(L) redivivo/myspace

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Szerző: SM
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Tárgy: (L) redivivo/myspace
A volte ritornano; non che me ne fossi mai
andato, ma sono un po' scomparso (proprio dalla
circolazione, quantomeno in Italia). Sempre
leggente pero'. E ho letto diversi post su
myspace - giustamente critici. Allora, dato che
ho scritto un pezzo proprio su questo, sul numero
di Rumore di Settembre (leggendo anche i post di
questa lista), ve lo incollo qui sotto. Magari
interessa a qualcuno, pur non essendo ne' tecnico
ne' particolarmente politico, bensi' un po'
polemico perfino con Billy Bragg.

L'accordo con Rumore e' che io possa circolare
gli articoli solo una volta usciti dall'edicola,
e questo c'e' ancora. Detto questo, ognuno ne
faccia cio' che crede meglio.

Baci a tutti
SM

    Sono anch'io su Myspace, lo confesso. 
L'ho fatto per diverse ragioni, non ultima quella 
di scrivere questo articolo. Ma non solo: volevo 
sperimentare in prima persona come funziona il 
più grande network sociale del mondo. E poi era 
ovvio che sarebbero nate delle controversie 
intorno a Myspace, era solo questione di tempo; 
e, come sapete, le controversie mi sono 
simpatiche. Appena iscritto (come musicista, dopo 
una procedura tortuosa e a tratti scoraggiante) 
ovviamente mi sono messo a cercare amici, come 
fanno tutti; per la cronaca il mio primo amico è 
stato Amon Tobin. Ma già al secondo (Painé) mi è 
sembrata chiara una cosa: su Myspace i veri amici 
sono quelli veri, la gente che conosci o che 
ritrovi, come il buon Katzuma. Quindi ho cercato 
i miei cari e li ho messi nel piccolo altarino 
dei friends (che si dividono in due generi: i 
primi 8, che compaiono nella tua home page e gli 
altri, relegati in un infernetto raggiungibile 
cliccando "guarda tutti gli amici di..."). Dato 
però che automaticamente anch'io ero loro amico, 
sono immediatamente iniziate a arrivare richieste 
di amicizia. Innanzitutto da gente che ti stima 
davvero (tra cui alcuni di voi, grazie); poi i 
vecchi amici come Xabier Iriondo o Eraldo 
Bernocchi. Inoltre ci sono gli esordienti che 
vogliono farti sentire le loro cose: come 
biasimarli? E ultimi, ma non ultimi come 
quantità, gli amici di tutti, quelli che hanno 
migliaia di amici, e non appena li aggiungi 
iniziano a innaffiarti di messaggi (visibili nel 
tuo spazio): serate, aggiornamenti, réclame... Un 
disastro, altro che amici.
    Ovviamente la prima cosa che colpisce è 
che ci trovi le star: che ci fa 50 Cent in una 
paginetta poco personalizzabile, e uguale a 
quella degli Unbelievable Cazzons? 
Sostanzialmente una sola cosa: viene sul corso a 
fare lo struscio. Il brutto di Internet infatti è 
che per visitare Fifty ti tocca andare sul suo 
sito, dove sei uno spettatore passivo, magari 
puoi scaricare un wallpaper o lasciare un 
commento, ma niente altro. Su Myspace invece c'è 
la sua musica (che puoi aggiungere alla tua 
pagina), le foto, i video, in certi casi perfino 
il blog e poi puoi diventargli amico, metterlo 
tra i primi 8 e identificarti pubblicamente con 
lui: altro che wallpaper. Peccato che Fifty 
quella pagina magari non l'ha nemmeno mai vista. 
E se Amon Tobin ha l'onestà di scrivere che lo 
spazio è mantenuto dal suo management, molti 
artisti anche italiani, perfino alcuni 
occasionalmente menzionati su Rumore, hanno 
qualcuno che gli mantiene lo spazio, gli aggiunge 
gli amici, e talvolta gli scrive pure il blog. 
Ecco una breve intervista a un curatore 
professionista italiano di Myspace, che ha 
chiesto di restare anonimo:


SM: In cosa consiste il tuo lavoro?

XX: Consiste, in parte, nella
gestione-mantenimento delle pagine myspace di
alcuni artisti coi quali collaboro. Dico alcuni,
perché altri pare si siano svegliati e non ne
abbiano più bisogno. Non faccio altro che
aggiungere chiunque mi abbia inviato una
richiesta di friendship (perché ovviamente non si
rifiuta nessuno), leggere i commenti prima che
vengano postati sulla pagina (nel caso ci fossero
cose sconvenienti, insulti, bestemmie,
pornografia ecc.), aggiornare la pagina con
eventuali novità (come "è uscito il mio disco:
compratelo!") e aggiungere le date dei live.

SM: Cosa chiedono i visitatori di Myspace ai vip?

