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il manifesto 7.9.06
Pecoraro blocca gli inceneritori
Sicilia Ambientalisti in piazza contro la costruzione di 4 impianti: «Un
affare per Cuffaro»
Massimo Giannetti
Palermo
La bella notizia arriva nel giorno in cui decine fra ambientalisti,
politici, sindaci e rappresentati di comitati di protesta locali
manifestano a Palermo davanti al parlamento siciliano per dire no ai
quattro mega-inceneritori previsti dal piano regionale dei rifiuti. Per il
ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio, che ha intimato lo stop dei lavori
ai termovalorizzatori, le autorizzazioni sulle emissioni di gas in
atmosfera - concesse dall'ex ministro Matteoli seguendo peraltro una
procedura di dubbia legittimità - sono da annullate per motivi di
«interesse pubblico». In altre parole sono pericolose per la salute dei
cittadini. Esattamente come aveva sostenuto, negando l'anno scorso le
autorizzazioni, il Servizio tutela inquinamento atmosferico della stessa
Regione Sicilia (poi bypassato dal governo Berlusconi) perché la quantità
di diossina che emetteranno sarà dieci volte superiore ai limiti stabiliti
dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Ma per Totò Cuffaro, commissario straordinario per l'emergenza rifiuti fino
a pochi mesi fa, queste osservazioni non sono degne di nota. E ieri,
ricevuta la bocciatura da Roma, ha fatto la parte della vittima («non ci
faremo intimidire da Pecoraro Scanio») e rilanciato la sua grande opera.
«Il no al Ponte di Messina, la retrocessione dell'autostrada Ragusa-Catania
ad opera non più prioritaria e adesso il tentativo di bloccare i
termovalorizzatori» sono, secondo Cuffaro, «un attacco concentrico del
governo Prodi per bloccare tutto quello che può portare sviluppo
all'isola». Uno sviluppo che in tema di rifiuti vede in realtà la Sicilia
all'ultimo posto in Italia (appena il 5%) per la raccolta differenziata e
in cima alle classifiche europee in tema di inquinamento. Lo stesso piano
bocciato da Pecoraro Scanio (il 14 settembre si deciderà l'eventuale revoca
insieme ai ministro Turco e Bersani) è stato partorito secondo una
«filosofia arcaica e rozza, tutta incentrata sull'incenerimento dei
rifiuti», dice Angelo Palmieri, presidente del Wwf regionale, che spiega:
«Attualmente in Sicilia produciamo due milioni e mezzo di tonnellate di
spazzatura. Secondo la normativa europea e italiana entro il 2008 tutti gli
enti locali dovrebbero portare la raccolta differenziata al 45%, dimezzando
così la quantità di rifiuti che finisce nelle discariche. Che senso ha
allora realizzare quattro inceneritori progettati per bruciare due milioni
e 600 mila tonnellate di rifiuti, ovvero il doppio di quelli da smaltire
una volta differenziati?».
I cantieri, benché sulle autorizzazioni ministeriali fosse in corso anche
un'inchiesta della procura di Palermo, sono stati aperti alla chetichella
il 15 luglio scorso. Le ditte vincitrici degli appalti sono due: la Falck e
Sicilpower. Ma dubbi di legittimità sono stati sollevati anche sui bandi di
gara - non sarebbero stati pubblicizzati come prescrive la legge - e per
questo pende un giudizio presso la Corte di giustizia europea.
In piazza ambientalisti e amministratori locali denunciano poi la scelta
dei siti per inceneritori e impianti di collegamento e la sommaria
valutazione di impatto ambientale effettuata: quello di Paternò è previsto
nella valle del fiume Simeto, in un'area di importanza comunitaria; quello
di Augusta a pochi metri dall'area archeologica di Megara Iblea, già
dichiarata ad alto rischio ambientale per la presenza dei petrolchimici;
quello di Palermo (Bellolampo) a poche centinaia di metri dalle abitazioni;
quello di Casteltermini in aree agricole a ridosso a ridosso del fiume
Platani. «I petrolchimici, il ponte sullo Stretto, i mega-alberghi sulle
coste, gli inceneritori: tutto è dettato da una stessa logica distruttrice
e affaristica», allarga le braccia Alberto Mangano, dirigente dei Verdi. Ed
è il capitolo business che forse giustifica quella che lo stesso Mangano
chiama la «corsa della Sicilia ai primati negativi»: «Gli inceneritori sono
un affare colossale - dice Giuseppe Messina, responsabile Legambiente a
Palermo - che porterà nelle tasche delle due aziende appaltatrici ben 17
milioni e mezzo di euro l'anno per venti anni. Dopo il Ponte di Messina è
il più grande affare privato a carico dei cittadini». E la mafia? «E' già
dentro al sistema rifiuti - aggiunge Domenico Fontana, dirigente regionale
di Legambiente - gli inceneritori allargano soltanto la torta».
