[NuovoLab] considerazioni assemblea assisi di giuseppe gonel…

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Aihe: [NuovoLab] considerazioni assemblea assisi di giuseppe gonella
CONSIDERAZIONI SULL'ASSEMBLEA DI ASSISI

La prima cosa che mi viene in mente pensando all'incontro di sabato ad
Assisi è: "chi non c'è ha sempre torto".
L'assemblea è stata, al di là di tutto, un momento di incontro sicuramente
interessante e, nonostante la piuttosto fastidiosa presenza di molte
"autorità politiche" (governative e locali, con annesso codazzo di auto
blu, ecc.), tutto sommato neanche troppo ingessato.
È stato veramente un peccato che alcune "anime" del movimento non abbiamo
ritenuto opportuno/importante essere presenti, anche se sicuramente ci
sarebbero state non poche difficoltà a far sentire la propria voce:
nonostante che i lavori siano stati prolungati di oltre un'ora rispetto al
programma, non è stato possibile dare spazio a tutti coloro che lo avevano
richiesto.
Ricordare in maniera precisa i vari interventi è difficile. Posso solo
citare i passaggi che mi hanno maggiormente colpito.
Ho trovato assolutamente condivisibile l'accenno fatto da Flavio Lotti
sulla gratuità delle polemiche circa la presunta sindrome da governo amico
(ha giustamente ricordato che ai tempi del Kosovo il governo era sempre di
centrosinistra ma ciò non aveva impedito di opporsi a quella guerra). Si
tratta di polemiche che servono solo a prestare, in maniera del tutto
evidente, il fianco agli attacchi strumentali della destra (penso, per
esempio, a Baget Bozzo, del quale ho percepito un'inquietante consonanza di
opinioni con Bernocchi).
Molto emozionante l'intervento della Raffaella Bolini che, partendo dal
ricordo di Angelo Frammartino, è riuscita a dire cose non banali con
grande, e lucida, sensibilità femminile (l'unica caduta di tono c'è forse
stata quando ha voluto precisare che la sua organizzazione, l'ARCI, non è a
priori "contraria all'uso della forza").
Direi che praticamente tutti hanno ricordato che non ci si deve dimenticare
di Gaza e che la "questione palestinese" è centrale (una per tutti, la
Morgantini) ed è stato anche sottolineato da più parti che nell'affrontare
il problema del nucleare iraniano non si può prescindere dal sostenere la
totale denuclearizzazione del Medio Oriente (e, aggiungerei, di tutto il
pianeta). Molto suggestiva la proposta di fare di Gerusalemme un "World
District", una "Città della Pace", nuova capitale dell'ONU.
Personalmente sono d'accordo nel considerare, come hanno fatto quasi tutti
gli intervenuti, quello che si sta mettendo in moto per il Libano come un
momento di grande importanza per il fatto che potrebbe significare una
prima sconfitta della logica unilaterale degli USA e l'occasione per un
rilancio del ruolo dell'ONU (pur se profondamente screditato e bisognoso di
riforme ben più che radicali).
Qualcuno potrebbe obiettare che la politica degli Stati Uniti è stata in
realtà sconfitta dalla resistenza degli iracheni e, in queste ultime
settimane, degli Hezbollah. È un'analisi che non mi convince molto:
personalmente penso che la contrapposizione militare crei (soprattutto al
giorno d'oggi) solo una situazione di pantano, in cui nessuno dei
contendenti è in grado veramente di sconfiggere l'altro, con il conseguente
prolungarsi indefinito delle sofferenze delle popolazioni coinvolte.
In ogni caso, ho avuto la sensazione che i "mal di pancia" per l'appoggio
ad un'operazione che è, comunque, militare non siano pochi. Infatti, a
parte gli oratori di "estrazione" più direttamente governativa (ricordo, in
particolare, Sereni e Castagnetti, che non hanno mancato di fare un po' di
comunque moderata autocelebrazione sul nuovo ruolo dell'Italia, ecc. ecc.),
ho sentito da più parti sottolineare che la missione in Libano dovrà essere
attentamente tenuta sotto osservazione e che dovrà comunque rappresentare
una fase di passaggio verso un reale e profondo processo
politico-diplomatico di costruzione della pace, al quale possa partecipare
in maniera determinante (direi, esclusiva) la società civile.
Da questo punto di vista, l'intervento più condivisibile è stato
sicuramente quello di uno dei portavoce di Pax Christi, quando ha detto a
chiari termini di essere contrario all'invio di "una forza d'interposizione
militare" ma anche che ciò non deve impedire di lavorare insieme per andare
oltre la fase "armata".
Per quanto riguarda la manifestazione, è evidente che il momento più
toccante è stato quando hanno preso la parola i/le compagni/e di Angelo:
basta solo questo per poter dire che è stato giusto esserci.

Giuseppe Gonella