[NuovoLab] Forza? Onu?

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Szerző: antonio bruno
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Tárgy: [NuovoLab] Forza? Onu?
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Forza? Onu?
Pierluigi Sullo
I bastimenti partono carichi di soldati [e di armi], il consiglio dei
ministri dà il via libera alla "missione" in Libano, tutti si congratulano
per il ritrovato "prestigio" del nostro paese e ad Assisi si marcia dietro
uno striscione che recita "Forza Onu". Nel Libano del sud, soldati
israeliani e libanesi, combattenti Hezbollah e, si presume, la povera gente
bombardata per oltre un mese, aspettano l'arrivo dei caschi blu per avviare
una tregua meno precaria. Beninteso, anche gli israeliani che vivono nel
nord del paese aspettano la tregua, dopo le scariche di razzi degli
Hezbollah. A Gaza e in Palestina nessuno aspetta niente di meglio di un
"raid aereo" o un'incursione di carri armati: ministri e altre figure
istituzionali palestinesi, appartenenti al partito che ha vinto le
elezioni, Hamas, sono in carcere, sequestrati dallo Stato di Israele [ma i
giornali dicono "arrestati"]: però D'Alema, ministro degli esteri, dice che
il prossimo passo deve essere garantire tregua anche tra palestinesi e
israeliani, forse con un'altra "forza" dell'Onu. In generale, si constata
che il metodo Bush per fare la guerra [io la faccio, gli altri si adeguano]
è stato sconfitto dall'accordo plurale, in cui ha avuto un gran ruolo
l'Unione europea, che ha condotto alla spedizione in Libano.
Insomma, le cose vanno meglio, si direbbe. Ma perché non riusciamo ad
essere contenti, o almeno convinti? Noi, è noto, evitiamo gli atteggiamenti
"anti-imperialisti", che conducono fatalmente a schierarsi tra i
contendenti in campo, per qualunque "resistenza" all'"imperialismo": Saddam
contro i due Bush, Milosevic contro la Nato, Hezbollah contro Israele, ecc.
Cerchiamo sempre la terza possibilità, quella che in politica [questa
politica] non è contemplata: costruire la pace con la pace, ossia con la
cooperazione alla pari, l'amicizia, il dialogo, quel che molti chiamano
l'"interposizione non violenta", i "corpi civili di pace", ecc. A parte il
dubbio fascino degli antagonisti attuali dell'"imperialismo", è noto che
qualunque resistenza tende [non sempre ma quasi] a diventare simile al suo
avversario: il fascino della pistola, di poter decidere della vita e della
morte - come dice Eduardo Galeano in un bel documentario sull'Argentina
degli anni della dittatura - produce buoni soldati che obbediscono, non
buoni rivoluzionari che pensano.
I più saggi, tra i pacifisti e nonviolenti, dicono che bisogna saper
apprezzare anche i piccoli passi, l'avvicinamento alla possibilità di fare
la pace con la pace [quel che Paolo Cacciari lamenta sia giudicato dalla
politica realista un atteggiamento "naif"]. Dunque, l'atteggiamento di
D'Alema, il tipo di Risoluzione dell'Onu e le "regole d'ingaggio", il
gradimento di tutte le parti in causa, l'incrinatura nell'unilateralismo
statunitense, il prossimo ritiro di truppe dall'Iraq [speriamo che sia
prossimo: ma l'Afghanistan?], tutto questo e altro ancora inducono a
rallegrarsi. Carta ha anche aderito [per quanto non invitata] alla marcia
di Assisi, con lo stesso spirito, se permettete, con cui hanno aderito i
genitori e i compagni di Angelo Frammartino, o anche Pax Cristi: meglio
discutere che lanciarsi anatemi.
Però. A chi è venuto in mente uno striscione così demenziale come "Forza
Onu"? Intanto, l'uso della parola "forza" andrebbe bandito dalle
manifestazioni pacifiste: allude a un immaginario fatto di potenza virile.
E poi, l'Onu. Capiamo bene che, allo stato, altre possibilità di risolvere
controversie tra Stati in modo non bellico non ce n'è. Ma l'Onu è la stessa
che ha più o meno approvato a posteriori l'invasione dell'Iraq, che ha
prestato la sua bandiera per le forze [appunto] della Nato che combattono
in Afghanistan l'ennesima guerra in quel disgraziato paese. Di colpo l'Onu
è diventata qualcos'altro? Il Consiglio di sicurezza si è democratizzato? A
decidere è l'assemblea generale sulla base del principio una testa [uno
Stato] un voto? E - domanda fondamentale - sono gli Stati che siedono
all'Onu i legittimi rappresentanti dei popoli [l'annuale convegno di
Perugia si chiama appunto l'"Onu dei popoli"]?. Perché dovremmo fare il
tifo per l'Onu e non constatare, più sobriamente, che una occasionale e
fortunata convergenza di interessi tra grandi potenze, forse il quasi
disastro dell'offensiva israeliana in Libano, hanno prodotto, con un
ritardo che è costato la vita di centinaia di persone, una tregua che
sospende sì i bombardamenti, ma non risolve nessuno dei problemi di fondo,
a cominciare - come dice D'Alema - da quello palestinese?
Forse tanto entusiasmo si spiega, molto banalmente, con il fatto che la
Tavola della Pace è sostenuta da amministrazioni locali i cui
rappresentanti politici, i partiti del centrosinistra, stanno - tutti -
raccontando questa vicenda come il fatto che finalmente coincidono qualità
dell'operato del governo, interesse nazionale, alleanze politico-militari e
ricerca attiva della pace. Dopo i disastri del Kosovo, un enorme sospiro di
sollievo, una euforia che diventa striscione. Ma l'interesse della Tavola
della Pace qual è: la Tavola, o la Pace?