XX: Si dividono in fan generici, che non chiedono
nulla oltre all'add. Fan femmine, i cui messaggi
vanno dal "ci siamo conosciuti ti ricordi?" alle
proposte sessuali. Giovani band o giovani dj che
mi invitano (inutilmente) a sentire i loro pezzi
sui rispettivi myspace, o magari mi chiedono
recapiti per inviare dei demo. Di solito rispondo
solo alle richieste relative alla logistica degli
eventi; se ho un link alla serata mando quello.
Poi, talvolta, l'artista si collega e risponde o
scrive un po' a chi gli pare, anche perché sempre
più spesso capita di ricevere mail da altri
artisti, che evidentemente si autogestiscono.

SM: Decidi tu gli 8 amici principali che compaiono nella homepage?

XX: Si li ho decisi io, poi certo se decidono di
cambiarseli lo fanno, ma non lo fanno perché
hanno scoperto internet l'altro ieri.

Insomma siamo lontani anni luce dalla community
orizzontale che qualcuno s'immagina. E' la solita
solfa: la foto con dedica del vip firmata dalla
segretaria - in versione digitale.

    Poi alla fine un casino è scoppiato 
intorno a Myspace; l'ottimo Billy Bragg si è 
letto il contratto ed è saltato sulla sedia, 
aprendo una questione e obbligando il sito a 
modificare la dicitura sulla proprietà dei 
materiali (una clausola peraltro comune, e 
transitata anche sui contratti di certi provider 
italiani). Personalmente mi sembra che ci sia un 
po' di confusione, e qualche approssimazione, in 
questa polemica. Infatti nessun tribunale al 
mondo priverebbe un artista dei suoi diritti, a 
favore di un immenso gruppo editoriale, per via 
di una licenza estorta subdolamente facendo 
cliccare qualcuno "io accetto"; non solo, ma dal 
giorno dopo Myspace avrebbe chiuso: il social 
networking non perdona (come sanno bene certi 
siti che, una volta passati alle corporation, 
hanno avuto notevoli diminuzioni di traffico). 
Quindi la questione sollevata da Billy è 
sacrosanta nel principio, ma poco rilevante nella 
sostanza. Tantopiù che se vado su 
myspace.com/billybragg, mentre ascolto la sua 
musica (che resta di sua proprietà) mi guardo i 
banner di Murdoch (proprietario del sito), che 
non si sogna lontanamente di dividere i proventi 
con Bragg. Quindi qualcuno sta già sfruttando la 
nostra musica, distribuendola in tutto il mondo e 
guadagnandoci alle sue spalle. Ma il banner è 
solo la ciliegina sulla torta. La domanda giusta 
infatti non è: "Di chi è la musica che sta su 
Myspace?" Bensì: "Qual è vero il business di un 
sito così?"


    Bragg sfiora casualmente la questione nel 
suo comunicato, definendo Myspace "il più grosso 
sito di social networking sulla piazza". Il 
social networking è parte di un fenomeno molto 
più esteso, che gli esperti chiamano Web 2.0. 
Altri esempi di questo nuovo tipo di rete sono i 
servizi di Blog, Youtube, Google video, ecc. 
Insomma tutti quei siti e servizi vuoti, da 
riempirsi a cura degli utenti, che poi ne 
diffondono i contenuti nelle proprie reti di 
contatti. Un web attivo, vivente, dove le 
relazioni socio-culturali (variamente intese) si 
esprimono in visite, link, trackback (un 
meccanismo per il quale se io parlo di un altro 
blog nel mio, il mio commento compare 
automaticamente in quel blog) e amici, ma anche 
nella diffusione di video e canzoni in modo 
"virale" (come i due cinesi che fanno il 
playback, o la nonna che calcia il nipotino) fino 
a renderli fenomeni planetari. Siti nei quali il 
volume e il genere di traffico sono determinati 
da contenuti introdotti dagli utenti, e nei quali 
il comportamento dei visitatori è disinvolto e 
molto attivo. Tutto questo movimento ha delle 
caratteristiche sociali, culturali, demografiche, 
generazionali e comportamentali ben precise; 
l'analisi di questi dati è già oggi una miniera 
d'oro i per siti citati qui sopra: Google sa chi 
sei e cosa cerchi (e se hai la sua toolbar sa 
anche sempre dove sei), Youtube sa cosa guardi e 
cosa linki dal tuo blog, che a sua volta conosce 
i tuoi dati personali, l'area geografica da cui 
ti colleghi tu e chi ti visita. Se poi si 
considera che Amazon sa quanto spendi in libri e 
dischi, e Google Mail sa praticamente tutto di 
te, la situazione è chiarissima: in cambio del 
servizio si prendono questi dati, li elaborano 
come credono (con algoritmi sofisticati, e 
risultati sorprendenti), poi li usano e/o li 
rivendono. Dati esattissimi su di me, su di voi, 
su Billy Bragg, sui suoi amici e i suoi 
visitatori. Perché, comunque la pensiate, non 
importa quanto radicali possano essere le vostre 
idee e controcorrente i vostri comportamenti, 
siete - siamo - tutti dotati delle uniche cose 
che interessano a Murdoch e ai suoi simili: dei 
dati personali, delle abitudini di consumo e un 
portafogli.


Questo articolo è dedicato alla memoria di Dj
Rodriguez, original funkmaster bolognese e
persona profondamente perbene.