Autor: Rosario Gallipoli Datum: To: forumlecce Betreff: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] G. Achcar: La guerra dei 33 giorni e la
risoluzione 1701 dell'Onu
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From: <zambon@???>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Tuesday, August 29, 2006 6:53 PM
Subject: Fw: [aa-info] G. Achcar: La guerra dei 33 giorni e la risoluzione
1701 dell'Onu
>
>
>
>
> La guerra dei 33 giorni e la risoluzione 1701 dell'Onu
>
> di Gilbert Achcar*
>
> Gilbert Achcar* di origini libanesi, insegna Scienze Politiche
> all’Università Paris-VIII. Il suo libro più noto Scontro tra barbarie
> è stato pubblicato in più di 12 lingue. E’ stato edito in Italiano
> con aggiornamenti nel 2006 presso le Edizioni Alegre. Un suo libro di
> dialoghi con Noam Chomsky sul Medio Oriente, Perilous Power, sarà
> pubblicato dall’editore Stephen R. Shalom.
>
>
> La risoluzione adottata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU in data
> 11 agosto 2006 non soddisfa interamente né Israele, né Washington, né
> Hezbollah. Questo non significa che sia «equa e bilanciata», ma solo
> che è la dimostrazione temporanea di uno stallo militare.
>
>
>
> Hezbollah non ha potuto infliggere una sconfitta militare importante
> ad Israele, possibilità questa che è stata sempre esclusa
> dall'assoluta sproporzione delle forze, proprio come era stato
> impossibile alla resistenza vietnamita infliggere una sconfitta
> militare importante agli Stati Uniti; neppure Israele, però, ha
> potuto infliggere una sconfitta militare importante – o in effetti
> una qualunque sconfitta al mondo – a Hezbollah. In questo senso, è
> quest'ultimo, senza alcun dubbio, il vero vincitore politico, come
> Israele è il vero perdente, della guerra dei 33 giorni scoppiata il
> 12 luglio; nessun discorso di Ehud Olmert o di George W. Bush può
> alterare questa ovvia verità[1].
>
> Per comprendere la posta in gioco, è necessario riassumere gli scopi
> perseguiti nell'offensiva israeliana e sostenuti dagli Stati Uniti.
> Lo scopo principale dell'attacco israeliano era, naturalmente,
> distruggere Hezbollah; Israele ha cercato di raggiungere l'obiettivo
> con una combinazione di tre mezzi principali.
>
> Il primo consisteva nell'infliggere a Hezbollah un colpo fatale
> tramite una campagna di bombardamenti «post-eroica», vale a dire
> vigliacca, sfruttando il «vantaggio schiacciante ed asimmetrico» di
> Israele nella forza di fuoco. Questo mirava ad interrompere le vie di
> rifornimento di Hezbollah, a distruggere gran parte della sua
> infrastruttura militare (riserve di missili, lanciarazzi, ecc.), ad
> eliminare un numero importante di militanti e a decapitarlo, con
> l'assassinio di Hassan Nasrallah e di altri leader chiave del partito.
>
> Il secondo consisteva nel volgere la base di massa di Hezbollah fra
> gli sciiti libanesi contro il partito: Israele lo avrebbe indicato
> come responsabile della loro tragedia tramite una frenetica campagna
> di operazioni psicologiche (PSYOP). Questo richiedeva, naturalmente,
> l'infliggere agli sciiti libanesi un disastro massiccio, con una
> campagna di bombardamenti criminale ed estesa, tale da radere
> deliberatamente al suolo interi villaggi e quartieri e da uccidere
> centinaia e centinaia di civili. Non era la prima volta in cui
> Israele ricorreva a questo tipo di stratagemma – uno standard, fra i
> crimini di guerra. Quando l'OLP era attivo nel sud del Libano, in
> quella che, precedentemente alla prima invasione israeliana, nel
> 1978, era chiamata «terra di Fatah», Israele era solita martellare
> pesantemente l'area abitata, tutto intorno al punto da cui era stato
> lanciato un missile contro il proprio territorio, benché i razzi
> fossero stati sparati da zone disabitate. A quel tempo, lo
> stratagemma era riuscito ad alienare dall'OLP una parte significativa
> della popolazione del Libano del sud, ciò che era favorito dal fatto
> che lì i leader reazionari erano ancora una forza importante, e che i
> guerriglieri palestinesi potevano essere facilmente ripudiati come
> estranei, per il loro comportamento, in genere disastroso. Questa
> volta, dato il prestigio incomparabilmente superiore di Hezbollah fra
> gli sciiti libanesi, Israele pensava di poter ottenere lo stesso
> effetto semplicemente incrementando la portata e la brutalità della
> punizione collettiva.
>
> Il terzo consisteva nel distruggere in modo massiccio ed in
> profondità la vita dei libanesi nel loro insieme, prendendoli in
> ostaggio con un assedio dal cielo, dal mare e dalla terra, in modo da
> incitare la popolazione, ed in particolare le comunità diverse da
> quelle sciite, contro Hezbollah, creando così un clima politico
> favorevole ad un'azione militare dell'esercito libanese contro
> l'organizzazione sciita. Questo è il motivo per cui, all'inizio
> dell'offensiva, gli ufficiali israeliani dichiaravano di non voler
> alcuna altra forza, nel sud del Libano, che non fosse l'esercito
> libanese, rifiutando specificamente una forza internazionale e
> sputando sull'UNIFIL, che già c'era. Questo è stato in effetti il
> progetto a cui miravano Washington e Parigi nel periodo in cui
> lavoravano insieme per produrre la risoluzione 1559 del Consiglio di
> Sicurezza dell'ONU, nel settembre 2004, che richiedeva il ritiro
> delle truppe siriane dal Libano e «lo scioglimento ed il disarmo di
> tutte le milizie, libanesi e non libanesi», vale a dire di Hezbollah
> e delle organizzazioni dei palestinesi nei campi profughi.
>
> Washington aveva creduto che, una volta allontanate le forze siriane
> dal Libano, l'esercito libanese, che aveva ricevuto l'equipaggiamento
> ed era stato addestrato in primo luogo dal Pentagono, sarebbe stato
> in grado di «sciogliere e disarmare» Hezbollah. L'esercito siriano,
> in effetti, si era ritirato dal Libano nell'aprile del 2005, non per
> la pressione di Washington e Parigi, ma per il tumulto politico e la
> mobilitazione di massa determinata dall'assassinio, nel febbraio di
> quell'anno, dell'ex primo ministro Rafik Hariri, amico molto stretto
> della classe dirigente saudita. L'equilibrio di forze nel Paese, alla
> luce delle dimostrazioni e delle contro-dimostrazioni di massa che
> erano avvenute, non aveva reso possibile immaginare, alla coalizione
> alleata degli Stati Uniti, di risolvere la questione Hezbollah con la
> forza. Erano stati persino costretti a fare le successive elezioni
> legislative, a maggio, in un'ampia coalizione con Hezbollah, e a
> reggere quindi il Paese con un'intesa di governo che comprendeva due
> ministri di questo partito. Il risultato deludente aveva indotto
> Washington a dare il via libera ad Israele per l'intervento militare:
> era solo necessario un pretesto adeguato, fornito il 12 luglio
> dall'operazione di Hezbollah attraverso la frontiera.
>
> Valutata in base allo scopo primario e ai tre mezzi sopra descritti,
> l'offensiva israeliana è stata un chiaro e totale fallimento. È
> chiarissimo che Hezbollah non è stato distrutto – ben lungi da ciò