[Hackmeeting] art. liberazione

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La nona edizione dell’Hackmeeting, dal 1 al 3 settembre: «L'hacking è
un’attitudine, non esclusivamente informatica. Il nostro essere hacker si
mostra nella quotidianità»

Hacker a Parma, per cambiare la rete. E il mondo
Emanuela Del Frate

Quando, nel 1998, il Cpa di Firenze ne ospitava la prima edizione, i
partecipanti dell’hackmeeting venivano probabilmente visti con diffidenza
anche da quella parte di movimento che li stava ospitando. Forse non si
capiva perché amassero interfacciarsi con le macchine per tutto il tempo,
forse perché il livello di alfabetizzazione informatica era ancora scarso.
Si guardava con curiosità a questi esseri strani chiamati hacker, cercando
di capire bene cosa intendessero quando parlavano della rete come luogo
privilegiato di rapporti orizzontali e circolazione del sapere, luogo dove
poter realmente sperimentare il «do it yourself». Del resto per questi
pionieristici «informatici antagonisti», riuscire ad organizzare un
incontro nazionale, realizzato con le modalità e gli strumenti collettivi
della rete - sito, mailing list, wiki -, era già di per sé, un passaggio
enorme. La distanza tra chi vive nella rete e chi anima spazi occupati, è
però fittizia e destinata ad infrangersi in poco tempo. La chiave di volta
sta nell’hacking e da come viene inteso questo termine da chi ne ha fatto
una filosofia di vita. Come raccontava Blicero, acaro di vecchia data, in
un’intervista a L. a. s. e. r: «Se con hacking intendiamo la tendenza a
cercare di comprendere i meccanismi di una situazione complessa, a
padroneggiarli e a usarli al meglio per produrre qualcosa di nuovo e
maggiormente in sintonia con ideali di libertà e liberazione, di
trasformazione dello status quo, allora è abbastanza evidente che hacking
e realtà dell'autogestione dovrebbero andare d'amore e d'accordo». Ed è
davvero stato amore. Relazione che si è consolidata negli anni, da una
parte portando tecnologia e libero accesso all’interno dei posti occupati,
in particolar modo con gli hacklab, dall’altra con la realizzazione di
progetti su scala nazionale; come il network Indymedia, che in pochi anni
ha cambiato radicalmente il mondo dell’informazione libera, come il
collettivo Autistici/Inventati, con il suo lavoro sulla privacy e sulla
libera circolazione di saperi. Una relazione che ha formato una
generazione di curiosi «smanettoni» che rivolge la propria attenzione
verso «l’hacking del reale». Così nel manifesto della nona edizione
dell’Hackmeeting, che si svolgerà a Parma dal 1 al 3 settembre, si legge:
«Esprimiamo una visione dell'hacking come attitudine, non esclusivamente
informatica. Il nostro essere hacker si mostra nella quotidianità anche
quando non usiamo i computer, si mostra quando ci battiamo per far
cambiare le cose che non ci piacciono». Così, dopo otto edizioni in cui
gli Hackit hanno chiesto ospitalità ai centri sociali, quest’anno gli
acari, insieme ai ragazzi di Parma riuniti in un «comitato di
occupazione», hanno preso uno stabile abbandonato, in via della Buffolara
8, nella speranza che sia una zona il meno temporanea possibile.
Le tre giornate di Hm, sono come al solito, ricche di seminari e di
momenti di dibattito all’insegna della libera circolazione di tecnologie e
saperi, momenti realizzati da una comunità che diventa sempre più ampia e
a cui piace confrontarsi sugli aspetti del reale a 360°. Accanto a momenti
tecnici come gli workshop dedicati al Protocollo Tor o alle tecniche per
offuscare il codice sorgente di un programma, ci sono quelli riservati ad
applicativi sviluppati per essere semplici e alla portata di tutti, come
Soma, che permette la gestione collettiva di palinsesti radio e tv,
seminari in cui si forniscono elementi base per l’editing audio o dove si
impara a costruire da sé trasmettitori Fm. Ampio spazio anche per il
filesharing e per la libera condivisione di materiale in rete. Momenti
questi che saranno realizzati grazie all’apporto del progetto copydown.
org e del Pirat Partiet Italiano, il partito dei pirati che promuove una
nuova visione del diritto d’autore e che sostiene la necessità di un nuovo
copyright che rispetti i diritti dei consumatori, il diritto
all'informazione ed al Fair Use. Ma ci sono anche le cose che proprio non
piacciono agli hacker come «l'utilizzo di tecnologie non accessibili e
costose, come il dover recepire informazioni senza alcuna interattività e
il dover subire da spettatori l'introduzione di tecnologie repressive e
censorie». Così accanto ai momenti più tecnici non poteva mancare una
disamina sui processi di governo politico della rete, sulle violazioni di
server liberi come per quello del Firenze Linux User Group e di
Autistici/Inventati. Ci saranno anche approfondimenti sul Trusted
Computing - sistema grazie a cui i pc «potrebbero consentire l’accesso o
l’esecuzione di software specificatamente autorizzato» - realizzato grazie
al collettivo dall’evocativo nome: «No 1984», mentre la comunità scrivente
Ippolita, è pronta ad illuminare «The dark side of Google», svelandone la
storia e i meccanismi di marketing e di sviluppo che lo hanno reso colosso
«in grado di esercitare un potere enorme, diventando espressione diretta
della tecnocrazia». Inoltre, a dimostrazione che gli hacker sono sempre
più hacker del sociale, quest’anno si esplorerà un nuovo territorio
d’indagine sulle energie rinnovabili. Immancabile la musica e i momenti
ludici che animeranno le serate della tre giorni di Parma. L’ingresso è
aperto e gratuito, basta essere veri hacker, ovvero «chi vuole gestire sé
stesso e la sua vita come vuole lui e sa (s) battersi per farlo».



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