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liberazione 7 settembre 2006
top dal ministero dellambiente alla costruzione dei nuovi impianti. Fino
al 10 settembre nelle piazze italiane si festeggia la giornata mondiale
contro lincenerimento
Sicilia, il governo blocca i termovalorizzatori
Lorenzo Misuraca
Palermo nostro servizio
«Adesso bisogna avviare un confronto democratico con le popolazioni sulla
gestione dellemergenza rifiuti in Sicilia». Dal sit-in contro la
costruzione di quattro mega-inceneritori, il segretario regionale di
Rifondazione Comunista, Rosario Rappa, commenta soddisfatto la decisione
del ministro dellAmbiente di bloccare i lavori per i termovalorizzatori
sullisola. La notizia si è diffusa in fretta tra i partecipati alla
manifestazione svoltasi ieri a Palermo, indetta - tra gli altri - da
Rifondazione, Verdi, Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Cgil, Agesci e una
miriade di comitati locali in occasione della giornata mondiale contro gli
inceneritori. Lo stop riguarda gli impianti di Bellolampo (Palermo),
Augusta (Siracusa), Paternò (Catania) e Casteltermini (Agrigento), e arriva
alla fine dellistruttoria sulle autorizzazioni allâemissione dei fumi in
atmosfera, concessa dal precedente governo. Secondo la nota diffusa dal
ministero, gli atti del governo Berlusconi sono da annullare dufficio per
ragioni di interesse pubblico.
Non si stupisce Santo Liotta, senatore di Rc che ha firmato insieme ai
Finocchiaro, Bianco e Giambrone uninterrogazione a Pecoraro Scanio sul
piano rifiuti siciliano: «Lautorizzazione allemissione dei fumi - dice
Liotta - era stata concessa con una nota dellallora capogabinetto Paolo
Togni, che non aveva il potere di emanare atti amministrativi di questo
tipo. Lo stesso Paolo Togni che, fino alla primavera del 2001, è stato
direttore generale in Italia della Vaste Management, multinazionale che ha
finanziato la campagna elettorale di Forza Italia con centinaia di milioni
e che guarda caso - fa parte del raggruppamento dimprese scelte per
costruire linceneritore di Paternò. Non è lunica stranezza, nel tortuoso
iter verso la costruzione dei quattro mostri inquinanti che in Sicilia
sembrano convincere solo il governatore Totò Cuffaro, commissario delegato
per lemergenza rifiuti.
«Malgrado il parere negativo degli uffici preposti allassessorato
regionale allAmbiente (e una sentenza sospensiva del Tar di Catania) -
dice Rosario Rappa - Cuffaro e Matteoli hanno bypassato i tecnici
sostituendoli con pareri positivi di natura politica». La lotta dei
promotori della manifestazione di Palermo non nasce, però, solamente
dallesigenza di procedure trasparenti nella costruzione degli
inceneritori. Cè un problema di strategia della gestione dei materiali di
scarto - dice Rappa - per funzionare, i quattro inceneritori avrebbero
bisogno di bruciare una quantità di rifiuti che è superiore al totale degli
indifferenziati prodotti in Sicilia. Per la precisione, si tratta di 2,5
milioni di tonnellate. Rappa aggiunge: «Il rischio è di diventare come la
Germania, che importa limmondizia dallItalia per far girareâ i
termovalorizzatori. Con la differenza che in Germania la raccolta
differenziata è la principale ragione della mancanza di rifiuti da
bruciare, mentre in Sicilia è ferma al 3 per cento. «E questo è un altro
motivo per cui ci battiamo contro il progetto di Cuffaro - chiarisce Rappa
- bisogna puntare su strategie di incentivazione e educazione culturale per
raggiungere il 30 per cento di rifiuti riciclati fissato dalla legge,
piuttosto che investire in mega-inceneritori».
Senza contare limpatto ambientale del progetto sostenuto a spada tratta da
Cuffaro: Il termovalorizzatore di Paternò si troverebbe dentro un Sito
ambientale dInteresse Comunitario, quello di Bellolampo a due passi da un
centro abitato già assediato da una discarica. Per non parlare di Augusta,
altra area scelta per la costruzione del mega-impianto: fa parte, insieme a
Priolo e Melilli del triangolo della morte, unaria di 40 kmq già
martoriata dal polo petrolchimico, in cui la mortalità per cancro è del 30
per cento e 4 bambini su 100 ogni anno nascono malformati.
Il tutto nella giornata mondiale contro lincerenimento. Una giornata nata
dalliniziativa e dallimpegno di tante realtà che animerannno le piazze
italiane fino al 10 settembre.