare le richieste di
una popolazione terrorizzata il governo avrebbe dovuto interrompere le
operazioni correnti sul fronte del Libano, ritirarsi, riorganizzare le
truppe e gli schieramenti e ripartire. Più o meno come sta pianificando di
fare ora con la tregua con l’obiettivo dichiarato di accelerare lo scontro
USA-Israele contro l’Iran. Ma iniziare tale manovra di rientro da soli
durante la guerra avrebbe significato perdere ogni posizione di
contrattazione politica mostrando di ritirarsi senza alternativa.
L’avrebbero fatto comunque per salvare e riorganizzare l’esercito (PERCHE’
ERA SALTATO TUTTO IL DIPOSITIVO) e calmare la popolazione, senza l’ONU.
Tuttavia per gli USA era importante salvare Israele politicamente e diluire
il ritiro facendo mantenere all’esercito un piede nel Libano meridionale
facendolo apparire come un ritiro pianificato nell’ambito di una tregua
duratura. Il prezzo di questo premio ad Israele malgrado la sua sconfitta lo
deve pagare l’Europa.
Ecco quindi che abbiamo la Rice che comincia a dire che urge una tregua e
l’invio di una forza di separazione. Ma è una tregua per la nuova guerra,
non per porre termine all’occupazione che porrebbe anche termine alle azioni
contro le forze israeliane. Questa risoluzione dell’ONU – talmente mal
concepita dalla Francia che perfino un governo filofrancese come quello di
Beirut l’aveva rifiutata in una prima istanza – vorrebbe vincolare Libano,
Siria e Hezbollah senza porre il vincolo fondamentale ad Israele che è
quello di procedere all’evacuazione delle alture del Golan ed alla striscia
di Shaba. Tale azione fa soltanto risaltare l’atteggiamento unilaterale da
parte dell’Europa e degli USA nei confronti del problema del M.O. e
soprattutto nell’attuazione delle risoluzioni dell’ONU: vincolanti per gli
arabi, non vincolanti per Israele. Permette quindi ad Israele di pianificare
con ordine assieme agli USA la nuova guerra in cui l’Italia si troverà
coinvolta in pieno.

Joseph Halevi